Matmos

I cacciatori di suoni

Drew Daniel e Martin C. Schmidt da San Francisco, meglio conosciuti come Matmos, rappresentano una delle realtà d'eccellenza del panorama elettronico dell'ultimo decennio. Dalla manipolazione sonora di "Matmos" (1997) alle forme più tradizionali presenti nel capolavoro "The Civil War" (2003), il duo americano ha forgiato una nuova estetica che, partendo dalla sperimentazione, ha sedotto e influenzato altri artisti e altri generi: di qui le collaborazioni con Bjork , i Labradford , i The Rachel's .
In Italia per presentare il nuovo album "The Rose Has Teeth In The Mouth Of A Beast", i Matmos ci concedono quest'intervista.

Quando arriva il momento d'intervistare i Matmos è più tardi del previsto, quindi il duo si deve dividere per un po': Drew farà l'intervista con me, mentre Martin farà la sua intervista con un altro giornalista in un'altra stanza.

Avevate 365 giorni a disposizione per far uscire questo disco e avete scelto l'8 maggio che, guarda caso, è … il mio compleanno!
Drew: Yeah! (batte le mani sorridendo). Mi auguro che sarà un regalo di compleanno piacevole!
Certo che lo sarà! Posso immaginare che foste un po' preoccupati che non lo notassi, ma l'ho notato e lo apprezzo. Quindi grazie.
Drew: Prego!
Questo è qualcosa che non ho mai domandato a nessuno: c'è una ragione particolare per la quale scegliete un determinato giorno per far uscire i vostri dischi?
Drew: Purtroppo non è stata una nostra scelta: la risposta è che è stata un'idea dei Belle & Sebastian. Volevamo far uscire il nostro disco ad aprile e i Belle & Sebastian hanno deciso di tornare a incidere per la Matador che, improvvisamente, ha dovuto dedicarsi interamente al loro disco, quindi il nostro è stato posticipato all'8 maggio. Tutto a causa dei Belle & Sebastian.

Se pensi ai Matmos vengono subito in mente le nuove frontiere della musica d'avanguardia. la vostra musica ha spostato in avanti i confini del genere, aggiornandoli. Avete uno stile molto complesso. Come raccontereste la vostra musica a chi non la conosce?
Drew: Difficilissimo. Dal momento che non vuoi sprecare la tua mezz'ora per questa domanda, ti dirò che si tratta di musica che mettiamo insieme suonando degli oggetti. Tutte le volte che prendiamo un taxi e ci vedono con tutta la nostra attrezzatura, ci sentiamo dire: "Quindi voi siete dei musicisti. Che musica fate?" e rispondiamo: "Componiamo musica suonando degli oggetti, ma con un ritmo di base." A questo punto la gente esclama: "Oh, come il musical 'Stomp'?" E pensiamo: "Oh cielo, nooo!"
È vero che la stessa idea può essere sfruttata in maniere diverse e non è chiaro quale sarà il risultato, ma c'è una differenza sostanziale tra quello che facciamo noi e quello che viene fatto durante lo spettacolo "Stomp" ed è quello che si fa con i materiali.

Mi descriveresti il vostro processo compositivo? Come avviene il passaggio dalla fase di campionatura e ricerca dei suoni alla fase di composizione vera e propria?
Drew: È come passare le rocce al setaccio per trovare l'oro: puoi avere un'idea su come "suonare" un oggetto che pensi sia importante per la canzone ed è quando cominci a produrre il suono con quel oggetto che l'oggetto stesso rivela la sua identità musicale.
Volevamo fare una canzone su Valerie Solanas, la femminista, e parte della sua utopia per un mondo futuro era quella che, attraverso l'utilizzo dell'inseminazione artificiale, si poteva ottenere un mondo senza uomini. Quindi siamo partiti dal concetto di "inseminazione artificiale": pensavamo all'apparato riproduttivo, alla vagina e alle mammelle di una mucca. Non avevamo idea di quale suono potesse risultare: forse sarebbero sembrati solo pezzi di carne cruda, ma quando Martin ha cominciato a suonare, abbiamo ottenuto un suono simile a un sassofono e abbiamo sviluppato una linea di sassofono. Alla fine le mammelle si sono trasformate in sassofono, ma potevano trasformarsi in qualcos'altro, avrebbero potuto avere altre caratteristiche.

