Il risultato è un album dalle tinte appena soleggiate, e però ripiegato in un intimismo che attinge la sua ragion d'essere nei tropicalismi e nella bossanova di Antonio Carlos Jobim, in fugaci escursioni jazz e in delicate evoluzioni morriconiane, ma anche in parentesi notturne dai connotati più elettronici: la miscela che ne esce è un pop le cui ispirazioni stilistiche paiono soffiate dai venti di Chicago, nei suoni dei The Sea and Cake spogliati della matrice post-rock, ma rimpinguati da un melanconico umore lounge .
A beneficiarne sono le canzoni, sempre lineari e assolutamente a fuoco, sia quando assumono i contorni finiti della pop-song , sia quando palesano approcci più astratti, che non abbandonano tuttavia la forma melodica. A fianco di soavi intrattenimenti da notturno strumentale per piano e armonica, la cui andatura rimanda a Sakamoto ("Get Over It"), troviamo convincenti movimenti da bossa piccioniana ("Waves"), ma anche un tempo reggae che sembra curiosamente uscito dal repertorio degli Style Council ("White Circle"), e ancora un luminescente duetto etereo fra lo stesso Jörg e la talentuosa artista d'origine venezuelana Niobe, in "Swim": rarefatte nostalgie marine racchiuse in due minuti d'aggraziati arpeggi minimali.
E' il jazz a fare capolino in "Corona Loco - Look At Me", prima di sfumare in un'armonia elettronica di voci filtrate in Portishead- style , mentre è la cantante georgiana Tba a essere ospitata sia in "Mutes", con un impersonale parlato che pare un unplugged tratto dal suo "Annulé", sia nell'iniziale "Walker", in cui scalda di sussurri e controcanti una carezzevole bossa pop.
"Be, Baby-The Sea" lambisce il crepuscolo, prima di riavvolgersi in una colonna sonora di un b-movie noir di fine anni 60, e decise aperture orchestrali ammantano le ulteriori suggestioni filmiche presenti in "Stones", in cui è comunque l'accoppiata voce-chitarra a prevalere, tanto che solo ad essa, appena sostenuta da una trasognata tastierina, è affidato il finale con "Easy".
Un disco che fa della classe un punto di forza, restituendo i colori a contrasto di una primavera limpida e ventosa, inframmezzata da luci serali. Una primavera forse solitaria, certo non disperata, ma tutt'altro che spensierata.
(19/12/2006)