Byrds

Byrds

A un sol passo dal rock

La carriera dei Byrds è contraddistinta da continui cambi di line-up e da alterne fortune. Ma molti dei loro brani sono ormai diventati classici e a loro si deve la proliferazione del famoso jingle-jangle chitarristico che spopolerà nel rock

di Tommaso Franci

I Rolling Stones sono il più grande gruppo di tutti i tempi. Verissimo. Ma, a giudizio di chi scrive, di blues. Che cos'è allora il rock?, mi si chiederà. Intanto si tenga fermo che il genere musicale praticato dai Rolling Stones sia il rhythm and blues. Poi si segua la seguente via, che si chiama via-Byrds, o route-Byrds, se preferite, al rock. I Byrds sono la via, dunque, non sono il rock.
I Byrds (Los Angeles, 1964-1973) furono, con i Beach Boys, il più importante gruppo americano di musica popolare prima dei Velvet Underground. Alle due coordinate della contestualità, la temporale e la spaziale, i Byrds rispondono con il 1964 e la California.
L'immane importanza storica dei Byrds, specie nel continente americano, sta in questo. I Byrds sono, nei primi anni 60, dei giovanissimi rappresentanti di un vecchio mondo. Il vecchio mondo è quello secolare (ma all'epoca dei Byrds - è passato mezzo secolo! – si dica piuttosto "sessantenne") della grande tradizione americana country e blues (termini questi riportabili, in senso ampio, alla parola "folk", la quale è a sua volta e nello stesso senso, riportabile a quella "pop"). Essendo giovani però, i futuri Byrds, avvertivano come naturale confrontarsi col nuovo mondo. Per la musica popolare americana di inizio 60, il nuovo mondo significava Inghilterra, Mersey beat, British invasion. Va da sé che, come l'hardcore a fine anni 70 nascerà quale risposta americana al punk inglese il quale però, a sua volta, era nato grazie agli americani Ramones (effetto di ritorno), il rock nasce con l'esportazione della chitarra dall'Inghilterra in America (British invasion), mentre la chitarra elettrica era stata, tempo prima, importata in Inghilterra dall'America (rhythm and blues, rock n'roll). I Byrds furono il filtro o l'anello mancante tra il rock n' roll e il rock (Velvet Underground, Creedence Clearwater Revival).

Il rock n' roll fu, con il punk, l'evento musicale più rivoluzionario del XX secolo e, per certi aspetti (nichilismo, imperizia tecnica, essere prevalente sul suonare) di sempre. Ma fu una parentesi – per quanto con uno strascico infinito. I Byrds sono dei giovani rappresentanti del vecchio mondo in quanto trovano le proprie radici al di là e prima del rock n' roll: non negli anni 50, ma negli anni 40 del bluegrass e nei 20 del folk e del country: il vecchio mondo dei Byrds è il mondo della musica dei bianchi; non è quello del blues (ed è per questo che non è nemmeno quello del rock n' roll). La musica dei Byrds (come quella dei Beatles) è la musica per antonomasia opposta a quella nera e a quella di tutta la tradizione afro-americana: non a caso, più che di blues, nei Byrds si ritrovano retaggi jazz (musica ampiamente fatta propria e teorizzata dai bianchi) e di elettronica, allora nascente.
Ma non erano due i filoni della vecchia musica americana; non erano solo il bianco (folk, country, bluegrass, jazz) e il nero (blues, R&B, rock 'n roll); ve ne era un terzo, non meno radicato e (come il jazz) spartito tra neri (soprattutto all'inizio) e bianchi (soprattutto alla fine): quelli dei "gruppi vocalici" degli anni 40, quello di Broadway (Drifters, Bing Crosby).
I Byrds, in conclusione, fanno un country/folk con chitarra elettrica e melodie da vocal-group. I Byrds sono la sintesi di almeno mezzo secolo di musica popolare americana: quell'enciclopedia vastissima dal succo della quale prenderà l'abbrivio, facendo punto e a capo, il rock nel 1967.

I Beatles (o i Peter & Gordon o gli Hollies), in tutto questo, non c'entrano. Né l'Inghilterra. E non importa che i giovani McGuinn e Crosby passassero le serate alternando folk tradizionali a cover dei Beatles. Importa che, sia i Byrds sia i Beatles, si rifacessero entrambi ai vocal group degli anni 40 e che interpretassero quelli con lo strumento della loro generazione (o meglio, che aveva fornito loro la generazione precedente): la chitarra elettrica. Byrds e Beatles si rifacevano alla musica dei nonni nati negli anni 10 e non a quella dei padri nati negli anni 30. Se la causa prossima dei Byrds sono i Beatles, quella remota di entrambi furono i vocal group degli anni 40. Non a caso i Beach Boys (o Buddy Holly), che a questi vocal group (in parte ancora in piedi nonostante la sfuriata rock n' roll) si rifacevano anch'essi, nacquero prima e indipendentemente dai Beatles. La chitarra elettrica fu usata in America in chiave melodica e anti-rock n' roll, prima e indipendentemente dalla British invasion. E se non basta l'esempio dei Beach Boys (anch'essi californiani e veri referenti dei Byrds), si pensi, all'interno dello stesso rock n'roll a Buddy Holly (forse il primo a suonare cose anni 40 o da vocal group, in modo anni 50 o con la chitarra elettrica). Seguendo questo filo rosso, i vocal group contemporanei sono U2 ("One") o Celine Dion, senza contare Take That e Backstreet Boys.
I Byrds (come i Beatles) sono l'opposto del rock n'roll; e ci vorrà anche il loro opposto per far nascere il rock (che solo grazie al folk e al country, alla musica dei bianchi, potette liberarsi dai retaggi blues del rock n'roll). I Beatles, invece, non conoscevano né country né folk. I Byrds nacquero come epigoni dei Beatles, ma fecero tutt'altro: misero una chitarra elettrica su brani folk (e folk Dylan faceva). Chitarra elettrica che in America si conosceva da qualche anno prima della "British invasion" (la quale si era proprio basata sulla "chitarra americana"); e chitarra elettrica che, ammesso ma non concesso fosse caduta in disuso tra la fine del rock n' roll (1958) e la nascita del rock (1967), certo non furono Beatles e compagnia a riportarla in America, come invece vuole per lo più la critica. Al limite, costoro portarono in America un modo diverso di suonare la chitarra. Di questo modo ben presto ci si disfece. Ed iniziarono proprio i Byrds a disfarsene. Quando, forse credendo di imitare i Beatles, a forza di usare la chitarra elettrica su brani country-folk o a forza di elettrizzare il bluegrass, anticiparono (pur non inventandolo compiutamente) l'acid-rock e con esso il rock psichedelico. La prima via del rock sarà, difatti, l'acido e lo psichedelico, a cui, tutto sommato sono riconducibili, oltre ai Jefferson Airplane, anche i Velvet Undeground). I Byrds fecero un passo in più rispetto ai Beach Boys (chi sostiene che in America fosse caduta in disuso la chitarra elettrica a inizio anni '60 si rammenti che i Beach Boys si formarono nel 1961, che il loro primo lavoro è del '62, quello dei Beatles del '63, che furono i Beach Boys e non i Beatles ad avere l'idea di fondere rock n' roll e gruppi vocali): provenivano da quella stessa California, ma non guardavano all'Oceano, bensì all'entroterra, alle praterie risuonanti di folk e non di gruppi vocali. Comunque, i Byrds, furono possibili in California solo perché i Beach Boys avevano già fatto di questa, da estrema periferia che era, la nuova capitale musicale d'America.

