Rachel's

Rachel's

Musica da camera per giovani rocker

Fondendo temi classici con un'attitudine post-rock, gli statunitensi Rachel's hanno dato vita a un peculiare "rock da camera", che ha raggiunto il suo vertice in "The Sea And The Bells" e in "System/Layers". Ecco un loro profilo e un'intervista rilasciata dalla pianista della band, Rachel Grimes, in occasione del concerto che i Rachel's hanno tenuto a Mirandola (Modena), nella Chiesa del Gesù

di Claudio Fabretti

Formatosi nel 1991 a Baltimora (Maryland, Usa), l'ensemble dei Rachel's propone un originale connubio tra arrangiamenti orchestrali di tipo classico e improvvisazioni post-rock, nel tentativo di gettare un ponte tra Romanticismo ottocentesco e avanguardie rock contemporanee. Il risultato è una musica da camera di grande fascino, minimalista e romantica, soave e struggente, che rinnova gli esperimenti più riusciti della Penguin Cafè Orchestra.

La formazione statunitense - che annovera nelle sue file fino a una ventina di musicisti - è guidata dal violoncellista Christian Frederickson, dal chitarrista Jason Noble e dalla pianista Rachel Grimes (dalla quale prende il nome). Il disco d'esordio, Handwriting (1995), definito come "gli Slint alle prese con Debussy", mette in luce subito il loro spleen romantico e decadente, recuperando alcune composizioni realizzate tra il 1991 e il 1994: "Southbound To Marion", "Saccharin", "Seratonin", la sonata per pianoforte di Frida Kahlo, "Handwriting" per soli archi, più l'improvvisazione jazz di "M Daguerre". Ma il vertice dell'opera è la lunga suite "Full On Night", a metà strada tra musica da camera ed elettronica.

Successivamente i Rachel's realizzano la colonna sonora per il balletto Music For Egon Schiele (1995), che accentua la componente spettrale e onirica della loro musica, con sonorità possibilmente ancora più intimiste e oscure di quelle del disco precedente ("Promenade", "Family Portrait", "Wally Egon & Models").

Ma è soprattutto con l'album The Sea And The Bells (1996), suonato da una ventina di musicisti (provenienti sia dalla scena post-rock statunitense sia da varie orchestre filarmoniche), che i Rachel's si rivelano uno dei più affascinanti progetti sonori di fine secolo. Ispirato da Pablo Neruda, è un concept-album interamente dedicato al tema del mare e dei naviganti. Tredici i brani, per un'ora di musica, con il pianoforte di Rachel in evidenza, attorniato da violino, viola, violoncello, chitarra, basso, batteria e, per l'appunto, campanelli, a creare un "sound so pure. simple and passionate" ("Transmission"). La storia, che racconta di mare, di viaggi e di sirene, si snoda in maniera lenta e suggestiva, con un incedere quasi teatrale, tra arie rinascimentali ("Rhine & Courtesan") e minimalismo drammatico stile Nyman("Cypress Branches"), soffici sonate al pianoforte ("Tea Merchants") e adagi pastorali ("All Is Calm"), paesaggi sonori appena abbozzati ("Night At Sea") e suggestive avventure ("The Voyage Of Camille").

Lungi dal riproporre pesanti atmosfere classicheggianti alla Yes o Emerson Lake & Palmer, i Rachel's ribaltano l'operazione compiuta da certo progressive dei 70: non suonano rock con l'attitudine di musicisti classici, ma suonano musica classica con attitudine rock. Come scrive Ferruccio Quercetti su "Music Club", infatti, "è come se i Minor Threat si lanciassero in una sonata per pianoforte". Ma, tra i loro riferimenti, i Rachel's citano anche musicisti come Michael Nyman, Arvo Part, Bill Frisell, John Zorn, e rock-band come Tortoise, Don Caballero e Talk Talk.

