I Coldcut, duo di veri groundbreaker a colpi di singoloni house tra gli anni 80 e 90 (la memorabile “People Hold On” con Lisa Stansfield ai vocals e “Let Us Play”, episodi che restarono scolpiti nella testa degli ascoltatori per molto tempo) riemergono dai loro uffici della Ninja Tune: un'epifania dopo otto anni di silenzio, attorno alla quale si sprecavano le aspettative.
Forse è colpa di chi scrive, fiducioso in un album interessante; forse è un successo di Jonathan More e Matt Black, meritevoli dell’aver trovato il modo di fermare il tempo: perché sembra che il tempo per i due non sia passato, che, sedutisi al banco del mixer dopo essersi detti “facciamo un nuovo disco”, non si siano accorti di avere le teste completamente vuote.
L’entrare nei particolari di questo, agghiacciante, album è essere catapultati indietro di dieci anni e ascoltare un disco che dopo due mesi sarebbe già suonato vecchio e povero di idee: figuratevi cosa possa essere ascoltarlo oggi.
Collaborazione fiacca e tra fiacchi, il lancio di Sound Mirrors è affidato al singolo “Everything Is Under Control”, che coinvolge in questo fallimento Jon Spencer e Mike Ladd: si trascina in un melmoso fondo rock-rap-electro che trascende i confini del normale cattivo gusto per addentrarsi in lande solitamente appannaggio di teen idol americane anni 90, senza averne gli adeguati attributi fisici.
Ma gli episodi assai poco dignitosi continuano in rapida sequenza: “Man In A Garage”, “True Skool”, “Walk A Mile In My Shoes”. Si respira, a malapena, con “Just For The Kick”, in cui spunta un breakbeat discretamente trascinante, minato tuttavia da sonorità e incedere decisamente passé, che si allinea quindi alle oramai consuete atmosfere da secolo scorso.
Atmosfere asfittiche pervadono il ritorno dei Coldcut, che tentano tutte le sponde possibili: dalle citazioni, quantomeno imbarazzanti, di Four Tet, a un abstract hip-hop che fa il verso ai cLOUDDEAD.
Ma non c’è scampo: prodotti divinamente da sé stessi, confezionano una scatola vuota, stupenda dall’esterno, ma vacua: “This Island Earth”, poi, sembra un nuovo singolo di Haddaway. È troppo per chiunque: il disco finisce e si tira un sospiro di sollievo.
Grande rispetto per il passato dei Coldcut, certo: ma se questo è il loro presente, meglio che tornino a gestire la riuscitissima Ninja Tune. Davvero, meglio per tutti.
07/03/2006