Dunque anche di più che nel sopracitato split col nipponico Makoto, ?Alos tesse un rituale arcano e imprendibile, recitato in una lingua che non è inventata solo perché è evidente che Stefania sa benissimo quello che sta evocando. Il suo vocalizzare espressionista, ululante e animalesco viene sottolineato come meglio non si potrebbe dalle ispide chitarre di Iriondo, metalliche e officianti in "The Clouds", ritorte e pungenti come un irrequieto shamisen nelle mani di Harry Partch sulla traballante ed efficacissima "The Rain".
Che poi, al solito con Iriondo, non è che si parli propriamente di chitarre quanto di - nell'ordine - banjolino (senz'altro quello di "The Rain"), monocordo e melobar. E la conclusiva "The Storm", che occupa il lato B del disco, è infine un marziale pestaggio di elettricità compressa e ugola cartavetrata, con un finale che s'impenna su taglienti crinali noise-metal.
E' un passo in avanti per ?Alos e la sua privatissima mitologia da incubo, un equlibrio inedito fra prassi primitivista e tensione che perturba e picchia duro per davvero.
(08/11/2011)