Nel secondo ci sono quelli che si collegano solo marginalmente alla scena, in quanto provenienti da storie e culture diverse. Qui andiamo oltre le generazioni descritte in precedenza; si tratta di musicisti che non hanno nulla a che fare con i Wilde Flowers ma che - in modo più o meno diretto - possono collegarsi a Canterbury; il jazz-rock dei Nucleus di Ian Carr, la musica da cabaret di Lol Coxhill, il romanticismo dei Camel, la big-band dei Centipede ecc.
Nel terzo vi sono quei musicisti che, per brevi periodi della loro lunga carriera, si sono accostati alla scena senza mai farne parte integrante. Ad esempio, Robert Fripp e Brian Eno hanno rispettivamente fatto da produttore e suonato nell'album "Little Red Record" dei Macthing Mole; Nick Mason ha prodotto vari album della scena e registrato un album solista, "Fictitious Sports" (1981), tipicamente canterburiano; l'eclettico chitarrista dei Roxy Music, Phil Manzanera, nel 1975 ha pubblicato due album, uno solista ("Diamond Head") e uno a nome Quiet Sun ("Mainstream"), che vedono la collaborazione di Robert Wyatt, Bill MacCormick (Matching Mole), Brian Eno e Mongezi Feza. Potrebbe essere inserito nel filone anche Mike Oldfield, autore di una carriera solista assolutamente non canterburiana, ma che nella sua giovinezza è cresciuto e si è formato in quegli ambienti, pur distaccandosene senza rimpianti molto rapidamente.
Nel quarto e ultimo gruppo ci sono tutti quegli epigoni che da ogni parte del mondo - compresa l'Inghilterra - hanno cercato di riprendere le sonorità della scena, a volte lasciandosi influenzare dalle culture dei loro paesi di provenienza, altre volte battendo strade già percorse; per questo motivo possono essere considerati autori di una vera e propria "Canterbury fuori Canterbury".

È come se dal grande tronco comune della musica rock, originato dalla classica triade blues-folk-country, ci sia stata una piccola ma significativa gemmazione creatrice di un mondo tutto nuovo, fino ad allora inesplorato. È in effetti sorprendente notare quando appaia diversa la musica di Canterbury rispetto a quella suonata in altre parti, anche vicine, del Regno Unito, per non parlare degli Stati Uniti. Sembra quasi che nella piccola città della cattedrale si sia sviluppato un universo parallelo dove le influenze di gruppi come Beatles, Rolling Stones, Kinks, Byrds, Who, Cream - dominanti nella gran parte del mondo anglofono - vengono ridotte ai minimi termini. Deve restare però ben inteso che Canterbury, almeno nei sui primi anni, non rinnega la triade blues-folk-country: sarebbe assurdo pensare che i giovani Wilde Flowers immaginino di poterla superare; quel che riesce loro è semmai di arricchirla e aggiornarla. Sempre restando all'interno dei suoi confini, non fa altro che allargarli a nuove esperienze, renderli più consoni a un nuovo sentire comune, più comodi per chi iniziava a sentirsi stretto in un mondo che necessita sempre più di nuove contaminazioni. Se Canterbury ha davvero superato la suddetta triade, lo ha fatto con i suoi album più maturi, alcuni dei quali hanno effettivamente una visione che va molto oltre i confini del classico mondo del rock.
Chi suona a Canterbury - negli anni in cui la scena si sviluppa - ha una formazione musicale mediamente differente da quella del classico musicista rock. Ascolta più Ornette Coleman o John Coltrane che Muddy Waters o Little Richard, cerca di comprendere l’avanguardia di Stockhausen o la dodecafonia di Schonberg e si appassiona ai nascenti eroi della psichedelia americana. Altra caratteristica, probabilmente fondamentale per lo sviluppo negli anni a venire, è l'idea che un musicista non può essere giudicato dal numero di album venduti; questo forte attaccamento alla propria libertà artistica che non deve essere influenzata dalle regole del "mercato" discografico troverà nel manifesto del Rock In Opposition il suo punto di arrivo. Questo aspetto ha contribuito a creare una scena ricca di innovazione e sperimentazione ma povera economicamente. Wyatt in varie interviste ha messo l'accento su questo punto: "I soldi erano un problema costante per me. Sai, invidio davvero scrittori e pittori, che possono lavorare e sperimentare per ore con il solo ausilio di una penna, un foglio di carta, qualche spicciolo, una tazza di tè e un panino. Lo studio è costosissimo e questo mi crea molta tensione".
Ma può bastare una città e un gruppo di musicisti a far nascere una scena musicale di queste dimensioni? È probabile che la scena di Canterbury non sarebbe mai potuta nascere senza l'involontario contributo di due persone straordinarie: George Ellidge e Honor Wyatt. Il padre e la madre di Robert sono due liberal dalle vedute aperte e dagli ampi interessi culturali che spaziano dalla musica alla letteratura, dalla pittura a tutte le forme di arte. È in questo ambiente poliedrico e culturalmente stimolante che Robert ha la fortuna di crescere. Negli stessi anni in cui nel resto del Regno Unito si passa dal beat ai primi accenni di psichedelia, blues rock e progressive, la loro casa diventa in breve tempo meta di amici e compagni di scuola, musicisti, aspiranti poeti che fanno di quelle stanze magnifici luoghi dove ascoltare musica, leggere poesie o semplicemente bere e fare baldoria. Dovevano essere stupendi quei lunghi pomeriggi passati ad ascoltare i vinili di musica jazz del padre di Robert o quelli del nuovo rock d'oltre oceano dei vari avventori ospiti di casa Wyatt. Fra le persone che la frequentano vi sono tutti i protagonisti principali della scena: i fratelli Hugh e Brian Hopper, i cugini Richard e David Sinclair, Pye Hastings, Mike Ratledge, Kevin Ayers. A questi si unisce - in un secondo tempo - il più eccentrico di loro: l'australiano Daevid Allen, l'hippie del gruppo, quello che - a dire di Ayers - col suo carattere estroverso e con la sua dirompente genialità crea le condizioni necessarie per innescare la scintilla che trasformerà un gruppo di giovani adolescenti in veri musicisti.Nessuno pensava che facessimo parte di una qualche scena. Ricordo invece molto bene che volevamo andarcene da Canterbury.
