Faun Fables è un progetto che nasce nel '98 dall'incontro di Dawn McCarthy e Nils Frykdahl (ambedue autori, voce, chitarra, basso e percussioni). I due hanno dato vita a un collettivo mutevole, con la collaborazione di molti musicisti esterni, che si occupa di folk, attingendo ed ispirandosi soprattutto alla tradizione nordeuropea.
Sinora hanno pubblicato tre album, e proprio grazie all'ultimo, "Family Album" (2004), hanno iniziato a riscuotere un buon successo.
E' arrivata così la firma per la Drag City e la pubblicazione del quarto album, quello di cui mi ritrovo a parlare ora, "The Transit Rider".
Dopo una breve intro ("Birth") si parte subito con il tema del disco ("Transit Theme", per l'appunto) che mette in chiaro quale sarà l'atmosfera del lavoro.
Il pezzo è formato da un reiterarsi di arpeggi dolenti di chitarra acustica, che fanno da sfondo alla triste recita della McCarthy, che si apre in incisi intrisi di dramma.
Il mood della dolenza è confermato e rilanciato alla massima potenza da "Taki Pejaz", un lungo lamento post-folk che riprende una canzone di Zygmunt Konieczny (McCarthy cita apertamente fra le influenze le canzoni polacche).
Accenni alla tradizione britannica invece con "House Carpenter", rilettura di un vecchio traditional.
Sono brani prevedibili, anche se ben fatti: manca qualcosa nella trasmissione emozionale che i Faun Fables si propongono di instaurare.
Va meglio quando si punta sulla varietà stilistica e si passa a qualcosa di più movimentato.
La tarantolata "In Speed", con l'aiuto della voce demoniaca di Frykdahl, porta, in velocità, al limitare degli inferi, con continui cambi di passo, note di pianoforte e respiri profondi; "Roadkill" è invece un puro country/folk "al passo", che guarda con sapienza, invece, alla tradizione americana.
Fra i brani meno lineari si segnalano "Earth's Kiss" e "Fire and Castration", che pure si presentano irrisolti perché non sviluppati a dovere, il primo una romantica serenata dark con accompagnamento di flauto ed enfatici passaggi vocali; il secondo un folk degli inferi rubato fra le b-side degli Swans, con due minuti di coda rumoristica.
Nei pezzi di chiusura invece si fanno notare il funk diabolico di "Questioning" e la tenera cantilena trasognata di "I'd Like To Be" (brano, nella sua semplicità, tra i migliori in assoluto).
"The Transit Rider" mette, come potete vedere, tanta carne al fuoco.
I Faun Fables sono buoni artigiani, provano a dare un senso ad ogni brano e spaziano con padronanza: eppure l'album alla fine non convince in pieno.
Il suono non aiuta, un po' ispido, un po' confusionario, incapace di dare risalto ai pezzi; ma è probabile che manchi soprattutto lo spessore tale da andare al di là del puro manierismo.
10/05/2006