A metà dell'album le Allun ci avvertono che "il mondo è sprofondato". Che sia questo o meno il nostro destino, "Onitsed" non ha paura di dirlo con quell'ingenuità inconsapevole che solo i bambini, o forse nemmeno più loro... Per questo il disco è una voragine, e non poteva essere altrimenti. Anno 2005: le Allun realizzano il loro kolossal.
Ridotte a duo con la fondatrice Stefania Pedretti coadiuvata dalla graphic designer Natalia Saurin che ha curato il bellissimo libro che contiene il cd, le ragazze terribili dell'underground (più underground) della penisola cercano di uscire dalla "musica" per fissare il punto sul "sottofondo" italiano. Una scena che per anni ha raccolto dal fondo qualsiasi genere di spazzatura sonora per riportarla, almeno per un po', alla luce. Limiti maggiori di operazioni di questo tipo, più diffuse di quanto non si creda sul territorio, sono l'eccesso di frammentarietà con conseguente mancanza di direzionalità artistica (ma starà poi all'ascoltatore deciderlo?) e una produzione al di sotto dei livelli abituali d'oltreoceano.
La trovata delle Allun al terzo album (diversissimo dai precedenti, è bene sottolinearlo) sta nell'aver portato alle estreme conseguenze il primo tipo di limite, e nell'aver annullato il secondo con una produzione paradossalmente di prima qualità e assolutamente esportabile. Se oggi molti gruppi italiani incidono all'estero, chissà che non si possa, entro breve, cambiare idea, visti anche i risultati... Dimensione performativa ineluttabile per la comprensione (!) di quest'opera ? Può essere, ma già le sole orecchie hanno di che divertirsi in tutto questo caos. Proviamo.
"Due bambine nel bosco" è il singolo di lancio, aperto da una filastrocca con tanto di battimani, che altri non è che una cover della celeberrima e dimenticata nursery rhyme italica "Alla galera non pensavo". Dopo poco, partono però rumori e angoscia infantile, e si corre, si scende a occhi chiusi (e teneteli chiusi) nel baratro, giù, giù e ancora giù nel frastuono fino al liberatorio cicaleccio dei bambini all'uscita da scuola. Gioia autentica e finisce la canzone coi suoi piedini tic e tac che eran grissini tic e tac e li mangiai tic e tac coi formaggini tic e tac. La sinfonia "Le belle addormentate" in dieci movimenti è il vero maelstrom del disco, da ascoltare sempre a occhi chiusi e cuore aperto. L'esperimento avanguardista di ricreazione dell'inconscio infantile misto all'universo mediatico circostante è più riuscito di quanto si possa immaginare, pur con frequenti sbracature e indulgenze varie. Accade letteralmente ogni cosa: concretismi acquatici, clangori di chitarra, spot televisivi, rigurgiti prepuberali, Aphex Twin e Georges Antheil, John Cage e Space Invaders, i Boredoms, la ninna nanna, il carillon e la musica futurista, finché il mondo non sprofonda per davvero.
"!otnemidart" introduce il momento più musicale del lavoro col pianoforte di Mae Starr dei Rollerball, flebile barlume di lucidità in mezzo alle sirene delle ambulanze giocattolo e al baccanale di toy music inscenato. Urla e schiamazzi nella bottega del falegname fino al pranzo domenicale coi passatelli in campagna a guardare e ascoltare le papere meccaniche nell'aia facendo musica con lo scoppiettio nel nylon bugnone, la carta coi pallini, il pluriball, come diavolo si chiama... "enif aL" chiude le danze ed è cripticismo totale. Dicevamo della mancanza di direzione che forse c'è rimasta, ma il pantagruelismo sonico pare scongiurato al termine di questo viaggio nella psiche infantile, ma poi avranno ancora tutte queste paure i bambini di oggi? Non è che questi non sono bambini e io ho solo paura di ammetterlo? Scusate, scusate, torno a fare cose utili, ma voi guardatevi il video incluso di "Due bambine nel bosco" e ditemi chi è che deve avere paura e di cosa. Va bene, va bene, bandisco le ciance una volta per tutte, obbedisco... La recensionie tic e tac di sto discone tic e tac ch'era partita tic e tac è già finita tic e tac.
19/04/2012