(Robert Wyatt)
Queste caratteristiche, che oggi ci appaiono chiare, non lo erano quaranta anni fa; a leggere alcune interviste di Wyatt, Ayers o Hopper, sembra quasi che la scena si sia sviluppata in modo inconsapevole agli stessi autori, manifestandosi in modo più palese solo anni dopo. Ecco cosa ci dice Wyatt: "Quanto a Canterbury direi che così come il Cristianesimo è stato inventato settant’anni dopo la morte del pover’uomo, anche la 'scena di Canterbury' è stata inventata molto tempo dopo, dall’esterno. Da quel che ricordo, nessuno pensava che facessimo parte di una qualche scena. Ricordo invece molto bene che volevamo andarcene da Canterbury". E Ayers: "Ho sempre negato l’esistenza di una scena di Canterbury, eravamo una mezza dozzina di persone che suonavano nella città della cattedrale, ma se dovessi trovare qualcosa davvero in comune erano i nostri studi letterari che sono stati il motivo che ci ha fatto ritrovare nei primi anni". Infine, Hopper: "Penso che sia un marchio piuttosto artificiale, una cosa giornalistica. Nel momento in cui i Wilde Flowers iniziarono a suonare, a Canterbury nessuno suonava dal vivo. Canterbury non è mai stato un posto veramente buono per suonare. Non è un luogo musicale, non ci sono mai stati spazi davvero adatti per un musicista".
Le origini (1962-1967)
- Wilde Flowers

I Wilde Flowers - con formazioni spesso diverse e instabili - suonano sino al 1967, proponendo quello che sarebbe diventato il preludio di una nuova scuola musicale. La loro musica ancora immatura, incompleta, a tratti persino infantile, è contenuta in una serie di quattro raccolte pubblicate solo nel 1998, intitolate ironicamente "Canterburied Sounds Vol 1-4".
Nel 1967 i Wilde Flowers si dividono e danno vita ai primi grandi gruppi di Canterbury. Robert Wyatt (voce, batteria), Daevid Allen (chitarra), Mike Ratledge (piano) e Kevin Ayers (basso) creano i Soft Machine, l'anima più sperimentale, innovativa, dadaista e psichedelica, mentre David (piano) e Richard Sinclair (basso, voce), Pye Hastings (chitarra, voce) e Richard Coghlan (batteria) formano i Caravan, l'anima più melodica, romantica e, potremmo dire, più progressiva.
I Soft Machine cominciano da subito a riscuotere un grande successo; sono leggendari i loro live con i Pink Floyd di Barrett negli anni ‘67-‘68. Suonano in tutta Europa, sino in America come band a supporto di Jimi Hendrix. Al ritorno da un live a Parigi perdono per strada Allen per problemi di passaporto, di conseguenza Wyatt e compagni decidono di registrare il primo album da soli. Il risultato è sorprendente: la solida base di basso e batteria, arricchita dal virtuosismo di Ratledge, crea un'unione di beat, psichedelia, improvvisazione e spontaneismo che non ha precedenti. "Soft Machine" (1968), pur nella sua semplicità, è un lavoro di grande impatto, che fa presagire enormi potenzialità. Brani come la furiosa "So Boot If At All", l'ipnotica "Why Are We Sleeping", la romantica "A Certain Kind" o i primi esperimenti vocali di "Hope For Happiness" o "Why Am I So Short?" sono delle vere perle di una Canterbury ancora in fase embrionale.
Dopo i live in giro per il mondo Ayers, non riuscendo a reggere lo stress della vita da musicista professionista, lascia il gruppo e viene sostituito da Hugh Hopper. La presenza di Hopper, col suo basso fuzz, cambia i Soft Machine che con "Volume Two" (1969) perdono la componente più leggera, gioviale e spensierata di Ayers, per un suono maggiormente strutturato, di derivazione più jazz e meno beat. I legami col primo album permangono con "Hibou, Anemone And Bear" (clone di "So Boot If At All") e con "Pataphysical Intro", mentre "Esther's Nose Job" segna un iniziale interesse verso la musica d'avanguardia.
Ma è con "Third" (1970) che i Soft Machine raggiungono il loro vertice. I tre decidono di non scrivere più insieme i brani e di separarsi, componendo ognuno lunghi pezzi di 20 minuti dove inserire le proprie idee. Il risultato è l’album più maturo, complesso e articolato della loro carriera, artefice di una svolta jazz rock che prende spunto dai nuovi dischi di Miles Davis; proprio per questo, alla classica formazione, si aggiungono Elton Dean al sax alto, Lyn Dobson al sax soprano, Nick Evans al trombone, Rab Spall al violino e Jimmy Hastings al flauto e clarinetto basso. Sembra passato un secolo rispetto all’esordio beat; la padronanza degli strumenti e la capacità compositiva raggiungono nuove vette di complessità, pur facendo rinunciare a qualcosa del rivoluzionario dadaismo spontaneista degli esordi. Wyatt firma uno dei suoi migliori brani, "Moon in June": mix di jazz, avanguardia, psichedelia, beat, esperimenti vocali, poesia e musica totale, si differenzia dal resto dell'album proprio per la geniale personalità dell’autore che, ormai svincolatosi da ogni barriera di genere, realizza uno dei suoi più grandi capolavori.