I Byrds sono dei classici della musica popolare, ma non sono e non sono mai stati pienamente dei beniamini del pubblico. Il grande pubblico ricorda il loro nome (quando lo ricorda) legato al brano "Mr. Tambourine Man", brano che senza i Byrds sarebbe rimasto nell'anonimato. Solo con questo singolo e col successivo "Turn! Turn! Turn!" i Byrds raggiunsero il N. 1 delle classifiche. Poi, nessun singolo loro è mai andato oltre il N. 14. Nessun album loro è mai andato oltre il N. 6; e quelli considerabili di successo si aggirano al N. 20 o 30. Del resto, nessun singolo di Dylan ha mai raggiunto il N. 1; e il suo primo album al N. 1 fu il sedicesimo, nel 1974 (raggiungerà il N. 1 sole tre altre volte: nel '75, nel '76 e nel 2001). Si consideri che praticamente ogni album dei Beatles fu N. 1. I Beach Boys furono a metà tra i poveri Byrds e i ricchi Beatles: 3 singoli al N. 1 ('64, '65, '66) e 2 album ('64 e '74). I Rolling Stones negli anni 60 ebbero un solo album al N. 1 (nel '65), negli anni 70 sei ('71, '72, '73, '74, '76, '78), negli 80 due ('80, '81), nei 90 e nel 2000 nessuno. Si consideri ancora che dal 1987 a oggi tutti gli album degli U2 sono N. 1. Fonti Billboard.
I Byrds dell'esordio non avevano esperienza con gli strumenti elettrici: erano tutti giovani veterani di folk-pop e della scena acustica delle coffehouse. Il bluegrass - che in questi luoghi andava per la maggiore - è il sottogenere tra blues e folk inventato tra gli anni 30 e 40 dal bianco Bill Monroe (1911-1996) che richiede una band acustica di 5 componenti, che suoni in modo preciso e rapido, con assoli di strumenti e un canto lamentoso e desolato. L'opposto dell'indiavolato rhythm and blues dei neri dal quale nascerà il rock n' roll.
I Byrds sono più un punto di riferimento che una cosa o un gruppo. Sono il luogo dove prima Gene Clark, poi David Crosby e Chris Hillman, infine Gram Parsons, tutti grandi cantautori e forti personalità, hanno pubblicato alcune delle loro opere giovanili. V'è un minimo comun denominatore, Roger McGuinn: l'uomo che con i suoi arrangiamenti, le sue produzioni, la sua chitarra a 12 corde e le sue mille ricerche acustiche ha fatto il suono ora pop, ora folk, ora country, ora jazz, ora acido, dei Byrds. In sostanza, McGuinn ha nel complesso la stessa funzione di Brian Jones nei Rolling Stones: non in grado di comporre una canzone, ma fondamentale per impreziosire significativamente (con mille, sublimi trovate) ogni canzone. Il problema è che mentre la proprietà dei Rolling Stones è dei cantautori (Jagger, Richards); quella dei Byrds fu di McGuinn, un eccellente produttore-arrangiatore ed esecutore che quando scrive in proprio fa ridere.
I Byrds, tanti gruppi diversi, concentrati su questa qual certa coerenza di suono - esprimente, tra l'altro, prevalentemente serenità (cosa non scontata per la musica popolare specie contemporanea); ma anche sull'intimismo, il lirismo, il tono tenue dei suoi cantautori. I Byrds sono stati il contorno del rock il ogni sua accezione: spettava agli eroi del '67 mettere da parte il contorno e – anche attraverso questo – fare il rock.