Quindi ora abbiamo dieci canzoni su dieci persone in particolare. Come siete arrivati a scrivere proprio su di loro?
Drew: Ci hanno chiesto di fare un'installazione in un museo e abbiamo messo in piedi uno studio: era uno studio fotografico mobile e abbiamo praticamente intervistato alcune persone che vi entravano sulla loro vita, abbiamo tenuto una conversazione, come la stiamo tenendo noi ora, chiedendo poi loro di collaborare nella stesura di una canzone, consegnando al momento il cd. Abbiamo scattato diciassette fotografie di questi individui, di questi sconosciuti. Ci ha divertito pensare di usare l'esistenza di qualcuno come possibile struttura per un nostro pezzo, e questo ci ha dato l'idea per questo disco, ma certo non volevamo presentare persone a caso: volevamo parlare di persone che per noi avessero un certo significato. È come essere un dee-jay o un giornalista o un insegnante e sei sempre lì a dire: "Devi conoscere questa persona perché ne vale veramente la pena!". Nel fare questo disco abbiamo anche tenuto questa attitudine.
Come avete scelto proprio quelle dieci persone?
Drew: Non le avevamo tutte e dieci, all'inizio. La prima persona della quale volevamo assolutamente parlare era Wittgenstien e poi abbiamo pensato che il tutto stesse prendendo una piega troppo culturale, quindi abbiamo aggiunto alcuni pornografi, come Boyd McDonald e James Bidgood. Volevamo ci fosse un certo equilibrio tra punk-rock e filosofia, monarchi e prostitute, volevamo una certa varietà di persone: ci sembrava molto più umano, più realistico se non ci fossimo concentrati su una sola area.
Quindi le vostre sono state scelte molto accurate.
Drew: Penso che il nostro obiettivo fosse quello di… divertire. Era come compilare la lista degli invitati per la tua Festa Fantastica. Ci sono alcuni siti web dove ti chiedono chi vorresti incontrare e la gente dice di voler incontrare qualcuno a cui piacciono i gatti, che non fuma… e io ho sempre pensato: "Be', vorrei conoscere Re Ludovico di Baviera! Vorrei conoscere gente che mi è impossibile incontrare". Quindi, forse, l'aspetto immaginario di questo disco è di immaginare di incontrare persone che ci è impossibile incontrare.

Cosa vuoi dirmi del titolo?
Drew: Arriva da Wittgenstein, fa parte di una ricerca filosofica: ci dobbiamo figurare come sia possibile che "La rosa ha i denti" - perché la rosa non ha denti - quindi immaginare una relazione, una relazione metaforica con una rosa che ha denti solo perché sono le mucche ad avere i denti e la mangiano, poi la evacuano al suolo e la rosa si nutre dello sterco delle mucche e, essendo fertilizzata, diventa una pianta. Quindi: "La rosa ha i denti" sono i denti della mucca.
Sai, quello che mi piace di questa frase è che descrive la realtà di ogni giorno, descrive qualcosa che chiunque può capire velocemente: questo circolo della vita. Ma lo fa sembrare un collage: è la creazione di una nuova relazione estranea alla mucca e alla rosa ed estranea alla rassicurante immagine di una rosa nel suo fertilizzante, perché hai bisogno di entrambi: se non hai il fertilizzante non hai nemmeno la rosa, e devi anche considerare che la rosa è il risultato di una lunga serie di eventi, come una storia.
Le nostre canzoni dovrebbero essere così.
Con questo disco sembrate seguire il percorso iniziato con "The Civil War": più strumenti, meno elettronica.
Drew: Sai, il carattere delle persone delle quali stavamo scrivendo, alcune volte richiedevano una musica sontuosa. Non era quello che volevo fare: volevo fare un disco di elettronica molto più fredda e intensa, semplicemente non è venuto fuori in questa maniera. Magari il prossimo disco sarà solo suonato con sintetizzatori, ma per qualcuno come James Bidgood… il suo film "Pink Narcissus" era incredibilmente lascivo e romantico e per fare quella canzone, avevamo proprio bisogno che fosse Antony a cantarla e che ci fossero un'arpa e degli archi. Per noi, che la canzone richiamasse perfettamente il carattere della persona che stavamo raccontando era molto importante.

