Gli Herman Düne sono due fratelli originari della fredda Scandinavia, in particolare della Svezia. Ma le origini dei Nostri sembrano avere ben poca influenza sulla matrice della musica da loro proposta, che non ha radici diverse da quella che infinite band di cultura occidentale propongono.
Semmai è curioso notare, azzardando una sbrigativa analisi, come dalle latitudini prossime al Polo siano emersi ed emergano, rispetto a tante altre regioni alla periferia dell'ombelico musicale anglo-statunitense, numerosi artisti che hanno come comune denominatore la capacità di inserirsi a pieno titolo nel novero dei conosciuti, e riconosciuti per qualità, a livello internazionale: dal caso più clamoroso di Björk, passando per i Motorpsycho, i Sigur Rós, i Kings Of Convenience e, arrivando alle scene musicali più sotterranee, St.Thomas e gli stessi Herman Düne.
Cittadini del mondo, insomma, essendosi anche trasferiti a vivere in Francia, i fratelloni Andrè e David-Ivar, con il supporto da due anni del batterista Neman, giungono al quarto album e fanno il botto. Sì, perché "Mas Cambios" (edito dalla britannica "Track and Field" nel 2003), registrato a New York con l'aiuto e la partecipazione, in particolare sul versante vocale, di un bel gruppetto di amici e animatori della locale scena "minimalista", è un disco bellissimo. Un disco di folk in punta di chitarra elettrica, dove limpida è innanzitutto l'influenza di Will Oldham; un album che non sfigura fra i lavori più belli sfornati negli ultimi anni da quella serie di personaggi malinconici che hanno scelto la periferia (o forse ne sono stati scelti) come stile di vita e che rispondono ai nomi d'arte di Smog, Songs:Ohia, Silver Jews, oltre naturalmente allo stesso Oldham.
Malinconia è quella che sprizza, o meglio emerge lievemente, dall'ascolto di dodici canzoni magnificamente dolci-amare, dall'iniziale "With a Fistful of Faith ", che pare davvero scritta di pugno dall'artista oggi noto come Bonnie 'Pince' Billy (e potrebbe soggiornare in quello splendore di album che è "Ease Down the Road" del 2001, più che nel cupo "Master & Everyone" del 2003), a "Show Me the Roof", in cui immaginiamo aggiungersi alla combriccola Bill Callahan, da "In the Summer Camp", a cui potrebbe aver prestato il proprio stile il buon Jason Molina, a "In August" e "At Your Luau Night", dove impera lo stile bucolico che abbiamo riassaggiato negli ultimi anni con Belle And Sebastian; da "Red Blue Eyes" (con flautino suadente) e "Sunny Sunny Cold Cold Day", dove emergono i Fuck e i Pavement più soffici e dimessi, fino alla struggente, meravigliosa "Winners Lose" e a una "The Static Comes from My Broken Heart" che sarebbe stata perfetta per la penna di David Berman.
Era difficile che "Mas Cambios" potesse non soddisfarmi, se non altro per la mia arrendevolezza nei confronti delle melodie semplici e inarrestabili. Ebbene sì, gli Herman Düne possono con tutte le ragioni essere considerati un gruppo derivativo. Ascoltandoli, sorgono riferimenti musicali piuttosto precisi e definiti. Ma "Mas Cambios" è un disco che riesce ad allietare le giornate come pochissimi altri sanno fare.
28/10/2006
1. With a fistful of faith
2. Red blue eyes
3. Show me the roof
4. My friends kill my folks
5. In the summer camp
6. In August
7. You stepped on sticky fingers
8. Sunny sunny cold cold day
9. At your luau night
10. Winner lose
11. The static comes from my broken heart
12. So not what I wanted