Ventiquattro anni di carriera, per lo storico gruppo berlinese. Sono tanti, senza dubbio, e fare tanta strada senza perdere smalto e convinzione è cosa rara nel rock. E, se pure smalto e convinzione sono ancora intatti, è ancora più difficile riuscire dopo tanti anni a realizzare un'opera capace di aggiungere novità sostanziali a quanto fatto in precedenza. È questo, comprensibilmente, il limite principale di "Perpetuum Mobile", nono album ufficiale dei Neubauten (senza contare raccolte, soundtracks, live e progetti paralleli).
Disco che prosegue con coerenza lungo la strada intrapresa negli ultimi anni, quel nuovo corso stabilito da dischi programmatici fin dal titolo, come "Tabula Rasa", "Ende Neu" e il bellissimo "Silence Is Sexy", tra strutture basate su dilatazioni, rarefazione, pause, silenzi. L'esatto contrario di quello che erano i Neubauten degli anni Ottanta, insomma, quando erano i "terroristi sonori" per antonomasia, capaci di ricavare musica dai rumori più atonali e assordanti. Periodo, quello, lontano e irripetibile, per stessa ammissione del gruppo, dunque giustamente lasciato alle spalle.
Il sound dei Neubauten "adulti" è ancora comunque capace di offrire innumerevoli spunti interessanti. "Ich Gehe Jetz", è il brano con cui si apre questo album, a stabilire la perfetta continuità con le atmosfere del precedente "Silence Is Sexy". Sottile, sommesso, il sound dei Neubauten esplora ormai territori che si fanno spesso e volentieri quasi "ambientali".
È il caso dell'affascinante incubo elettronico "Boreas" (il capolavoro del disco) e dell'ancora più angosciosa "Ozean und Brandung", rumore indefinito e senza forma, lasciato vegetare a basso volume, spazzato da soffi e tuoni minacciosi. E situandosi all'esatto opposto "emozionale" rispetto a questi due brani, Blixa Bargeld riesce inaspettatamente anche a essere romantico e malinconico, come quando sussurra la soffice melodia di "Ein Leichtes Leises Säuseln", distesa sopra un tenuissimo tappeto di tastiere.
"Ein Seltener Vogel", "Selbstportrait mit Kater" e la title track sono però i brani-cardine, tre lunghe incursioni nel loro tipico sound "metallurgico", certo decisamente "ingentilitosi" con gli anni e che anche perciò, come detto, nulla aggiungono al repertorio che conta. Ma resta comunque difficile non restare ammirati di fronte all'eccezionale padronanza nel gestire i clangori metallici che ritmano le loro danze industriali, al sottofondo fatto di discreti ma onnipresenti disturbi elettronici, all'eleganza delle trame intessute da chitarra e basso e al carisma del canto di Blixa Bargeld, specialmente nei 14 minuti di pause e ripartenze della stessa "Perpetuum Mobile".
Quando invece rinunciano alla propria unicità e si adagiano su ritmiche industrial convenzionali e poco incisive, come accade in "Der Weg Ins Freie", allora gli anni si fanno davvero sentire e i Neubauten iniziano ad arrancare paurosamente. Ma è solo un episodio, per fortuna, a cui si contrappongono divertenti e stranianti siparietti come "Paradiesseits" e la tribaleggiante "Youme & Meyou", o ancora "Dead Friends Around the Corner".
Il disco è godibile e spesso suggestivo. Una coerente continuazione del percorso tracciato dagli ultimi dischi, solo questo era giusto e lecito attendersi dai Neubauten. Coerenza, classe, onestà e unicità sono gli ingredienti di questo disco. Manca però il coraggio, il gruppo non osa nulla di particolarmente "strano", e questo è per loro il segno forse più evidente di una certa stanchezza. La loro impronta sonora, qualunque cosa facciano, resta in ogni caso tra le più inconfondibili e ineguagliabili del rock.
13/12/2006