Parliamo di ospiti. A questo disco ne partecipano in tantissimi. Come sono nate le varie interpretazioni e come avete scelto ognuno di loro?
Drew: ... Sapevamo che volevamo fare una canzone sulle lumache per Patricia Highsmith e ci siamo messi a pensare a che forma avessero le lumache e ci siamo accorti che il corno francese ha una forma simile. Abbiamo incontrato un amico e la sua baby-sitter suona il corno francese, quindi gli abbiamo chiesto di incontrarla e se le andasse di suonare sul nostro disco. Spesso si tratta semplicemente di incontrare persone che suonano e questo certamente aiuta. Oppure quello che è successo per Kronos Quartet, con il quale abbiamo fatto la canzone su Joe Meek e ci sono solo percussioni, rumori e chitarre: David Harrington, il violinista dei Kronos Quartet, era a casa mia e mi ha chiesto di fargli sentire la nuova canzone e poi ha detto di volerci suonare sopra: si è offerto.
Quindi essere un duo, e non un gruppo vero e proprio, aiuta a essere aperti a varie collaborazioni.
Drew: Ne abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di queste persone per far risaltare le nostre idee. Forse il prossimo disco non avrà assolutamente ospiti, ma quando vuoi un suono particolare, devi trovare qualcuno che riesca ad aiutarti.

Parliamo di Antony e Bjork.
Drew: Sai, c'è questo film che James Bidgood ha girato sul suo ragazzo, Bobby Kendall. Ha impiegato otto anni per girare questo film ossessivo sul suo unico amore, ed è molto erotico ed estremamente personale.
Il tono della voce di Antony ha un modo di esporsi a livello emozionale che ci è sembrato adatto per quella canzone. Non è che abbiamo pensato ad Antony perché è in voga o altro: era quello che ci chiedeva la canzone. Non gli avremmo chiesto di cantare su nessun altro brano del disco, doveva cantare su quella.
Con Bjork è stato un po' diverso, perché avevamo registrato persone che leggessero Wittgenstein per otto anni, quindi ogni volta che incontravamo qualcuno che parlava una lingua diversa, gli chiedevamo di tradurre delle frasi e le registravamo. Ora abbiamo Wittgenstein in giapponese, libanese, islandese, francese... Il maggior numero di persone possibili, perché abbiamo sempre cercato di "lavorare" su Wittgenstein e metterci un po' dei suoi scritti nella nostra musica.
In questo caso si è trattato solo di includere parte del archivio che avevamo creato: non era come: (a voce alta e impostata, imitando una sorta di vecchissima presentazione) "Signore e signori: Bjork!". Si tratta solo di tre secondi, ma dal momento che la sua voce…

La porta si spalanca; è Martin: "Dobbiamo assolutamente scambiarci i posti: quel tizio continua a chiedere di te, te, te, te, te: "Voglio parlare di Wittgenstein, voglio parlare di …" Non ha nessun senso!
Drew va nell'altra stanza e Martin si siede di fronte a me.
Martin: Perdonami. Tutto quello che il tizio chiedeva era super-specifico, del tipo: "Cose che Drew ha pensato" e io ero lì: "Be', Drew dice che..." Alla terza volta mi sono detto: "Tutto questo è ridicolo! Devo andare a chiamare Drew." Ad ogni modo...
Stavamo parlando di Bjork.
Martin: È una famosissima popstar e tutti vogliono parlare di lei, il ché mi sta bene perché adoro Bjork.
Stavamo per parlare di Bjork e della vostra collaborazione con lei per il suo disco "Vespertine", come si è incontrato il vostro approccio sperimentale con la sua anima pop?
Martin: Penso che Bjork abbia un approccio sperimentale molto serio. Il suo manager e lei ci hanno chiamati e detto: "Sapete, siamo stufi di imitare le vostre idee, quindi abbiamo deciso che vogliamo voi." Lei ha lo stesso nostro desiderio di supportare qualcuno. Quando parli con dei giornalisti per tutto il giorno, è difficile non raccomandare le cose che ami. È l'idea di base del nostro disco: siamo talmente affascinati da alcune persone che vogliamo che tutti le conoscano e penso che questo fosse quello che stava facendo con noi.
È stato semplice lavorare con lei?
Martin: Assolutamente no. La cosa che più ci ha messi in difficoltà è che quando pensi allo spettro delle frequenze, dai bassi agli alti, ci sono tutte le frequenze medie delle quali si compone la voce umana. Nella maggior parte dei nostri lavori non c'è la voce, quindi abbiamo dovuto riempire questo "spazio". Quando lavori con la voce umana, specialmente quando stai lavorando con una grande cantante che ha un estensione ampissima, tutti gli "spazi" sono disponibili. Devi veramente pensare a quello che andrai a fare con gli alti e quello che andrai a fare con i bassi e alle cose che non devono interrompere il suono.