Dopo "Third" i rapporti fra i tre si fanno sempre più difficili. Ratledge spinge per un jazz-rock molto più rigido e mette all'angolo Wyatt che, dopo avere registrato quasi da turnista il successivo "Fourth" (1971), formerà i Macthing Mole dove troverà maggiore libertà e spazi più consoni per proseguire le sue idee. La storia darà ragione a Wyatt che firmerà ancora pagine memorabili di musica, mentre Ratledge, nonostante il suo indiscusso ruolo di primo piano negli anni d'oro dei Soft Machine, abbandonerà ogni scena musicale alla fine degli anni settanta.

La lunga suite "Nine Feet Underground" dall'album "In The Land Of Grey And Pink" - in quanto capace di tenere uniti tutti gli elementi tipici delle classiche suite del progressive rock con l'aggiunta di ambientazioni tipicamente canterburiane - può essere considerata il manifesto della loro musica. Dopo il terzo album, "Waterloo Lily" - con Steve Miller (fratello del più noto Phil, chitarrista dei Matching Mole e degli Hatfield and the North) al posto di David Sinclair - Richard Sinclair lascia i Caravan: "Ho lasciato il gruppo quando si è orientato verso il pubblico. Quando la musica si è evoluta in direzione pop-rock, ho sentito il bisogno di fare altro, così ho formato gli Hatfield and the North. Non sono bravo a scrivere musica per le masse". Da quest'altra separazione nascerà una nuova generazione di Canterbury.
Dalla scissione dei Soft Machine
- Kevin Ayers e i Whole World
- Matching Mole
- Robert Wyatt - Hugh Hooper

Ayers si può considerare il dandy di Canterbury; la sua gioia di vivere quasi infantile, la sua ironia, spensieratezza e voglia di libertà lo hanno portato a evitare sempre il meritato successo e lo hanno reso un personaggio quasi unico della storia del rock. Il suo carattere allegro e socievole, formatosi nell’infanzia passata in Malesia, gli ha impedito di prendersi troppo sul serio, facendogli preferire una vita serena tra vino, spiagge e musica a quella stressante e faticosa dei tour imposti dalle case discografiche. L'altra faccia della sua personalità è la voglia di solitudine che lo ha fatto vivere - quasi da eremita - a Ibiza piuttosto che nelle fredde città inglesi. Per comprendere meglio il suo carattere basta leggere un'intervista dove racconta il tour americano dei Soft Machine come supporto a Jimi Hendrix: "La prima parte del tour durò due mesi, ma a me sembrarono sei; si viaggiava e ci si esibiva sovrastati da un’incredibile intensità, un vero e proprio tour de force. Finii col non distinguere più le notti dai giorni, poiché in quella trasferta mi buttai a capofitto nello stile di vita che si suppone tipico del rock’n’roll, ma subito dopo mi stancai di quei ritmi e per venirne a capo mi trasformai in una specie di recluso. Non partecipavo neanche alle feste post-concerto".
Questo profondo stress porta Ayers a lasciare i Soft Machine. Inizialmente da solista pubblica "Joy Of A Toy" (1969), poi formato il suo nuovo gruppo, i Whole World, registra "Shooting At The Moon" (1970) che coniuga avanguardia ("Pisser Dans un Violon", "Underwater"), hard-rock ("Rheinhardt & Geraldin"), rock'n'roll ("Lunatics Lament"), musica da night-club ("May I?") e psichedelia (la title track). Ayers è anche lo scopritore e il mentore di Mike Oldfield che suona - ancora minorenne - chitarra e basso con gli Whole World.
Finii col non distinguere più le notti dai giorni, poiché in quella trasferta mi buttai a capofitto nello stile di vita che si suppone tipico del rock’n’roll, ma subito dopo mi stancai di quei ritmi e per venirne a capo mi trasformai in una specie di recluso. Non partecipavo neanche alle feste post-concerto
(Kevin Ayers)

È ancora nei Soft Machine quando pubblica il suo primo album solista, "The End of an Ear" (1970), caratterizzato dalla ricerca di un'assoluta libertà creativa. Si tratta di un lavoro molto difficile, né jazz, né rock: un insieme di suoni estremi, un ardito esperimento di "musica totale" davvero radicale. Lasciati i Soft Machine crea, insieme al chitarrista Phil Miller, al bassista Bill McCormick e al tastierista David Sinclair (ex-Caravan), il gruppo che, fin dal nome, riprende il percorso precedentemente interrotto.
I Matching Mole (nome scelto per l'assonanza con la traduzione di Macchina molle in francese) pubblicano solo due album, entrambi fondamentali. L'omonimo "Matching Mole" (1972) e il successivo "Little Red Record" (1972) percorrono sentieri diversi dagli estremismi di "The End Of An Ear" e segnano l'ingresso nella storia di Canterbury di importantissimi musicisti esterni alla scena che vi si avvicinano per brevi esperienze. In particolare "Little Red Record", prodotto da Fripp e arricchito dalla partecipazione al synth di Eno, è un lavoro che segna il passaggio di Wyatt all'attivismo politico, messaggio chiaro sia dal titolo che dalla copertina, che ritrae i quattro Matching Mole con in mano il libretto rosso di Mao e un mitra, pronti a combattere contro l'imperialismo americano. E' un album che certifica un cambiamento di prospettive: il periodo d’oro degli anni Sessanta e gli ideali della Summer of Love sono ormai solo un lontano ricordo.