Gene Clark (1944, Tripton, Mo – 1991 Sherman Oaks, Ca) era un musicista country. Nei Byrds per due anni (1964-1966) e tre album – che, tolte le cover, di fatto sono suoi. Suona la chitarra dai 9 anni. A 13 è in un gruppo rok n' roll; ma i Kingstone Trio gli fanno comprendere che la sua strada è il folk. Dal '62 al '64 è membro (a New York) dei New Christy Minstrels. Nel 1964, lui folk-singer, va a Los Angeles per intraprendere la carriera di epigone dei Beatles; ma troverà altri folk-singer che per intraprendere quella medesima carriera daranno vita ai Byrds. Dal '67 al '74 avrà una folgorante carriera come cantautore country-folk. Morirà, alcolizzato, a 47 anni.
David Crosby (1941, Los Angeles), appassionato di folk, jazz e musica indiana (da qui la psichedelia). È coi Byrds nei primi 6 album (sino al '68). Un solo album solista nel '71. Inoltre membro dei Crosby, Stills, Nash (& Young); infine una serie infinita di collaborazioni con cantautori di alterno valore: Jackson Browne, Carole King, Joni Mitchell, James Taylor, Bonnie Raitt.
Michael Clarke (Sposane, Wa, 1946 - Treasure Island, Fl, 1993). È coi Byrds nei primi 5 album (sino al '67). Poi nei Flying Burrito Brothers e nei Firefall, sempre sul versante country-rock. Sarà nell'album bluegrass "The Fantastic Expedition of Dillard & Clark" (1968). Scappato di casa a 16 anni, suonava i congas nelle coffeehouse dell'area di San Francisco (e in una di queste incontrò McGuinn, ma fu Crosby a introdurlo nei Byrds). Vestito come un Brian Jones californiano - e quindi in anticipo di decadi su tanta moda giovanile - con un fisico da modello, era il più giovane e fragile del gruppo, ma anche il più simpatico. Non è un cantautore, ma, come tutti i grandi musicisti, esprime se stesso nella musica. Muore per insufficienza epatica a 47 anni.
Chris Hillman (1944, Los Angeles) ha un background bluegrass; mandolinista, passa al basso elettrico senza mai averlo visto prima. È nei Byrds per i primi 8 album. Poi (dall'ottobre 1968) nei Flying Burrito Brothers con Gram Parsons. Dal 1985 nella Desert Rose Band.
Jim (Roger è il nome cambiato in ossequio a una setta religiosa orientatale) McGuinn (1942, Chicago) prodigio del folk, ex Limelighters e Chad Mitchell Trio (appare nel 1961 in "Mighty Day On Campus" e nel 1962 in "The At The Bitter End"), formò a Los Angeles i Jet Set nel 1964 con Gene Clark e David Crosby; per la Elektra uscì il singolo "Please Let Me Love You/Don't Be Long" (a nome Beefeaters); lo stesso anno, per idea del produttore Jim Dickinson (negli anni 70 produttore dei Flying Burrito Brothers, negli anni 80 membro dei Barracudas), si aggiunsero Chris Hillman e Michael Clarke: il gruppo cambiò nome in Byrds.

Mr. Tambourine Man (21 giugno 1965): 12 brani, 31 minuti. N. 6 Pop Albums.
Chris Hillman: Bass, Mandolin, Guitar (Bass), Vocals
Gene Clark: Guitar, Tambourine, Vocals
Michael Clarke: Drums
David Crosby: Guitar, Guitar (Rhythm), Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Leader, Vocals, Guitar (12 String)
Terry Melcher: Producer (The Beach Boys, Paul Revere & the Raiders)
L'esordio dei Byrds ha tanta importanza storica e formale quanta pochezza artistica e sostanziale. L'importanza sta nel segnare il passaggio, tramite la chitarra elettrica (tramite McGuinn) dall'epoca classica della canzone america (folk, country) all'epoca del rock. L'operazione riesce tramite un "post-rock n' roll" smorzato dai vocal group. In realtà, l'esordio dei Byrds va considerato un singolo e non un album. Basta "Mr. Tambourine Man" (Dylan) [2:29] N. 1 Pop Singles, perché i Byrds dicano tutto ciò che avevano da dire. Il fatto che "Mr. Tambourine Man" sia di Dylan, che sia stata scritta proprio nel 1965, non ha alcuna importanza. Poteva essere qualsiasi altro brano folk. Del resto, la versione dei Byrds è, di fatto, un'altra canzone. Ed è il brano proto-rock americano più importante di sempre. La grazia, il magone, l'onirismo del brano sono paragonabili solo a "Sunday Morning" dei Velvet Underground. Per volere della casa discografica, nel singolo "Mr. Tambourine Man" il solo Byrds a suonare è il leader McGuinn e la sua Rickenbacker 12 corde; gli altri strumenti sono suonati da session men stagionati. Il brano segna anche il trionfo dei cosidetti jingle-jangle chitarristici, che saranno destinati a rimanere il marchio di fabbrica del gruppo.
Nel 1965 in America abbiamo, prima del revival di inizio 70, gli ultimi rigurgiti folk (con il Dylan di "Highway 61 Revisited" e "Bringing It All Back Home") e la conferma del beach-sound e di Los Angeles come nuova capitale della musica popolare (dei Beach Boys escono "Summer Days" e "Today"); ma anche e soprattutto i grandi, sconosciuti gruppi proto-rock (Fugs con "Village Fugs" e Sonics con "Here Are"). Il funk di James Brown è invece alla sedicesima prova ("Papa's Got A Brand New Bag"). In Inghilterra è l'anno dei grandi gruppi proto-rock o post-blues (Who, Kinks, Them), e della conferma di quelli blues (Animals, Rolling Stones); ma è anche l'anno di Donovan ("Fairy Tale") e del settimo album dei Beatles. L'esordio dei Byrds è inferiore a tutti i maggiori album pop dell'epoca. I Byrds successivamente miglioreranno, ma senza mai riuscire a dare un album storico. Canzoni storiche sì, perché questo dipendeva dalla qualità dei singoli compositori, ma album mai: un po' perché non tutti i cantautori dei Byrds (sì, i Byrds sono un gruppo di cantautori: od ogni gruppo è, più o meno, tale?) erano contemporaneamente in stato di grazia, un po' per i rapporti di forza tra gli stessi leader; ma soprattutto perché, prima che ci fosse il rock, i Byrds non facevano né blues né folk né meseybeat, quando venne il rock (1967) i Byrds continuarono a non fare rock.
Con altre tre rivisitazioni di Dylan ("Spanish Harlem Incident", "All I Really Want To Do" e "Chimes Of Freedom") il vivacemente noioso esordio dei Byrds si configura essenzialmente come un lavoro formale e non sostanziale: è fatto per metà di cover (quasi sempre di brani sciapi); l'importanza sta nel come vengono suonate queste cover e il modo si riduce in toto al singolo "Mr. Tambourine Man". Abbiamo: "The Bells of Rhymney" (Davies/Seeger), con riff, pari pari, di "Mr. Tambourine Man", "Don't Doubt Yourself, Babe" (DeShannon), la più country e rockeggiante, "We'll Meet Again" (H. Parker/R. Charles), la serenata migliore e più memorabile.
L'altra metà dell'album è un canzoniere personale di un Clark ancora acerbo e ingenuo: "I'll Feel A Whole Lot Better", "You Won't Have To Cry", "I Knew I'd Want You", "It's No Use" fanno rimpiangere i Beatles (saranno, del resto, le canzoni dei Byrds più garage di sempre). La qualità sta soprattutto nell'approccio ai brani e nella loro esecuzione, sempre preziosa, innovativa, ricercata. "Here Without You" se non altro è una nenia diretta e anticipa il futuro corso di Crosby.

