I 16 Volt sono il gruppo industrial-metal di Eric Powell, musicista statunitense che trae linfa vitale dalle derive dei padri Ministry e Nine Inch Nails. "FullBlackHabit", sesto disco in studio, rappresenta lo stato del genere nell'anno 2007: un fallimento totale. La combinazione di elettronica e chitarre heavy sembra infatti non avere più niente da offrire, chiusa su se stessa nel trionfo becero del manierismo.
"I'm Just A Mess" si fa notare solo per la sua prevedibilità e "Come For You" fa l'occhiolino alla musica commerciale da classifica. Il songwriting è insulso, derivativo. Tutto è soffocato dal canto patetico e fin troppo enfatico. Non c'è urgenza espressiva, non ci sono canzoni. "Suffering You" è un nu-metal senza inventiva, vecchio di almeno dieci anni. "The Defect People" inciampa in riff autoindulgenti che fanno il verso ai Korn (e non è un bel sentire). Ritroviamo in "Therapy" l'unica sostanziale variazione di questo tema ripetitivo, con una voce femminile sorretta da gorgheggi di synth; la somma è reminiscente di "The Angel" dei Ministry (si ascolti “Twitch”, 1986).
"The End Of It All" ostenta ancora sintetizzatori, ma la produzione lambiccata fa morire l'arrangiamento alla svelta. Simile sorte spetta a "Whisper Cure", nella quale le evasioni dark-wave non riescono a riabilitare un lavoro francamente alquanto imbarazzante.
Dispiace essere tanto severi con una band comunque onesta e sconosciuta al grande pubblico, ma quando l'ispirazione scarseggia c'è poco da fare. Purtroppo per loro "FullBlackHabit" è fuori tempo massimo. Se anche i Nine Inch Nails di Trent Reznor ultimamente stanno arrancando, il vicolo in cui si è cacciato il rock/metal industriale potrebbe essere davvero cieco.
Paradossalmente, un minimo di visibilità ai 16 Volt ora è garantita.
05/11/2007