L'esperienza dei Matching Mole sarebbe continuata se non fosse accaduto l'imponderabile. È il primo giugno del 1973; Robert cade dal terzo piano e rimane paraplegico, non potrà più camminare né, tanto meno, suonare la batteria. Wyatt mostra una forza interiore sorprendente, ritrovando prestissimo la voglia di suonare grazie anche all'aiuto della sua compagna Alfie e dei suoi amici che lo sostengono in ogni modo; dirà addirittura di avere provato alcuni dei brani di "Rock Bottom" in un vecchio pianoforte dell'ospedale presso il quale rimane ricoverato per quasi un anno. Soft Machine e Pink Floyd suonano in un famoso concerto in cui devolvono a Robert i proventi. Nick Mason, in particolare, gli resta molto vicino e produce il suo album successivo. E' il 26 luglio 1974; viene pubblicato "Rock Bottom" (1974), oggi riconosciuto unanimemente come un pietra miliare della storia della musica. Lo stesso giorno Robert sposa Alfie.
Sembrerebbe una rinascita; il giovane batterista dei Soft Machine ormai non c'è più (Wyatt dirà: "Il bipede batterista") e nasce un uomo nuovo. "Rock Bottom", prendendo in prestito l'allegoria del mare, parla dell'enorme fatica necessaria per risalire dagli abissi in cui la vita può cacciarti; la risalita/rinascita è possibile, ma solo a costo di enormi sacrifici e solo grazie all'aiuto delle persone che ti sono vicine. Tutta Canterbury rende omaggio al suo leader riconosciuto; partecipano all'album Mike Oldfield, Gary Windo, Mongezi Feza – trombettista, amico fraterno di Wyatt, che da lì a poco morirà in circostanze misteriose - Fred Frith, Hugh Hopper e Richard Sinclair.
La carriera di Wyatt continua con vari Lp e decine di collaborazioni. Tra le tante, impossibile non ricordare "Music For Airports" (1978) di Brian Eno, "The Hapless Child" (1975) di Michael Mantler e "Fictitious Sports" (1981) di Nick Mason, queste ultime entrambe con la collaborazione di Carla Bley. Dopo la pubblicazione di "Ruth Is Stranger Than Richard" (1975) Wyatt vive un periodo della sua vita in cui si interessa tantissimo alla politica. Di quegli anni dice: "A partire dalla metà degli anni 70, mi sentii molto confuso. La mia musica mi pareva totalmente inadeguata. Trovavo immensamente presuntuosa e ridicola l’idea della generazione degli anni 60 che si potesse migliorare il mondo con le sole canzoni di protesta. Cominciai a interessarmi maggiormente alla seria attività rivoluzionaria, cioè quella tesa al rovesciamento del potere". Si iscrive quindi al Partito Comunista Inglese e per almeno sette anni si interessa più alla politica che alla musica. Questa esperienza culmina con l'album "Nothing Can Stop Us" (1982), raccolta di vecchi brani politici di sinistra rivisitati. Sempre nel 1982 compie una decisa svolta verso l'elettronica con l'ottima colonna sonora del documentario "The Animals Film" (1982). La sua carriera prosegue sino ad oggi con album solisti e collaborazioni. L'ultimo suo titolo, la raccolta "Different Every Time" (2014), raccoglie - oltre a tanti dei suoi migliori brani - anche varie collaborazioni sparse in Lp di non sempre facile reperibilità.
Il suo secondo album "Hopper Tunity Box" (1977) è più convenzionale, ma contiene alcuni brani sorprendenti come il trittico jazz-rock di "Hopper Tunity Box", "Miniluv" e "Gnat Prong".

Dopo anni di gavetta con i Wilde Flowers si arriva al 1967. Durante un tour in Francia con i neonati Soft Machine, Allen non riesce a tornare in Inghilterra per motivi di passaporto. Rimasto a Parigi trova il tempo di formare i Gong, il gruppo più bizzarro nato, seppur indirettamente, da Canterbury. In effetti l'accostamento alla scena è forzato; i Gong hanno poco a che spartire con i Caravan o i Soft Machine, e restano un caso assolutamente unico e originale. La loro musica rielabora una versione europea delle operette freak-rock di Zappa, supera la psichedelia classica e contiene elementi proto-progressive e space-rock che erano parzialmente preannunciati nei due album solisti di Allen, "Magick Brother Mystick Sister" (1970) e "Banana Moon" (1970) - quest'ultimo con la partecipazione di Wyatt. Ciò appare particolarmente evidente nel surreale brano "Stoned-Innocent Frankenstein And His Adventures In The Land Of Flip".
Con "Camembert Electrique" (1971) inizia il loro lungo viaggio, un trip stralunato nel mondo immaginario del pianeta Gong popolato da alieni verdi che viaggiano nello spazio su teiere volanti, radio pirata telepatiche, templi invisibili, campi magnetici protettivi, osservatori a forma di banana. Inizialmente i Gong sono formati - oltre che da Allen - dalla cantante e poetessa Gilli Smyth, dal sassofonista e flautista Didier Malherbe, dal bassista Christian Tritsch e dal batterista Pip Pyle, ma la formazione è destinata a cambiare frequentemente.