Turn! Turn! Turn! (12 dicembre 1965). Undici brani, 36:21. No. 17 Pop Albums.
Chris Hillman: Bass, Mandolin, Guitar (Bass), Vocals
Gene Clark: Guitar, Tambourine, Vocals
Michael Clarke: Drums
David Crosby: Guitar, Guitar (Rhythm), Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Leader, Vocals, Guitar (12 String)
Terry Melcher: Producer
I capolavori di quest'album, più maturo del precedente, sono: "Set You Free This Time" (Clark) [- 2:49] la ballata del consumato compositore, "If You're Gone" (Clark) [2:45], un pop acerbo e risentito. Gli altri brani sono: "It Won't Be Wrong" (Gerst/McGuinn) [1:58] troppo sfacciatamente British; "He Was A Friend of Mine" (McGuinn/Traditional) [2:30], ennesimo folk senza nerbo e pesantemente arrangiato; "The World Turns All Around Her" (Clark) [2:13] nenia alla ricerca di un centro; "Wait And See" (McGuinn/Crosby) [2:19] l'inno giovanile più intimista e qualunquista.
Le cover sono: l'hit (N. 1 Pop Singles) "Turn! Turn! Turn! (To Everything There Is A Season)" (Seeger/Traditional) [3:49] di una filosofia pletorica come la sua armonia; "Lay Down Your Weary Tune" (Dylan) [3:30] la più sincera e serafica; "Satisfied Mind" (Hayes/Rhodes) [2:26] il folk più americano o country, più da arena; "The Times They Are A-Changin'" (Dylan) [2:18] il corale di troppo; "Oh! Susannah" (McGuinn/Traditional) [3:03] il brano-manifesto più celebre di tutta la tradizione americana (il suo immortale giro di chitarra fu scritto nell'800 dal leggendario Stephen Foster), conclude inaspettatamente e con gran forza l'album; è poi eseguito con un misto di epicità e humour.
Nelle stesse registrazioni ma non edite con l'album furono eseguite "The Day Walk" (Clark) [3:04] che ruba – e chi sapeva che poi sarebbe divenuto immortale! - il riff della più grande canzone del '65, "Satisfaction"; "She Don't Care About Me"(Clark) [2:18], che non desta interesse.

Fifth Dimension (18 luglio 1966) 11 brani, 30 minuti. No. 24 Pop Albums.
Chris Hillman: Bass, Mandolin, Guitar (Bass), Vocals
Gene Clark: Guitar, Tambourine, Vocals
Michael Clarke: Drums
David Crosby: Guitar, Guitar (Rhythm), Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Leader, Vocals, Guitar (12 String)
Jim Dickson: Producer
Allen Stanton: Producer
"5D (Fifth Dimension)" (McGuinn) [2:33] è un country epico con toni quasi da folk scozzese (Dick Gaughan) derivanti da quella stessa epicità."Wild Mountain Thyme" (Traditional) [2:30] conferma, più retoricamente (sezione d'archi), l'andamento del disco, più sul canto di popolo che su quello dell'individuo. "Mr. Spaceman" (McGuinn) [2:09] è un bluegrass particolarmente spinto, sino a giungere più che al Merseybeat, ai ritornelli polverosi e magniloquenti dei Buffalo Springfield. "I See You" (Crosby/McGuinn) [2:38] è una distorta e jazzata nenia, rinvigorita dalla 12 corde di McGuinn (che suona come un sassofono) e caldeggiata dalla sezione ritmica soft.
"What's Happening?!" (Crosby) [2:35] è il primo capolavoro dell'album e di Crosby: soft-rock melodico intriso di pathos, ma senza alcun eccesso di magniloquenza o retorica. "I Come and Stand at Every Door" (Hickmet) [3:03] è il secondo capolavoro dell'album: ancora una melodia, ancora un'eterea tristezza: questa volta decisamente incentrata sul folk.
"Eight Miles High" (Clark/Crosby/McGuinn) [3:34] è il singolo con cui si suole far iniziare il movimento psichedelico e la cultura delle droghe. Raggiunse il n. 14. Fu bandito da molte radio. McGuinn, influenzato dal jazzista John Coltrane e dalla musica indiana (sarà il primo a propiziare il binomio induismo-Lsd), ravviva e disorienta in chiave avanguardistica la base melodica eretta da Crosby e Clark calati in una tradizione atavica e perciò universale. "Hey Joe" (Powers/Roberts) [2:17] è la sonata più rock n' roll (rhythm and blues) dei Byrds: superfluo dire che se ne ricorderà Hendrix. "Captain Soul" (Clarke/Crosby/Hillman/McGuinn) [2:53] è uno strumentale con inflessioni blues, simili a quelli che allora si facevano in Inghilterra (Cream), ripresi da quelli americani di decenni prima.
"John Riley" (Bob Gibson) [2:57] è una cover folk, che ritorna sui binari del soft-rock, riuscendo ancora a sfuggire, con tutta la sua profonda malinconia, dalla morsa dell'allora morente o morto Merseybeat. "2-4-2 Fox Trot (The Lear Jet Song)" (McGuinn) [2:12] è uno sfogo dello sperimentalismo di McGuinn, che, in punta di piedi, in modo soft, con coretti da gruppi vocali, anticipa varie movenze della futura musica popolare (dal noise - cos'altro è l'acido? - all'elettronica rumoristica). Ancora una volta McGuinn dimostra la sua mediocrità di compositore e la sua grandezza di esecutore, arrangiatore e inventore. Proveniente dalle medesime sessioni di registrazione, ma sciaguratamente non incluso nell'album, un altro capolavoro di Crosby: "Psychodrama City" (3:26); in pieno stile Cream o blues revival, con un complesso di supporto abile come un ensemble jazz, conteso tra Dylan e psichedelia, riesce a arricchire il primo e la seconda.
Il 1966 è l'anno di Frank Zappa ("Freak Out"), dei 13th Floor Elevator ("The Psychedelic Sounds Of"), dei Beach Boys ("Pet Sounds"). Fifth Dimension, per quanto grazioso, non può tenerne il passo.