Dopo aver toccato il vertice della loro raffinata avanguardia post-rock da camera, i Rachel's virano verso un folk-rock neoclassico, che ha nelle suite di Art Zoyd, Univers Zero e In The Nursery un possibile termine di raffronto. Selenography (1999) offre un campionario di musica eterea, ai confini con la new age, dalle tinte notturne e romantiche ("French Galleasse", "Forgiveness", "On Demeter"). Oltre ai soliti temi post-rock e classici, subentrano sonorità spiccatamente folk, country e a tratti perfino medievali ("Honeysuckle Suite"). Selenography appare quasi come una colonna sonora sperimentale di qualche video o pellicola per cinefili. La musica, orchestrata con archi e legni vari, offre arie e immagini intriganti, distanti anni luce dalle tipiche produzioni rock. A dare manforte alla compagine di Baltimora, oltre a un'orchestra di quattordici elementi, sono anche la voce "mistica" di Giovanna Cacciola degli Uzeda e la presenza palpabile di Bob Weston degli Shellac.

Con Full On Night (2000) i Rachel's si avvalgono della collaborazione della band di punta della nuova scena elettronica d'oltre Oceano, i Matmos, per il remix di "The Precise Temperature Of Darkness" e ripropongono "Full On Night" con nuovi e sempre più forbiti arrangiamenti.

Prodotti dalla Quarterstick (derivazione della Touch & Go, che annovera, tra gli altri, i June Of '44), i Rachel's mantengono anche stretti contatti con altre formazioni della scena indie, tra Chicago e Louisville. Rachel Grimes, ad esempio, collabora con The Sonora Pine (anche loro su Quarterstick Records), band in cui milita Kevin Coultas, batterista per gli stessi Rachel's ed ex Rodan; Jason Noble (anche'egli ex Rodan) suona negli Shipping News; come detto, partecipa al lavoro, nella veste di bassista e ingegnere del suono, anche Bob Weston, bassista degli Shellac (oltre che produttore per gruppi quali Archers Of Loaf, Hurl etc.).

Nel 1996, inoltre, i Rachel's hanno realizzato il loro primo lavoro sinfonico registrato insieme alla Turtle Bluff Orchestra di Port Towsand, Washington. E hanno collaborato con registi, compagnie di danza, produttori teatrali e fotografi. Coltivando il loro amore per il cinema, hanno composto brani per film indipendenti e lungometraggi, tra i quali "Ogni maledetta Domenica" di Oliver Stone, "Star Maps" di Miguel Arteta e il francese "Una relazione privata". La loro musica è stata la colonna sonora del film-documentario "A day to remember" sull'inglese Channel 4.

Difficile parlare di rock ormai con i Rachel's di Systems/Layers (2003). Con questo disco, 19 brani però legati come un'enorme suite, i riferimenti ormai devono essere presi in altro ambito: Gavin Bryars, Philip Glass, Penguin Cafè Orchestra, Gorecky, gli ultimi Stars of The Lid...
Quasi totale assenza di percussioni, progressivo distacco dalla ciclicità minimale ormai sfruttata all'inverosimile, tono dell'opera a tratti molto cupo con grandi aperture romantiche, disco molto descrittivo, espressionista, malinconico, alternanza e sovrapposizione degli archi e delle parti strumentali con rumori ambientali, utilizzo sporadico dell'elettronica, voci e discorsi trovati, violoncelli drammaturgici, pianoforti esistenziali, accenni isolazionistici, perfino una canzone. Musica, e non onanismo acustico. Stavolta è superflua una descrizione delle singole parti.
Un disco bellissimo.

Contributi di Michele Chiusi

Rachel's

Discografia

Handwriting (Quarterstick, 1995)

6,5

Music for Egon Schiele (Quarterstick, 1996)

6

The Sea And The Bells (Quarterstick, 1997)

8

Selenography (Quarterstick, 1999)

6

Full On Night (2000)

6,5

Systems/Layers (Touch & Go, 2003)

8

Pietra miliare
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