Il vostro ultimo disco, "The Rose Has Teeth In The Mouth Of A Beast", è più tranquillo e forse più accessibile, se paragonato ai vostri dischi precedenti. È stato qualcosa di voluto?
Martin: Nooo! Sicuramente non era una decisione conscia. Penso sia più orecchiabile perché stavamo cercando di rimanere coerenti con le persone di cui stavamo parlando.
Forse scrivere canzoni su qualcun altro, qualcuno che ti piace molto, ma che non hai mai incontrato, vi porta ad avere un approccio diverso con la canzone in sé.
Martin?
Martin: …Ssssìì…
Vi siete domandati se alla persona di cui stavate scrivendo la canzone, sarebbe piaciuta?
Martin: Sì, continuavamo a domandarcelo. ... Se prendi Wittgenstein, per esempio, sono sicuro che avrebbe odiato la canzone su di lui: lui era un fan di Schubert!
Penso che Drew volesse fare una canzone dance per Larry Levan, ha molto in comune con lui. A Drew piace molto la musica house, a me non piace, quindi mi ha dovuto parlare di tutto quel mondo.
Mi piacerebbe molto che a Valerie Solanas piacesse la canzone su di lei. Abbiamo cercato di essere vicini a quanto fosse scontrosa, volevamo che fosse una canzone rude. Spero che il risultato sia questo.
…Sono rimasta un po' intimorita quando ho letto il suo nome tra i titoli ed ero a disagio ascoltando la canzone che avete scritto su di lei, perché è una persona che mi ha sempre spaventata…
Martin: Da quel che si dice in giro, era una persona che intimoriva, sì.
Per un po' ho vissuto come unico uomo in una comunità di lesbiche convinte e penso che questo abbia avuto un impatto molto profondo su di me! Sono arrivato a rispettare l'opinione che tutti gli uomini dovessero essere distrutti. Non sono sicuro che avesse torto. Se guardi a come è ridotto il mondo, se guardi a quello che gli uomini hanno combinato, non sono sicuro che abbiano fatto un buon lavoro.
Come sei finito… Abbi pazienza, ma… Come sei finito (cominciamo a ridere) … in una comunità di lesbiche convinte?
Martin: Quando una delle mie migliori amiche - eravamo alle superiori insieme - è partita per il college e io sono rimasto a casa, non stavo molto bene e lei mi mandava queste lettere dal college con su scritto: "Ti stai godendo la periferia?" "Forse dovresti venire un po' qui." Mi ha scritto queste lettere da una riga per un po', fino a quando non mi sono detto: "Ha ragione, ho bisogno di raggiungerla", e lei viveva questa situazione. Non sapevo nemmeno fosse lesbica quando eravamo alle superiori. È una persona dal carattere forte, che ha parlato alle altre donne e le ha convinte a farmi restare lì. (sorride).
E' stato istruttivo e salutare per me. Penso che ogni uomo dovrebbe farlo!