Younger Than Yesterday
(6 febbraio 1967): 11 brani, 29 minuti. No. 24 Pop Albums.
Clarence White: Guitar, Guitar (Electric)
Vern Gosdin: Guitar (Acoustic), Guitar
Chris Hillman: Bass, Mandolin, Guitar (Bass), Vocals
Michael Clarke: Drums
David Crosby: Guitar, Guitar (Rhythm), Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals, Guitar (12 String)
Gary Usher: Producer
È stato detto che Gene Clark lasciò il gruppo per paura di prendere l'aereo. Ovviamente il motivo vero erano le manie protagonistiche di McGuinn. "So You Want To Be A Rock & Roll Star" (Hillman/McGuinn) [2:05] con fiati e atmosfere surreali poi alla Robert Wyatt ('74) per esprimere contenuti alla Rolling Stones.
"Have You Seen Her Face" (Hillman) [2:40] dei Beatles che fanno i pessimisti, tra il lieve e un'acida sincope di chiatarra di McGuinn.
"C.T.A. - 102" (Hippard/McGuinn) [2:28] è un esperimento di proto-elettronica (una delle passioni di McGuinn) che anticipa certi onirismi shoegaze. "Renaissance Fair" (Crosby/McGuinn) [1:51] è solo un mediocre assaggio del cantautorato di Crosby. "Time Between" (Hillman) [1:53] è un debole country-rock che comunque nel tono anticipa i Pink Floyd più orecchiabili ("Wish You Were Here", "The Wall"). "Everybody's Been Burned" (Crosby) [3:05] è il grande capolavoro melodico di Crosby: Jefferson Airplane ("Comin' Back To Me"), Nick Drake (specie del primo album), Tim Buckley (specie del primo album) partono da qui. Possiamo dirla una versione rassegnata dei coevi Simon & Garfunkel.
"Thoughts and Words" (Hillman) [2:56] è il capolavoro di Hillman: ritmo desolato, scorato e affranto, appena smorzato da un ritornello Merseybeat, subito però rimangiato dalle distorsioni elettroniche di Mcguinn (ed è quello che McGuinn meglio fa: non comporre canzoni, ma dedicarsi alla produzione, all'arrangiamento, alla limatura sul già concepito). "Mind Gardens" (Crosby) [3:46]: Crosby dimostra di non avere nulla da invidiare a
Bob Dylan e al folk tradizionale; componendo in più un brano che si serve di country e folk, ma che fondamentalmente suona come rock, in un lamento bisbigliato fondamentale per i grandi cantautori Leonard Cohen e Nick Drake, tanto più grandi in quanto erano cantautori e basta, senza inserirsi nel filone secolare, il folk, nel quale trova l'abbrivio Bob Dylan. "Mind Gardens", tuttavia, lasciato il folk, lascia anche il rock, ottenendo un effetto quasi da cornamusa scozzese, grazie a un sostrato acido (e concepito in modo anti-melodico, come un'unica lunga strofa senza riferimenti interni) riportabile alla musica rock più d'avanguardia d'ogni tempo.
"My Back Pages" (Dylan) [3:08] sorta di versione ancor più introspettiva di "Mr. Tambourine Man". "The Girl With No Name" (Hillman) [1:50]: tenue country dominato dal basso, bluegrass vent'anni dopo tradotto nella "Where The Streets Have No Name" degli U2. "Why?" (Crosby/McGuinn) [2:45] inno esistenziale che trova la sua croce e delizia nel solito onirico, dimesso e femmineo tono. Proveniente dalle medesime sessioni di registrazione, ma sciaguratamente non incluso nell'album, un altro capolavoro di Crosby: "It Happens Each Day" [2:44], perla di uno space-country raffinato quanto viscerale.
Younger Than Yesterday, il miglior album dei Byrds, ha la sfortuna di apparire nell'anno del rock, nell'anno di Velvet Underground, Doors, Pink Floyd, Jimi Hendrix,
Jefferson Airplane, Traffic. E non può far molto.

