Hanno fatto breccia nella scena post-rock americana con una musica imprevedibile. E il loro nome, June of 44, continua ad alimentare la curiosità del pubblico. "Ci pare un periodo interessante della Storia - spiega il chitarrista, Jefff Mueller - e quando lo abbiamo scelto stavamo leggendo le lettere che Henry Miller scrisse proprio nel 1944". Ma quali sono le radici di questa band statunitense che, con il suo nuovo album "Anahata", è riuscita ancora una volta a spiazzare tutti?
Per scoprirlo, bisogna partire da Louisville, Kentucky. E' qui che, sul finire dello scorso decennio, un gruppo di musicisti hardcore inizia a rallentare la propria musica, inserendo elementi progressive, jazz e pop, e dando così vita a una delle più importanti scene musicali degli anni Novanta.
Tanto sembrava incredibile che le migliori rock band della prima parte della decade provenissero tutte da Seattle, tanto oggi si fa fatica a contare la quantità di gruppi provenienti a Louisville. Se il grunge si limitava però a trapiantare nei '90 l'hard rock di vent'anni prima (Led Zeppelin, Deep Purple ecc.), quello che avveniva con il movimento post-rock rappresentava un passo in avanti decisivo, seppur poco accessibile.
I Codeine, autori di un rock in moviola che la critica battezzò "slowcore", gli Slint, autori del fondamentale "Spiderland", e gli Squirrel Bait furono i codificatori del nuovo genere, seguiti da una schiera di imitatori. Tutte le prime band del post-rock di Lousville, però, si sciolsero presto, a differenza di quelle di Chicago (Tortoise in testa), destinata a diventare la città di punta del movimento.
I June of 44 fanno parte della seconda generazione della scena di Louisville, anche se composti in parte da membri dei "vecchi" Codeine e Rodan. Il loro esordio avviene infatti nel 1995 con Engine takes to the water, un ottimo album in cui il gruppo stupisce per abilità nel costruire trame strumentali imprevedibili e sempre cariche di tensione. La loro caratteristica principale sta nel saper cambiare ritmo, espandendo e d'un tratto comprimendo il loro suono.
I successivi Tropics And Meridians" e l'Ep Anatomy Of Sharks accrescono la loro fama nell'ambiente underground.
Nel 1998 Four Great Points accentua gli elementi melodici delle loro composizioni, con un sapiente utilizzo della tromba, suonata da Fredd Erskine, e un cantato che non si limita più a declamare versi. Tutti i più importanti esponenti della nuova scena virano nel frattempo verso un pop raffinato, abbandonando le sonorità più ardite. E i June of 44 sembrano in piena sintonia con tutto il movimento.
Ma con Anahata, una nuova svolta. E' un album che porta verso territori difficili, in una sorta di minimalismo post-rock psichedelico. Paesaggi alla Morricone, una batteria mai così marziale e un canto sempre sommesso, quasi svogliato e stonato, rendono questo lavoro bizzarro e straniante, ma denso di poesia. Quasi un ritorno alle origini, insomma, verso le illuminanti, anche se spesso difficili, composizioni del primo post-rock, ma allo stesso tempo un passo in avanti, che metabolizza le aperture pop degli ultimi anni in un suono difficilmente imitabile.
Dopo quasi venti anni di silenzio, complici la celebrazione a Catania dei trent'anni di carriera degli Uzeda, i June of 44 tornano con un album che rivisita il passato della band per inserirlo in una prospettiva futura: Revisionist: Adaptations And Future Histories In The Time Of Love And Survival. Si tratta di rimanere coerenti a una propria estetica ed etica musicale, in cui l’ibridazione è parte integrante del processo produttivo, e veicolare il contenuto di brani considerati “senza tempo” a una forma che sia in grado di sganciarsi da una determinata epoca e di rappresentare una chiave per il futuro di band che hanno fatto parte dell’orizzonte artistico e culturale del rock underground Usa anni 90.
Così “REVISIONIST” diventa un progetto intrigante, canonico come concept e inusuale come risultato, coerente nel sound e sfaccettato nella composizione. L’album si compone di otto brani, idealmente suddivisi in due lati di un vinile che sono introdotti da due ottimi remix, in apertura quello dei Matmos e a metà quello di John McEntire, che rappresentano il “sottosopra” dell’universo emotivo della band: è come se si colmassero le pause e si togliesse iil respiro alle canzoni per dare sfogo a una claustrofobia e a un’angoscia sotterranea mai così manifeste nella musica dei June of 44.
Tra i due remix, le canzoni già edite si liberano dagli stilemi di genere legati al tempo in cui furono prodotte – soprattutto a derive emocore o crossover – e tornano in una veste che la band può finalmente indossare, come nei brani tratti da Anahata, ReRecorded Syntax e Cardiac Atlas. Quest’ultima in particolare è la prova più emozionante del disco: corposa, scura e inquieta, più assonante, oggi, a Swans e Nick Cave & the Bad Seeds che ai Modest Mouse. Passando attraverso brani su cui aleggia lo spettro dei Girls VS Boys (“Post-Modern Hereditary Steps”) e dei Fugazi (“Generate”), il disco termina ricongiungendosi idealmente con la testa nel cortocircuito temporale di “Paint Your Face”, versione corrosa di “Cut Your Face” registrata da Bob Weston nel 1996, prima che uscisse su Four Great Points, in cui il presagio di un futuro poco conciliante si conferma come presente: “Time in, and time out again/ Sound in, sound out again/ Overrated stack of zeros/ Stated with indifference”.
Come con i progetti Messthetics e Coriky gli ex-membri dei Fugazi avevano composto nuova musica con vecchi metodi, e la stessa attitudine libera delle band post-hardcore, così i June of 44 prendono in mano il proprio archivio e mettono insieme la costellazione di frammenti del loro passato, che diventa significante come insieme grazie anche alla coerenza del lavoro di registrazione. L’operazione è interessante, ma resta difficile alienarsi completamente dal fatto di conoscere già buona parte dei brani. “REVISIONIST” ci fa, però, bramare un album completamente inedito della band, che con questa cifra, solidità e consapevolezza – confermata nelle date dal vivo – non vediamo l’ora di ascoltare.
Contributi di Maria Teresa Soldani ("Revisionist: Adaptations And Future Histories In The Time Of Love And Survival")
Engine Takes To The Water (Quaterstick, 1995) | ||
Tropics And Meridians (Quaterstick, 1996) | ||
The Anatomy Of Sharks (Ep, Quaterstick, 1997) | ||
Four Great Points (Quaterstick, 1998) | ||
Anahata (Quaterstick, 1999) | ||
REVISIONIST: Adaptations And Future Histories In The Time Of Love And Survival(La Tempesta / Broken Clover, 2020) |