Quando Enrico Gabrielli annunciò attraverso un laconico comunicato la propria volontà di abbandonare gli Afterhours, furono in molti a giudicare il gesto una follia. Lasciare la band alt-rock nazionale di riferimento veniva ritenuta una scelta autolesionista. Probabile che la convivenza con un personaggio forte e carismatico quale è Manuel Agnelli abbia giocoforza minato le velleità di protagonismo del poliedrico Gabrielli, il quale diede determinanti contributi alla realizzazione de "I milanesi ammazzano il sabato". Oggi comprendiamo la sua esigenza di dar vita a un progetto più di nicchia, proprio nel momento in cui gli ex-compagni di viaggio con lo sbarco a Sanremo hanno raggiunto il massimo della visibilità nazionale.
I Calibro 35 giungono al secondo disco e replicano la formula dell'esordio: una sequenza di brani strumentali che ripropongono o prendono spunto da vecchi temi estratti da film "poliziotteschi" degli anni 70.
La novità oggi è che la band ci mette del proprio, firmando otto delle tredici tracce del cd, con alcune che riescono a non sfigurare accanto alle pur riuscite cover, anzi...
Altra novità è che i Calibro 35 improvvisamente stanno catalizzando le attenzioni dei media specializzati, conquistando copertine e recensioni più che positive.
I musicisti sono sopraffini e navigati: oltre al polistrumentista Gabrielli, trovano posto nella line-up Massimo Martellotta alle chitarre, Fabio Rondanini alla batteria, Luca Cavina al basso e il membro aggiunto, nonché produttore, Tommaso Colliva.
Bordate funk e respiri jazz si alternano a momenti rock e persino beat; tastiere vintage, bassi pieni, chitarre funky e flauti scintillanti fanno brillante sfoggio, ma non manca qualche deriva autoreferenziale.
Chiaro che quando i signori decidono di premere sull'acceleratore scaturiscono i momenti più irresistibili della tracklist, a partire dall'impeto blaxploitation dei capolavori gemelli "Eurocrime!" e "L'esecutore". Questa volta i compositori omaggiati sono Ennio Morricone, Riz Ortolani, Piero Umiliani, Gianni Ferrio e Stefano Torossi, ma tanta è la bravura dei Calibro 35 e tanto si sono immedesimati nella parte che a stento si distinguono le cover dai brani autografi.
Inutile star qui a parlare di originalità, al cospetto di un progetto che è evidentemente derivativo per definizione e per volere dei protagonisti. Anzi, l'idea è ammirevole in quanto in questi solchi non avviene la mera riproposizione di canzoni famose, bensì un'operazione di ricerca archeologica: il recupero di un inestimabile patrimonio musicale pressoché sconosciuto, che va senz'altro riscoperto e rivalutato. Semmai va sottolineato come alla lunga la proposta diventi ripetitiva, visto che gli ingredienti utilizzati sono sempre gli stessi, e la scelta di non utilizzare parti cantate inevitabilmente riduce la tavolozza dei colori. Che ne dite: Enrico Gabrielli avrà fatto bene ad abbandonare gli Afterhours?
05/04/2010