Parliamo dell'artwork del cd. Avete fatto un ritratto per ogni persona delle quali avete scritto una canzone.
Martin: Lavoro in una scuola d'arte e mi sono semplicemente domandato chi fosse stato adatto per questo tipo di progetto. Lo studente che ha disegnato William S. Burroughs è un eccellente pittore e ritrattista. Lavoro in questa sorta di sezione di arte concettuale dove studiano moltissimi pittori che vogliono dimenticarsi la pittura perché non vedono l'ora di ritrarre qualcosa che non sia un oggetto, che non sia una cosa, dove puoi avere idee. Gli ho dato diversi libri di William S. Burroughs da leggere, sapevo che riusciva a disegnare molto bene. Alcune mie lezioni con lui era incentrate sul fatto che non si dimenticasse di saper disegnare. Era un'opportunità, perché la casa discografica aveva messo a disposizione un buon budget per l'artwork e questa sarebbe stata la prima volta che veniva pagato per fare dell'arte per qualcosa. Questa è la storia su quel ritratto.
Quello (sta guardando il ritratto di Darby Cash dei Germs) è stato fatto da una persona che fa parte di una comunità artistica per persone con problemi mentali. È un ritratto molto interessante perché nella fotografia che gli avevamo fornito di Darby Cash, quelle non sono cicatrici: sono tagli...
E lui gli ha disegnato i punti: è una cosa tenerissima!
Martin: Esattamente, lo sta guarendo!
Drew ha disegnato la maglietta di Valerie Solanas (il ritratto per Valerie Solanas è la fotografia di una maglietta con il suo volto disegnato sopra). Praticamente non ci sono fotografie di Valerie Solanas: quella è la fotografia segnaletica che le hanno scattato quando è stata arrestata per aver sparato ad Andy Warhol. È una specie di collaborazione tra il fotografo e Drew.

A parte la musica in sé, la sperimentazione elettronica e i rumori del mondo, in cosa trovate ispirazione?
Martin: Moltissima arte concettuale.
Pensate ai rumori da mettere nei dischi costantemente? Magari mentre stai cucinando e senti quel particolare rumorino...
Martin: Ovvio! Assolutamente! Sono diventato un musicista perché mi sono innamorato di un batterista quando avevo sedici o diciassette anni e lui, specialmente quando era più giovane, tamburellava in continuazione. Avrebbe suonato la batteria per tutto il giorno e non avrebbe fatto altro. Suonava picchiettando sul condizionatore o nella macchina in cui era seduto. Non saprei dirti se fosse una cosa conscia: era qualcosa che faceva. Ho cominciato a fare musica fondamentalmente perché volevo stargli accanto. Ho preso lezioni di piano alle superiori ed ero sempre lì a dire: "Posso suonare le tastiere nel tuo gruppo?" Non vi ho mai suonato ed è buffo che, al contrario, ora sia lui a suonare con il mio. È buffo come vada la vita. Ad ogni modo, mi ha insegnato questa abilità di ascoltare quello che mi accade intorno e fare musica con i rumori e ora vogliamo combinare la medesima idea alla musica pop.

Drew è scivolato nella stanza durante la risposta di Martin.

Cosa fischiettano i Matmos sotto la doccia?
Drew: Oh! Così tante canzoni… L'altro giorno stavo cantando: "Go Slow" di Julie London.
Martin: Dai, cantecela ora.
Drew la canta.
Martin: Anch'io canto molta musica degli anni 30 e 40. Sono convinto che quello è stato l'ultimo periodo nel quale si sono usate delle grandi melodie nel pop. ...No, non è vero: i Beatles hanno scritto eccellenti melodie, ma, dopo di loro, è tutto scemato velocemente.

Ultima domanda: vi va di consigliarci il disco di qualcun altro che considerate fondamentale?
Drew: Ci piace moltissimo la colonna sonora che Riz Ortolani ha scritto per il film "Cannibal Holocaust".
L'horror italiano?!
Martin: Sì, l'hai visto?
No, non guardo film dell'orrore perché... (arrossisco) … poi ho paura…
Martin: Compra la colonna sonora, così non dovrai vedere il film. La cosa più incredibile è che sono solo tre canzoni...
Drew: … e non diresti mai che si tratta di un film dell'orrore.
Martin: Holger Czukay, il bassista dei Can, ha pubblicato una serie di dischi solisti tra la fine degli anni 70 e l'inizio anni 80, e sono convinto che siano fottutamente geniali. Penso che il migliore sia "On the Way to The Peak Of Normal".