Ritratto del perfetto indie songwriter in odor di postmodernità, Owen Ashworth sembrava obliarsi nel limbo delle belle promesse non mantenute, ennesimo virgulto smarrito in una selva di erbacce, impossibilitato a crescere, colpito da chissà quale misterioso, malefico, incantesimo.
E si che la sua formula di cantautorato intimista, voce che trova appoggio nella semplicità di qualche casio-tasterina cheap, di spunti sonori rubati qua e là, di synth-proiezioni Eighties in salsa indietronica, pareva gioiosa novità; ma all’innovazione, quella vera o presunta aveva già pensato un tizio che fa l’amore in sessantanove posizioni tra spire e Campi Magnetici.
Godibile “Answering Machine Music”, formalmente ineccepibile “Twinkle Echo”, ma il giochino iniziava a mostrare la corda, e un po’ a indispettire, diciamo la verità.
Perché quei teneri aborti lo-fi mostravano un potenziale che si temeva rimanesse inespresso.
Qualcosa deve essere accaduto nella mente del barbuto ragazzone se ”Don't They Have Payphones Wherever You Were Last Night” possiede un'intensità e un’attenzione ai particolari inaudite per i suoi standard.
Stiamo parlando ovviamente di “Etiquette”, nuovo lavoro di Casiotone For The Painfully Alone, libro (di vita) musicale che mostra un’avvenuta maturità, una volontà di evoluzione rispetto all’angusta formula del primitivismo lo-fi da te, e qualche dichiarazione in tal senso ci pare di averla letta.
Arrangiamenti ricercati, una produzione maggiormente levigata, ma più di tutto è la scrittura a risaltare nel calderone di questa nuova esteriorità musicale. “Etiquette” consta di alcune tra le migliori canzoni che Ashworh abbia mai scritto, a cominciare da “New Year’s Kiss”, non distante dai migliori Arab Strap, e ancora “Young Shields”, tra rigurgiti synth-wave ottantini ed esistenzialismo da cantautore depresso alla Smog.
Casiotone è ora un progetto allargato, potendo egli contare sull’aiuto di diversi collaboratori, a cominciare da Katy Davidson (Dear Nora) e dall’amica Jenn Herbinson che hanno modo di deliziarci in un paio di numeri elettropop come "Holly Hobby" (version) e "Scattered Pearls".
Ancora Ashworth protagonista in “Bobby Malone Moves Home”, a evocare il Waits di "Rain Dogs", altro quadretto di struggente malinconia.
Simmetrico nonché virtuoso incontro di sentimento e razionalità, fusione di anima e corpo, “Etiquette” appare disco meditato e spontaneo al contempo; arduo per noi da raccontare, ma difficile per lui da eguagliare.
12/04/2006