"Camembert Electrique" è ancora un album di transizione; per dar vita alla trilogia che contiene in sé tutte le idee di Allen è necessario l'ingresso nei Gong di Steve Hillage (Arzachel, Khan) e di Tim Blake al synth. Dopo un 1972 passato in tour in tutta Europa è il momento della celeberrima trilogia Gong, "Radio Gnome Invisible", "Flying Teapot" (1973), "Angels Egg" (1973), "You" (1974). "Flying Teapot" è la perfetta sintesi del carattere visionario e delle idee musicali di Allen; una grande opera a metà tra space-rock, spirito hippie, surreale ironia, psichedelia freak, jazz ed elettronica, messi insieme in un unico grande contenitore. L'influenza di Allen si riduce nei successivi "Angels Egg" e "You". Soprattutto l'ultimo accentua tantissimo l'anima elettronica-space dei Gong, mentre "Angels Egg" sta in mezzo, non solo temporalmente, tra i due. Allen, nel 1975, abbandona temporaneamente i Gong, giustificandosi così: "Un campo elettromagnetico invisibile mi impediva di avvicinarmi ai miei amici". Hillage intraprende invece una carriera solista.
Sono stato costretto ad abbandonare temporaneamente i Gong. Un campo elettromagnetico invisibile mi impediva di avvicinarmi ai miei amici
(Daevid Allen)

Nel 1972 Hillage forma i Khan, gruppo autore di un solo album, "Space Shanty". I Khan vantano un'ottima formazione che, oltre a Hillage, vede anche due musicisti provenienti dai Crazy World di Arthur Brown, Nick Greenwood al basso e Dick Henningham alle tastiere (infine sostituito da Dave Stewart degli Uriel). Inizialmente è anche presente il batterista dei Gong Pip Pyle che però abbandona il gruppo poco prima delle registrazioni e viene sostituito da Eric Peachey. Hillage vira verso suoni che mostrano varie influenze. Le sonorità ultra-psichedeliche degli Arzachel sono abbandonate per una decisa svolta progressiva, che comprende psichedelia, prog, Canterbury, surrealismo alla Gong, ambientazioni space; tutti elementi che sono e saranno il comune denominatore della musica di Hillage. Dopo l’esperienza con i Khan e con i Gong, intraprende la sua carriera solista. Pubblica vari dischi tra cui "Fish Rising" (1975), "L" (1976), "Motivation Radio" (1977), "Green" (1978), "Live Herald" (1979) e "Rainbow Dome Musick" (1979). "Fish Rising" e "L", con cenni più evocativi e spaziali, sono due ottimi esempi delle idee di Allen, mentre "Motivation Radio" risulta essere più commerciale, mentre "Green" (prodotto da Nick Mason), "Live Herald" e "Rainbow Dome Musick" lo riportano a livelli dignitosi.
Dalla scissione dei Gong sono nati alcuni progetti meritevoli di essere ricordati. Tra questi i Paragong, gruppo dalla vita brevissima, costituito in pratica dai Gong senza Daevid Allen e Gilli Smyth. Restano Didier Malherbe al sax e flauto, Steve Hillage alla chitarra e voce e Tim Blake, alla voce, armonica e synth: a loro si aggiungono Pierre Moerlen, un percussionista di formazione classica e il bassista Mike Howlett. I loro brani sono contenuti nel quasi introvabile "Paragong live '73" (1995), le cui registrazioni sono state perdute, ritrovate anni dopo e pubblicate postume. Riascoltando il live, un formidabile mix di improvvisazione e deliri psichedelici alla Arzachel, sembra quasi che lo spirito del maestro Allen aleggi nonostante la sua assenza.
Qualche anno dopo Gilli Smyth fonda, insieme a Didier Malherbe, al sassofonista degli Hawkwind Nik Turner e ai chitarristi Eduardo Niebla e Harry Williamson, i Mother Gong. Col loro ottimo album d'esordio, "Fairy Tales" (1979), tentano di raccontare – tramite le atmosfere fiabesche tipiche dei Gong – una serie di favole per bambini. Il brano iniziale "Wassilissa" riprende una favola russa scritta da Alexander Rou nel 1939, mentre la finale "The Pied Piper" è dedicata al noto pifferaio di Hamelin ideato dai fratelli Grimm. Il tentativo - pur apparentemente inaudito – riesce, in quanto ripulisce il sound dei Gong dalla sua componente psichedelica e lo arricchisce con flauti, arpe, cornamuse, uilleann pipes (uno strumento tradizionale irlandese) che ricreano un tappeto di musica tradizionale che è il sottofondo ideale per i dialoghi, a volte soavi, a volte bizzarri della Smyth. La successiva trilogia "Robot Woman" (1981-1982-1986) riprende maggiormente le sonorità Gong, sempre al confine tra ironia e sperimentazione.
Prog canterburiano
- Egg
- Camel
- Phil Manzanera, Quiet Sun, 801
Nella prima generazione di Canterbury alcuni gruppi si sono avvicinati moltissimo ai classici gruppi progressive britannici, pur mantenendo forte autonomia e personalità tipicamente canterburiane. Gli Egg, figli dei precedenti Uriel, si formano dopo la partenza di Hillage con un trio formato da Dave Stewart alle tastiere, Mont Campbell al basso e Clive Brooks alla batteria. La loro formazione ricalca quella degli Emerson Lake and Palmer o dei Soft Machine (tastiera, basso e batteria senza chitarra) ma il loro sound è più assimilabile al prog-rock sinfonico rispetto ai Soft Machine e risulta essere meno pomposo rispetto agli Emerson Lake and Palmer. Tutti i loro tre album - "Egg" (1970), "The Polite Force" (1971), "The Civil Surface" (1974) - mostrano una continua alternanza tra momenti jazz-rock e blues che insieme alla presenza di ambiziose suite non possono non ricordare i migliori Colosseum.