Notorious Byrd Brothers (3 gennaio 1968), 11 brani, 29 minuti. No. 47 Pop Albums.
Clarence White: Guitar, Guitar (Electric)
Chris Hillman: Bass, Mandolin, Guitar (Bass), Vocals
Michael Clarke: Drums
David Crosby: Guitar, Guitar (Rhythm), Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals, Guitar (12 String)
Red Rhodes: Guitar
Jim Gordon: Drums
Paul Beaver: Moog Synthesizer
Gary Usher: Producer
Strumentalmente l'album è così rivoluzionario per chi lo ha fatto da non apparire quasi dei Byrds: ritmo sostenuto, fiati, un'elettronica imponente. Ne risulta un sound stravolto e molto più fresco rispetto ai precedenti lavori. Questo almeno per il capo d'opera "Artificial Energy" (Clarke/Hillman/McGuinn) [2:18] per quale il critico Sandy Pearlman di "Crawdaddy" inventò l'espressione "heavy metal". In realtà, all'epoca, l'hard-rock inglese aveva già detto la sua – e i Blue Cheer con "Vincebus Eruptum" lo ribadivano; e il canto è quello femmineo di sempre. Senza giungere a questi eccessi, la nuova fase del gruppo è testimoniata da "Goin' Back" (Goffin/King) [3:26] e soprattutto dal capolavoro "Natural Harmony" (Hillman) [2:11], ballate distorte, dove il sintetizzatore crea un clima proto-new wave e la sezione ritmica tiene effervescenti tempi jazz. Anche "Draft Morning" (Crosby/Hillman/McGuinn) [2:42], che ripercorre i terreni più consoni al gruppo (il folk) ha qualcosa di inusitato e una seconda parte stravolta da effetti di ogni tipo (ottoni, rumori da futuristici armi laser, voci filtrate) che avranno - per quello che possono composizioni tanto brevi e pop - una influenza determinante sulla nascente scena di Canterbury e specie sul Wyatt anni 70 ("Rock Bottom"). "Wasn't Born to Follow" (Goffin/King) [2:04] non fa che confermare la forma smagliante dei Byrds, che se da una parte paiono essersi ridotti a trucchi e artifizi d'ogni genere per celare una sostanziale mancanza d'ispirazione, dall'altra sono tra i primi a sanzionare l'uso di questi, facendolo apparire cosa più da apprezzare ed elogiare che da considerare sospetta. Inoltre, contribuisce a spogliare di ogni retorica composizioni che dal rischio di arenarsi nel melenso bussano alla porta della pura avanguardia ("Get to You" (Hillman/McGuinn) [- 2:39] si merita l'aggettivo di "metafisico"). Ogni brano di quest'album è prezioso e gravido di motivi che influenzeranno generazioni di musicisti pop. È inoltre la (unica?) occasione in cui McGuinn dà il meglio di sé, fa arte: perché l'album è basato su ciò che lui sa fare: arrangiamenti, invenzioni, stravaganze d'ogni tipo in campo del suono - non a caso MacGuinn appare, per la prima ed unica volta, come referente di pressoché tutti i brani. "Change Is Now" (Hillman/McGuinn) [3:21] è l'ennesima ballata incredibilmente stravolta da un assolo noise di McGuinn, da una batteria rivoluzionaria (tribale e jazz), da dissonanza e arditi cambiamenti di tempo e stili (country, folk, jazz, elettronica). "Old John Robertson" (Hillman/McGuinn) [1:49] è, nella sua immediatezza, ancor più spregiudicata: i Byrds, nel giro di un paio d'anni hanno radicalmente cambiato o rivoluzionato rotta, ma determinante è stato l'album precedente, che non a caso è il loro migliore assieme a questo: sintomo non di casualità, ma di grande momento di grazia.
"Tribal Gathering" (Crosby/Hillman) [2:03], consacrata al lavorio della dodici corde di MacGuinn, consegna l'ennesima canzone armonica e verginea alla violenza non del suono ma del rumore. "Dolphin's Smile" (Crosby/Hillman/McGuinn) [2:00] consacra il lavoro teorico e programmato che sta dietro all'album: alla batteria pare non esservi più un imberbe epigono dei nonni, ma uno spregiudicato percussionista - in effetti non si sa quanto abbia inciso Jim Gordon in questo e quanto sia opera sua o di Michael Clarke, che stava lasciando il gruppo; le voci imperterrite nei loro falsetti finiscono per creare un atmosfera ancor più inusitata e surreale – ancor più, nella loro ingenuità, di chi oggi si va a cercare una laringe considerabile prossima alla musica elettronica. "Space Odyssey" (Hippard/McGuinn) [3:52] è il capolavoro, sottoforma di requiem, che chiude l'album tra sibili spaziali; del resto ha un titolo che è di per sé un programma.
Dalle medesime registrazioni di questo grande album, vengono fuori lavori ancor più radicali, a testimonianza della forza che la passione per l'elettronica poteva suscitare in un McGuinn ventiseienne. Lo strumentale "Moog Raga" (McGuinn) [3:24] è al contempo un omaggio all'uomo che (a partire dal '66) diffuse il sintetizzatore e, attraverso questo strumento, alle atmosfere e religioni indiane – passioni, queste del sintetizzatore e dell'India compresenti in McGuinn e cause di quella per l'Lsd. "Triad" (Crosby) [3:29] è un ennesimo, trascendentale, capolavoro di Crosby, in grado di far concorrenza a quelli di Tim Buckley. Lo prenderanno i Jefferson Airplane, in quello stesso '68, per "Crown of Creation". L'esclusione del brano significa l'esclusione di Crosby dai Byrds – un anno dopo lo seguirà Hillman - ormai proprietà privata di un McGuinn che, escludendo qui Crosby perché interessato al cantautorato e non all'elettronica, e poi tornando al più reazionario country, testimonia solo il fatto che il via-vai nei Byrds non fu dovuto a divergenze artistiche ma solo a una lotta per il potere.
Sebbene vi siano stati nel '68 album meno significativi che nel '67, l'opera dei Byrds non può comunque competere con Leonard Cohen: "Songs" – del resto tra i primi dieci album della musica popolare di ogni tempo – o con Tim Buckley: "Happy Sad"; ma neanche con i più modesti (se così può dirsi di un capolavoro) Jimi Hendrix: "Electric Ladyland", Van Morrison: "Astral Weeks", Pink Floyd: "A Saucerful Of Secrets", Nico: "Marble Index"; i Byrds devono così "rientrare" in un'altra ressa di capolavori: Creedence Clearwater Revival: "Bayou Country", Jeff Beck: "Truth", Neil Young: "Self-titled", Jefferson Airplane: "Crown Of Creation", Blue Cheer: "Vincebus Eruptum", Kinks: "Village Green Preservation Society", Cream: "Wheels Of Fire", Grateful Dead: "Anthem Of The Sun".
MacGuinn tentò di passare dal folk e country al jazz ed all'elettronica. Gram Parson (1946-1973) a suonare le tastiere.

