Un'intro fiabesca, da fatina raminga, un minuetto pensoso intonato dai fiati, un impressionante canto-balbettio a metà via tra la Nico più oscura e un santone voodoo in trance nera, dei tuoni di batteria, una chitarra vibrante, aspra, sanguigna che piange a dirotto accordi tarlati e sfrigolanti, in continuo franamento verso gli abissi della disperazione, scolpiti a forza nel marmo catacombale dal quale escono scintille di espiazione. Inizia così, con uno dei pezzi più emozionanti della sua carriera, "With Closed Eyes", l'ultimo disco di Shannon Wright.
E' subito dichiarazione d'intenti, o, per meglio dire, conferma forte della sua estetica di cantautrice dell'alt-rock americano. Se già con il precedente "Dyed In The Wool" ne avevamo avuto anticipazione, in questo "Over The Sun" la sua coniugazione di espedienti folk-rock con sonorità esegeticamente 'post-rock', e con le concatenazioni armoniche di derivazione classica, trova alcune significative migliorie. Già con "Portray", collegamento raffreddato del capolavoro iniziale, si capisce come lo stile chitarristico della Wright sia - a tratti - pura amplificazione dell'arpeggio acustico del folk, in un procedimento che era già stato appannaggio degli Slint e di una delle sue menti, David Pajo.
"Black Little Stray" è una piece guidata da una chitarra altamente malleabile, ora allarmata, ora sorniona, ora romantica ma rabbuiata, ora duettante con il canto della Wright. E' una linea vocale che vira con disinvoltura dal Thom Yorke preoccupato e implorante, alle regioni gravi e soffuse, ai registri da chanteuse fragile e sensibile come in "You'll Be The Death", forte di un riff-arpeggio che scivola via snello nella sua crudezza impietosa, ma indebolita dalla decorazione di archi tenuti molto (troppo) sullo sfondo.
In "If Only We Could" e "Birds" la Wright tende a ripetersi senza aggiungere nulla di eclatante, solo variando la parte vocale in senso forsennato e incontrollato, da j'accuse Dylan-iano, immettendo incisi centrali rarefatti, pennellando chorus in cui arpeggio e voce giocano al gioco mortale di amore-morte, e chiudendo il tutto ancora con una rinfusa di accordi e concatenazioni slintiane. Ma in "Plea", per quanto altra falsariga di "With Closed Eyes", la questione si fa placida, basata su di una linearità paradossalmente spigolosa (quasi post-dark, verrebbe da dire), e maggiormente centrata sul canto, che ora si fa vicino a un vibrante declamato teatrale.
In "Throw A Blanket Over the Sun" la chitarra è rimpiazzata dal piano elettrico, mentre una batteria geometrica le si fa sempre più compagna di viaggio, e nel chorus si amplia a sottolineare i pianti rutilanti del canto della Wright. Il background erudito, colto, e la sua formazione classica si pongono anche più in marcata evidenza nella successiva "Avalanche", in cui la songwriter di Jacksonville si accomoda nuovamente al piano - stavolta acustico - per scodellare una tetra sonata (un altro dei pezzi forti del disco) che si pone quasi a metà via tra Schumann e i Joy Division . E' un incedere misterioso, un madrigale pieno di nebbiosa, lontana e indefinita inquietudine, ulteriormente accentuato dalla cadenza centrale che ne mette in luce le non indifferenti capacità strumentali, e che pone in essere drammatici e isterici contrasti di luce-buio (le contrapposizioni tra note alte e gravi, e quelle dinamiche tra piano e fortissimo).
Pur non brillando in varietà della proposta, e allo stesso tempo peccando in ingenuità da eclettismo forzoso, è ingeneroso non riconoscerle nerbo e sicurezza compositiva in continuo miglioramento. Come per "Dyed In The Wool", anche qui i giochi si fanno immobili e scorrevoli allo stesso tempo. Sciatto e disadorno, caricato e acidificato dalla produzione in bianco e nero di Steve Albini che ne diventa limite e fortificazione allo stesso tempo, negli episodi più intensi ("With Closed Eyes" su tutti) riesce a farsi urgente e urticante. Scritto con la percussionista Christina Files dei Victory At Sea, che ha anche preso parte alle session dell'album, assieme ad altri collaboratori: il già citato Steve Albini, Jason Noble e Christian Frederikson dei Rachel's (ricambiando così la collaborazione della Wright alla realizzazione del loro ultimo "Systems/Layers"), e Brian Teasly dei Man or Astroman.
13/12/2006
1. With Closed Eyes
2. Portray
3. Black Little Stray
4. You'll Be the Death
5. Throw a Blanket Over the Sun
6. Avalanche
7. If Only We Could
8. Plea
9. Birds