Il loro unico album, "Mainstream" (agosto, 1975), propone un prog-rock quasi interamente strumentale, dal quale traspaiono sia influenze latine, sia le doti tecniche di Manzanera, sia lo stile Matching Mole dovuto alla presenza di MacCormick (ad esempio, nel brano dal titolo surreale "Mummy Was An Asteroid, Daddy Was A Small Non-Stick Kitchen Utensil", scritto proprio da quest'ultimo). Pochi mesi prima (maggio 1975) Manzanera pubblica anche il suo primo album solista - "Diamond Head" - che vede la partecipazione di Eno ("Miss Shapiro"), di Wyatt (Frontera) e di John Wetton (King Crimson, Asia). "Diamond Head", seppur simile a "Mainstream", ha un'anima prog più melodica e un più marcato avvicinamento a sonorità latine. Il connubio tra Manzanera e Canterbury continuerà nel 1976 con gli 801, sorta di supergruppo prog formato da Brian Eno al synth, Bill MacCormick al basso, Francis Monkman (Curved Air) al piano, Simon Phillips (Toto, Judas Priest, Mike Oldfield, Jack Bruce Band) alla batteria. Il gruppo, nonostante la brevissima vita, registrerà uno dei migliori live della scena ("801 Live"), dove vengono proposti vari brani tratti dagli album di Manzanera con l'aggiunta di una cover dei Beatles ("Tomorrow Never Knows", dall'album "Revolver").
Jazz rock canterburiano
- Nucleus
- Keith Tippet e i Centipede
- Lol Coxhill e i Delivery

I loro album vanno dall'esordio "Elastic Rock" (1970), all'orchestrale "Solar Plexus" (1971), passando per Belladonna (1972) - pubblicato come album solista di Carr - fino al rigido jazz-rock di "Roots" (1973). Il suono che esprimono, a volte eccessivamente accademico, non ha nulla dello spontaneismo dei Wilde Flowers o dei primi Soft Machine. Questa è tutta un'altra storia.
Coxhill continua nel 1970 collaborando con i Whole World di Kevin Ayers e suonando in "Shooting At The Moon" (1970). Sempre nello stesso anno pubblica il suo primo album solista, "Ear Of The Beholder", dove riesce finalmente a esprimersi senza condizionamenti esterni: non più il blues dei Delivery o la poesia stralunata di Kevin Ayers, ma un album complicato, pieno di influenze. Dal jazz al cabaret, dalle filastrocche infantili alle atmosfere da night-club, dai lunghi assoli di sax fino ai dialoghi nonsense. Andando oltre rock e jazz, Coxhill raggiunge per la prima volta i suoi veri obiettivi. Negli anni successivi, collabora con quasi tutti i gruppi di Canterbury, senza mai esserne parte integrante. A metà degli anni Settanta dirige una comune dove si ritrovano musicisti, vagabondi, sbandati, anarchici e sognatori. A loro dedicherà l'album sperimentale "Welfare State" (1975).
Seconda generazione di Canterbury (dal 1974 in poi)
Il sunto del sound canterburiano
- Hatfield and The North
- Gilgamesh
- National Health
- Soft Head e Soft Heap

Il loro esordio - "Hatfield and the North" (1974) - mostra una notevole capacità compositiva e tecnica, una raffinatezza in stile Caravan con lunghe divagazioni strumentali degne dei migliori Matching Mole. Vi collabora Wyatt che canta nell'impalpabile "Calyx", disegnando vocalizzi di straordinaria bellezza. Anche il successivo "The Rotter's Club" (1975) segue la strada battuta dall'esordio. Tra i due album, gli Hatfield and the North collaborano alla registrazione di "Rock Bottom" (1975).
Ho lasciato i Caravan quando si sono orientati verso il pubblico, in direzione pop-rock. Ho sentito il bisogno di fare altro, così ho formato gli Hatfield and the North. Non sono bravo a scrivere musica per le masse.
(Richard Sinclair)
L'industria musicale non crea nulla, può solo sfruttare le capacità delle sue vittime (i musicisti); l'industria musicale vuole mantenere i desideri dei suoi clienti al livello più basso possibile.
(Chris Cutler, "Rock in Opposition")
- Henry Cow
- Art Bears
- Cassiber
- Fred Frith

Inserire il complesso movimento del Rock In Opposition dentro la scena di Canterbury potrebbe non essere condivisibile da tutti. E' anche vero, però, che il polistrumentista Fred Frith - padre fondatore degli Henry Cow insieme al musicista Tim Hodgkinson - ha spesso suonato con Wyatt; il bassista John Greaves ha collaborato con i National Health e il sassofonista Geoff Leigh con gli Hatfield and the North. Ma gli incroci tra i due movimenti che potrebbero essere citati sono molti di più. Si può quindi ritenere che substrati comuni, ambienti, obiettivi e aspirazioni non del tutto dissimili ci siano stati. Come spesso accade, vi sono due modi di vedere le cose: il primo - estremamente restrittivo - rende molto semplice sottolineare più le differenze che le similitudini. Il secondo - più ampio - permette di cogliere come, partendo da una base simile (Canterbury, influenze del jazz, avversione verso l'idea stessa che un musicista debba essere giudicato dal numero di copie vendute), si sia arrivati, nel corso degli anni, dal Wyatt di "Rock Bottom" agli Henry Cow, dal beat dei primi Soft Machine all'album elettronico di Wyatt ("The Animals Film"), dall'ironia dei Gong a quella degli svedesi Samla Mammas Manna. Mondi totalmente diversi ma gravitanti intorno a ideali comuni.