Sweetheart Of The Rodeo (30 agosto 1968): 11 brani, 32 minuti. No. 77 Pop Albums.
Clarence White: Guitar, Vocals
John Hartford: Banjo, Guitar
Chris Hillman: Bass, Mandolin, Guitar (Bass), Vocals
Gram Parsons: Guitar, Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals
Lloyd Green: Guitar (Steel)
Earl Poole Ball: Piano
Jon Corneal: Drums
Roy M. "Junior" Husky: Bass
Kevin Kelley: Drums
Jay Dee Maness: Guitar (Steel)
Gary Usher: Producer
Con la dipartita di Crosby, McGuinn si dà proprio a ciò per cui Crosby dovrebbe essersene andato: la tradizione. I due album dei Byrds del '68 sono, rispettivamente, il più all'avanguardia (il primo) e il più reazionario: non solo della carriera dei Byrds, ma per quell'anno della musica popolare. I Byrds iniziano però qui il loro lento e inesorabile percorso verso il disfacimento - dopo Gene Clark e Crosby se n'era andato anche Michael Clarke. Da qui a un anno non saranno più i Byrds, ma il complesso di McGuinn accompagnato da vari session-men saltuariamente (in)capaci di improvvisarsi compositori. Come il precedente, anche se su diversi fronti, l'importanza dell'album è tutta nella forma dell'esecuzione, del resto impeccabile. Si tratta non a caso di un album fatto di sole cover - ed è una costante dei Byrds, ossia di McGuinn: importanti solo formalmente o esteticamente, sostanzialmente debitori di vari compositori; e che si chiamino Dylan o Crosby e che facciano o non facciano parte dell'ensemble, non conta. Per qualcuna di queste cover viene fatto entrare come membro del gruppo Gram Parsons (Fl, 1946 - Ca, 1973) ex The International Submarine Band (poi in The Flying Burrito Brothers), capostipiti, in quello stesso anno, con "Safe At Home", dello stile country-rock. In realtà, trattasi di pseudo-stile, ed è più appropriato parlare di revival. Siamo infatti di fronte a un country tradizionalissimo - voce-chitarra-violini-pianola - reso attuale con una dimessa sezione ritmica, testi scritti da giovani e sensibili ai problemi dei nuovi giovani - più nichilisti, ma non troppo diversi da quelli dei vecchi giovani dell'800. I Byrds, con quest'album di cover, avviano - sapienti ed impeccabili - su larga scala il revival del country-rock che così tanto - e così malamente - spopolerà nell'America di fine 60-inizio 70. I Byrds, per questo proselitismo, sono più importanti di The Band, Buffalo Springfield e di tutti quei gruppi coevi che facevano country sì, ma non così programmaticamente. Tra parentesi, il country, in America, tra rock n' roll, rhythm and blues, Greenwich Village British invasion non era mai morto: bastino il nome The Everly Brothers (1954-1973) e la scuola di Nashville (fondata negli anni 20, nel 1963 la metà dei dischi americani provengono da qui).
Le composizioni di Parsons - e da lui cantate - sono la lirica "Hickory Wind" [3:34] e l'epica "One Hundred Years from Now" [2:43], traboccanti di sincerità e spontaneità da parte di uno che ha dedicato l'esistenza al country e che, a suon di chitarra acustica e lamenti vocali finirà per morire d'overdose di morfina e tequila. Parsons era in rapporti con i Rolling Stones e come loro abbinava una musica da nonni e bisnonni a una vita bohemien quanto mai di moda.
Nelle medesime sessioni Parsons dette un terzo brano: "Lazy Days" (Parsons) [3:29] tra Dylan - per come è meditata e vomitata - e Rolling Stones – per come è tirata e sostenuta (ancora, dei Byrds non è rimasto nulla).
Negli altri brani, dove si avvicendano talora contrappuntandosi ben sei chitarristi, se da una parte non c'è meraviglia per l'agilità e perizia con cui i Byrds riescano a spaziare dal bluegrass degli esordi al presente country - non sono più i Byrds! - dall'altra va ammirata la prodigiosa e camaleontica versatilità di McGuinn, qualità del resto proprie di ogni fissato o maniaco saltuario incentrato ora su di una cosa (l'India), ora su di un'altra (l'elettronica), ora su di un'altra ancora (il country delle praterie) – per tacere delle passioni via via avvicendatesi per Dylan, i Beatles, le droghe ecc.
Due le cover di Dylan - l'anno dopo anche lui sarà preso dalla febbre country con "Nashville Skyline": "You Ain't Going Nowhere" [2:38] e "Nothing Was Delivered" [3:34]; quest'ultima superba e con un appeal da hit pop. Le altre rivisitazioni di brani altrui pescano un po' ovunque, specie dai repertori meno conosciuti, e risultano - vista la malizia esecutiva e la sapienza degli arrangiamenti - brani tutto sommato nuovi. Del resto, fare cover è la cosa perfetta per McGuinn: egli ha bisogno di un terreno solido sui cui potersi sbizzarrire: quando questo manca, non si ha né una bella canzone né un'avanguardia di pregio. Da "I Am A Pilgrim" (Traditional) [3:42] la più western, a "The Christian Life" (Louvin/Louvin) [2:33] da coro di cow-boy, alla cabarettistica e triste "You Don't Miss Your Water" (Bell) [3:51], a "You're Still On My Mind" (McDaniel) [2:26] dove – alla voce – pare di sentire Lou Reed; sino all'immancabile omaggio a Guthrie ("Pretty Boy Floyd" [2:37]). "Blue Canadian Rockies" (Walker) [2:05] è l'apice dell'effetto che contraddistingue tutta l'opera – e ogni revival - quello di un antico mestiere fatto da una giovane leva. Da qui l'interesse e la distonia per la cosa: nonché il conflitto tra la natura e la storia. "Life In Prison" (Haggard/Sanders) [2:47] insegna come il country – contrariamente dal rock – possa raccontare cose terribili in modo tra il ballabile, l'impassibile e il gioviale. E se ciò può apparire stupido o fossilizzante, potrebbe anche nascondere la verità di ogni raccontare, e quindi dei fatti che si raccontano: l'indifferenza o inesorabilità.
Dr. Byrds & Mr. Hyde (3 febbraio 1969). No. 153 Pop Albums.
Clarence White: Guitar, Vocals
Gene Parsons: Drums
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals
John York: Bass
Bob Johnston: Producer
È questo, per la storia interna del gruppo, l'album più importante. Infatti è questo il primo album dopo lo scioglimento a pezzi e bocconi dei Byrds. Anche Chris Hillman se n'è andato (a formare i Flying Burrito Brothers con Gram Parsons). Quest'album esce a nome Byrds, ma i Byrds non ci sono più. È il primo album da McGuinn solista, ma è l'inizio della fine. L'inizio degli orrori degli anni avvenire. Incapace di fare canzoni, impelagato nel country, giunto alla fine delle proprie capacità sperimentali, è un uomo fallito che non si rassegna a considerarsi tale. Non bastano certo l'esperto Gene Parsons e il fido Clarence White a risollevare le sorti di un destino implacabile e noioso da raccontarsi.

