Apples In Stereo - New Magnetic Wonder

2007 (Yep Roc)
pop, alt-pop

Gruppo-faro di quella grande - e sotterranea - realtà statunitense alla (ri)scoperta del pop storico e delle sue intrinseche mutazioni sperimentali che risponde al nome di Elephant 6 (Olivia Tremor Control, Neutral Milk Hotel, Beulah, Elf Power, Of Montreal etc.), gli Apples In Stereo di Robert Schneider ne sono l’ala reazionaria, il livello base che ha però fornito ispirazione e carica ai più importanti lavori del collettivo. La loro personale rilettura del pop si assesta su un’originalità doppiamente stratificata: ricerca armonico-musicale-timbrica e ricerca melodica grandemente fruibile, talvolta votata a registri magici (surreali).

Così, attraverso i primi singoli, le canzoni-divagazioni di “Fun Trick Noisemaker” (1995), lo splendido “Tone Soul Evolution” (1997), gli accenti retrò di “Discovery Of A World Inside The Moone” (2000), la band approda al cosiddetto, famigerato “disco-compendio”. In buona sostanza, in quest’album c’è di tutto e di più. C’è anzitutto un concept al limite del pretenzioso: fondere vicende autobiografiche (un mosaico di sentimenti di una vita) a metodi di composizione musicale codificati in proprio.
Così come il loro stesso progetto artistico globale, quello del disco è un doppio livello di fruizione. Da una parte ci sono brani non particolarmente consistenti, come la piece folk-rock elettrificata (e melodica fino alla nausea) di “Play Tough”, o la power-ballad cosmica sciupata dal vocoder del chorus di “7 Stars” (vagamente Shop Assistants). Dall’altra ci sono nuovi gioielli da aggiungere al loro già nutrito repertorio. Si va dal riff power-pop su canto sgolato di “Can You Feel It?”, all’umile anthem partecipato e dirompente (con jam epica nel mezzo) di “Sunndal Song”, dalla Byrds-iana “Sunday Sounds” alla mini-suite atmosferica di “Beautiful Machine”, all’intermezzo alla Kinks di “Skyway”, passando, infine, per il sing-along lo-fi memore di John Lennon (come pure di “Hey Jude” e delle inflessioni psych di “Magical Mystery Tour”) di “Sun Is Out”.

I brani-intermezzo strumentali, come già detto, sperimentano con grazia e levità personalissime tecniche di composizione. I due “Mellotron”, ingannevolmente, sono piccoli vaudeville amatoriali (swinganti), mentre le “Non-Pythagorean Composition pts. 1-3” (la parte 2 è mancante) suonano come vignette-carillon atonali. “Droplet” è un quadretto per piano, “Hello Lola” è un’invocazione robotica in repeat , “Joanie Don't U Worry” è un piccolissimo preludio per filtri elettronici a cappella e battimani.
Ci sono anche pastiche electro in grado di accostare tastiere in coro, campane e sonagli natalizi (“Crimson”) e glockenspiel con stridori che montano in distorsioni (“Pre-Crimson”) e schizzi per piano elettrico e voce (“My Pretend”). Purtroppo, l’uso insisitito del vocoder porta con sé il contro della scarsa credibilità.

Una decade dopo il loro capolavoro, il già citato “Tone Soul Evolution”, Schneider (Sudafrica, 1971) propone l’ultima forse invalicabile frontiera della sua Elephant 6. E’ un disco registrato in Colorado, New York e Kentucky, conteso tra speculazioni teoriche, inglobamenti enciclopedici, ambizioni, compromessi tra i ruoli dei membri della band, ma fa tutto parte di un gioco che ha del fascinoso. Se il modello è la seconda, abusata facciata di “Abbey Road” (il capolavoro supremo dei “dischi-compendio”), ciò che davvero conta - in ultima analisi - è la verve delle canzoni, la robustezza chimerica ad alternarsi tra produzione (fantascientifica, al solito) e snodi d’ascolto. Fa la sua comparsa, tra gli altri, pure Mr. Neutral Milk Hotel, l’eccellente desaparecido Jeff Mangum (“drums, cow object, backing vocals, handclaps”).

06/03/2007

Tracklist

1. Can You Feel It?
2. Skyway
3. Mellotron, Pt. 1
4. Energy
5. Same Old Drag
6. Joanie Don't U Worry
7. Sunndal Song
8. Droplet
9. Play Tough
10. Sun Is Out
11. Non-Pythagorean Composition, Pt. 1
12. Hello Lola
13. 7 Stars
14. Mellotron, Pt. 2
15. Sunday Sounds
16. Open Eyes
17. Crimson
18. Pre-Crimson
19. Vocoder Ba Ba
20. Radiation
21. Beautiful Machine, Pt. 1-2
22. Beautiful Machine, Pt. 3-4
23. My Pretend 24. Non-Pythagorean Composition, Pt. 3

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