Il Rock In Opposition ha cercato di far passare con forza messaggi politici di protesta, non tanto nei testi, quanto in un atteggiamento duro e ostile verso le case discografiche, ritenute interessate esclusivamente al profitto e accusate di non curarsi né della qualità della musica proposta né della libertà artistica dei musicisti. I gruppi del Rock In Opposition ritenevano questa un'inaccettabile limitazione della propria libertà e un'indebita ingerenza del "capitale" nel loro processo creativo-artistico. Creano quindi un vero e proprio manifesto, scritto da Chris Cutler, con vari punti programmatici che sono un durissimo attacco alla musica "commerciale" e alle etichette che la sovvenzionano.
Il movimento Rock in Opposition nasce nel 1978 proprio per questo motivo e può essere ritenuto un commovente inno alla libertà individuale che contesta l'idea stessa della valutazione di un'artista in base al numero di dischi venduti. A rivederlo oggi, andrebbe considerato come un nobile e sincero tentativo di rovesciare dalle fondamenta i principi stessi dell'industria discografica. L'obiettivo non era semplicemente creare qualcosa di diverso; nel manifesto si intuisce un'ambizione quasi rivoluzionaria, non tesa a riformare l'esistente ma a rovesciarlo di centottanta gradi, partendo dalle menti sia dei musicisti che degli ascoltatori.
I protagonisti del movimento sono gli Henry Cow, a cui si aggiungono gli italiani Stormy Six, i belgi Univers Zero e Aksak Maboul, i francesi Etron Fou Leloublan e Art Zoyd, e gli svedesi Samla Mammas Manna.
Quando il manifesto viene pubblicato (1978) gli Henry Cow esistono già da dieci anni. E' il 1968 quando Fred Frith (polistrumentista), Geoff Leigh (sax, flauto) e Tim Hodgkinson (polistrumentista) decidono di formare un gruppo al quale si uniranno Chris Cutler (batteria) e Lindsay Cooper (oboe, fagotto). I loro album sono di assoluta originalità e, pur influenzati dal jazz, hanno poco a che fare col jazz-rock dei Nucleus, in quanto più sperimentali e dotati di maggiori influenze esterne; si spazia dai collage zappiani allo sperimentalismo dei Faust, dal jazz all'avanguardia colta, da Schonberg a Captain Beefheart, dal rumorismo dei AMM ai coretti da cabaret. Come dice lo stesso Frith, l'obiettivo era di "allargare i confini del nostro mezzo espressivo", non restringersi all'interno di un genere e auto-ingabbiarsi in uno sterile cliché.
Di loro ci restano cinque album: "Leg End" (1973), "Unrest" (1974), due in collaborazione con gli Slapp Happy - "Desperate Straights" (1975), "In Praise of Learning" (1975) - e "Western Culture" (1978). Tra i tanti, prende parte al loro quarto album anche il grande trombettista Mongezi Feza.
Dopo quest'esperienza, la cantante tedesca degli Slapp Happy Dagmar Krause, Fred Frith e Chris Cutler formano quelli che possono essere considerati i degni successori degli Henry Cow, gli Art Bears. Gli Art Bears continuano la nobile missione del Rock in Opposition, con stessi orizzonti e medesimi obiettivi. I loro tre album "Hopes and Fears" (1978), "Winter Songs" (1979) e "The World as it is Today" (1981) proseguono la strada intrapresa da Frith, che vuole andare ben oltre la musica rock e continua la ricerca di una musica totale.
Chris Cutler dopo l'esperienza con gli Henry Cow e gli Art Bears fonda i Cassiber che - in particolare col loro primo album "Man Or Monkey" (1983) - continuano a tenere vive le idee del Rock in Opposition, aggiornandole al nuovo decennio. Anche Fred Frith pubblica un ottimo album negli anni Ottanta, "Speechless" (1981). Lavoro bizzarro, complesso, a tratti delirante, porta ancora più all'estremo l'anti-commercialità degli Henry Cow. I suoni ricordano il Don Vliet di "Trout Mask Replica" o il Frank Zappa più avanguardistico. "Speechless" aggiorna il Rock in Opposition alla new wave ironica e surreale dei Residents, tanto è vero che è proprio la loro etichetta, la storica Ralph, a produrre l'album.
Gli ultimi passi: Canterbury negli anni Ottanta
- Nick Mason
- Lindsay Cooper e i News From Babel
- Camberwell Now
- Random Hold

Nick Mason, il batterista dei Pink Floyd, ha un ruolo non marginale all'interno di Canterbury. Amico di quasi tutti i protagonisti di cui abbiamo parlato, è stato uno dei musicisti che più ha aiutato Wyatt dopo la paralisi. Organizza il famoso concerto del 1973 con Pink Floyd e Soft Machine per devolvere i fondi a Wyatt che si trovava in grande difficoltà. Produce uno dei più grandi album di Canterbury, "Rock Bottom" (1974), ma anche "Shamal" (1976) dei Gong e "Green" (1978) di Steve Hillage, suona con Wyatt nella cover di "I'm A Believer" dei The Monkees e partecipa a vari concerti. Tra questi lo storico live dell'otto settembre 1974 al Theatre Royal Drury Lane di Londra dove il manifesto pubblicitario vede lui, Mike Oldfield, Mongezi Feza, Gary Windo, Fred Frith in sedia a rotelle per solidarietà a Wyatt che pochi giorni prima, durante la registrazione della trasmissione Top of the Pops, ha dovuto subire l'umiliante richiesta di non sedersi sulla sua sedia a rotelle ma in una sedia normale per evitare di rendere troppo deprimente la trasmissione (su YouTube esiste un video di quella trasmissione).