Ballad Of Easy Rider (29 ottobre 1969): 11 brani, 30 minuti. No. 36 Pop Albums
Clarence White: Guitar, Vocals
Gene Parsons: Guitar, Drums, Vocals, 5-string Banjo
Roger McGuinn: Synthesizer, Banjo, Guitar, Vocals
John York: Bass, Vocals
Terry Melcher: Producer
Può anche essere il più compiuto album country di McGuinn (che scrive una canzone su 11), ma non sa di niente. E la ricetta – allora fresca – di Sweetheart Of the Rodeo (del resto sotto l'impronta di Gram Parsons) non è riporoponibile. Almeno "Jack Tarr the Sailor" (Traditional) [3:31] merita menzione: pare un brano celtico cantato da un cow-boy in crisi religiosa.

Untitled/Unissued (ottobre 1970): 16 brani. No. 40.
Clarence White: Guitar, Vocals
Gene Parsons: Drums, Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals, Producer
Skip Battin: Bass, Vocals
Terry Melcher: Producer
È per metà un live di cover e classici del repertorio Byrds; per metà un campionario cantautorale del nuovo bassista: Skip Battin.

Byrdmaniax (23 giugno 1971): 11 brani, 34:15. No. 46 Pop Albums.
Clarence White: Guitar, Vocals
Gene Parsons: Drums, Vocals
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals
Skip Battin: Bass
Sneaky Pete Kleinow: Pedal Steel, Guitar (Steel)
Byron Berline: Fiddle, Violin
Larry Knechtel: Organ, Piano, Keyboards
Paul Polena: Reeds, Strings, Horn
Jim Seiter: Percussion, Tambourine
Terry Melcher: Piano, Producer
È un orrendo frutto del narcisismo di McGuinn che non ha nemmeno più il coraggio di prendere su di sé la responsabilità di un'arte che, senza senso, non è nemmeno più arte. Mai i Byrds avevano suonato così amplificati e freschi, mai così poco Byrds. McGuinn firma (peraltro in collaborazione) 4 brani su 11: "Pale Blue" (McGuinn/Parsons) [2:24] fa il verso a Simon & Garfunkel, "I Trust" (McGuinn) [3:21] pare una "Like A Rolling Stone" versione soul-pop, "Kathleen's Song" (Levy/McGuinn) [2:44] ha tutte le carte del folk-pop più trash; "I Wanna Grow Up To Be A Politician" (Levy/McGuinn) [2:06] è un motivetto country trito e ritrito.
Gli altri componenti dei nuovi Byrds si provano a comporre senza sapere che tra essere dei buoni esecutori e dei buoni compositori ce ne corre molto: "Tunnel Of Love" (Battin/Fowley) [5:02] pare la nonna di "You Can Leave Your Hat On" in "9 1/2 Weeks"; "Citizen Kane" (Battin/Fowley) [2:37] è un jazz anni 30; "Absolute Happiness" (Battin/Fowley) [2:40] è un soft-rock alla Serge Gainsbourg, "Green Apple Quick Step" (Parsons/White) [1:51] è uno strumentale country-folk che avrà qualcosa da insegnare ai Pogues. Le cover poi sono quanto di peggio: un vecchissimo country già di Duane Eddy, "My Destiny" (Carter) [3:40], un funk abortito, "Jamaica Say You Will" (Browne) [3:36], un orrendo soul, "Glory, Glory" (Reynolds) [4:05].

Farther Along (29 dicembre 1971): 11 brani, 30 minuti. No. 152 Pop Albums.
Clarence White: Guitar, Mandolin, Arranger, Vocals, Producer
Gene Parsons: Harmonica, Pedal Steel, Drums, Guitar (Rhythm), Guitar (Steel), Vocals, Producer, Drums (Snare), 5-string Banjo
Roger McGuinn: Banjo, Guitar, Vocals, Producer
Skip Battin: Bass, Piano, Vocals, Producer
Non è peggiore del precedente lavoro solo perché non è possibile andare più in basso.

Byrds (1973): 11 brani, 34:49. No. 20 Pop Albums.
Chris Hillman: Guitar (Acoustic), Bass, Mandolin, Guitar (Electric), Vocals, Guitar (12 String)
Gene Clark: Guitar (Acoustic), Harmonica, Tambourine, Vocals
Michael Clarke: Percussion, Conga, Drums
David Crosby: Guitar (Acoustic), Guitar (Electric), Vocals, Guitar (12 String), Producer
Roger McGuinn: Guitar (Acoustic), Banjo, Guitar (Electric), Vocals, Guitar (12 String), Moog Synthesizer
Ora i Byrds sono, per una volta, tutti insieme. Ma dopo cinque anni non ne valeva la pena.

Byrds

Discografia

Mr. Tambourine Man (Columbia, 1965)

6

Turn! Turn! Turn! (Columbia, 1965)

6

Fifth Dimension (Columbia, 1966)

7

Younger Than Yesterday (Columbia, 1967)

8

Greatest Hits (Columbia, 1967)
Notorious Byrd Brothers (Columbia, 1968)

8

Sweetheart Of The Rodeo (Columbia, 1968)

7

Preflyte (Bumble, 1969)
Dr. Byrds & Mr. Hyde (Columbia, 1969)

5

Ballad Of Easy Rider (Columbia, 1969)

6

Untitled (Sony, 1970)

5

Byrdmaniax (Columbia, 1971)

2

Farther Along (Columbia, 1971)
Best Of The Byrds: Greatest Hits Vol. II (Columbia, 1972)
History Of The Byrds [UK] (CBS, 1973)
Byrds (Asylum, 1973)
The Byrds Play Dylan (CBS, 1980)
Original Singles 1965-1967 Vol. I (anthology, Columbia, 1981)
Original Singles 1967-1969 Vol. II (anthology, CBS, 1982)
The Byrds Collection (anthology, Castle, 1986)
Never Before (Murray Hill, 1987)
In The Beginning (Rhino, 1988)
Byrds Boxed Set (Columbia, 1990)
Free Flyte (Sony, 1991)
Twenty Essential Tracks From The Byrds Boxed Set (anthology, Columbia, 1991)
Nashville West (Sony, 1996)
Very Best Of The Byrds (anthology, Columbia, 1997)
Super Hits (Sony, 1998)
Live At The Fillmore - February 1968 (2000)
The Preflyte Sessions (Sundazed, 2001)
The Essential Byrds (anthology, Sony, 2003)
Pietra miliare
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