All'inizio degli anni Ottanta, in un periodo in cui i Pink Floyd sono liberi da impegni, Nick Mason decide di pubblicare il suo primo disco solista, "Fictitious Sports" (1981). Cosciente dei suoi limiti tecnici e compositivi, decide di chiedere la collaborazione di grandissimi artisti. L'album è scritto interamente da Carla Bley, musicista jazz straordinaria, autrice del monumentale "Escalator Over The Hill" (1971). Partecipano inoltre Wyatt (voce) e Gary Windo (sax tenore). La scelta dei musicisti rende l’album molto diverso dai classici dei Pink Floyd, ad esclusione del brano "Hot River", dove sembra rivivere la chitarra di Gilmour. Si avvicina semmai a quel ramo della scena di Canterbury più influenzata dal jazz anche se brani come "Boo To You Too" (un divertente giro di Boogie), la straziante "Do Ya", la zappiana "Wervin" e la glaciale "I’m a Mineralist" donano a "Fictitious Sports" una notevole autonomia.
La fagottista e oboista Lindsay Cooper degli Henry Cow inizia negli anni Ottanta una buona carriera solista e nel 1984 crea insieme a Chris Cutler, Zeena Parkins e Dagmar Krause (Slapp Happy) quello che può essere considerato l'ultimo gruppo di Canterbury, i News From Babel. La Cooper si specializza in particolare nelle colonne sonore, riuscendo a creare una musica molto personale e riconoscibile, a tratti cupa e claustrofobica, a tratti semplice e minimale. Per il suo primo album, "Rags" (1981), chiede il contributo di Fred Frith e Chris Cutler, mentre insieme a Lol Coxhill registra il suo secondo lavoro, la colonna sonora del film "Gold Diggers" (1983). Cooper si dimostra ottima erede della missione degli Henry Cow, come anche nei suoi dischi successivi "Music For The Small Screen" (1984) e "Music For Other Occasions" (1986). Con i News From Babel pubblica due album, "Work Resumed On The Tower" (1984) e "Letters Home" (1986). Il primo è composto da due lunghi brani suite, uno per facciata, divisi in vari sottobrani ispirati al libro "After Babel" di George Steiner: un lungo viaggio sull'incomunicabilità e sull'alienazione. Il successivo "Letters Home", impreziosito dalla voce di un Wyatt in ottima forma, si accosta maggiormente al classico formato-canzone. Ciò non toglie che sia un album elegante e raffinato, che conferma la Cooper in un ruolo di primissimo piano.
Dopo l'esperienza con i Quiet Sun, il batterista Charles Hayward - insieme al chitarrista-clarinettista Charles Bullen e al manipolatore di nastri-bassista-tastierista Gareth Williams - fonda i This Heat, gruppo che tenta l'inaudito esperimento di conciliare movimenti in totale contrasto tra loro; la durezza del punk con la complessità del progressive, la sperimentazione del kraut-rock e di Canterbury con piccole dosi di musica industrial. Scioltisi i This Heat (1982), Charles Hayward fonda i Camberwell Now, dando maggior peso al suono jazz della sua batteria e soprattutto accentuando il virtuosismo e la tecnica dei musicisti. Per fare ciò sostituisce Bullen e Williams con Trefor Gewronsky al basso e Stephen Rickard alla manipolazione di nastri. Se escludiamo due Ep, pubblicano un solo album - "The Ghost Trade" (1985) – che mostra una sezione ritmica di grande impatto e dinamicità che ricorda da vicino i Macthing Mole.
I Random Hold sono uno dei tanti gruppi che hanno visto la partecipazione del grande bassista Bill MacCormick. La line-up è inoltre formata da David Ferguson (tastiere), David Rhodes (chitarra e voce), Simon Ainley (chitarra e voce) e David Leach (batteria). I loro tre album "Etceteraville" (1979), "The View From Here" (1980) – che inizialmente doveva essere prodotto da Peter Gabriel, poi sostituito da Peter Hammill - e "Burn The Buildings" (1982) mostrano un sound che ha ormai superato - ma non rinnegato - Canterbury per spostarsi deciso verso la new wave e il post-punk.
Gli allievi
- Mike Oldfield - David Bedford

Il successo giunge inatteso col famosissimo "Tubular Bells" (1973) che trionfa nelle classifiche e fa diventare il timidissimo Mike una star internazionale. La storia di "Tubular Bells" ha un sapore quasi leggendario: ci troviamo di fronte un ragazzo che registra nell'arco di anni, in studi casalinghi, tracce audio che poi sovrappone con mezzi amatoriali, suona una ventina di strumenti diversi e va in giro con questa cassetta sovra-incisa centinaia di volte, ormai semi-distrutta. Alla fine è la neonata Virgin a credere in lui e a pubblicare l'album. La scelta di "Tubular Bells" come colonna sonora del film "L'Esorcista" apre a Mike le porte del successo; questi cambiamenti repentini trovano Mike totalmente impreparato. L'album crea un ponte ideale tra Canterbury e musica folk, tra le suite del progressive rock e la musica new age. Oldfield compie un'impresa per nulla semplice; concilia in due lunghe suite grande complessità e semplice fruizione, facendo così coesistere qualità e successo.
Negli anni successivi vi sarà un graduale allontanamento dalla scena, non solo in termini musicali ma direi anche ideali; i successivi "Hergest Ridge" (1974) e "Ommadawn" (1975) cercano di ripetere la formula di "Tubular Bells" (lunghe suite, una per ogni facciata). Nel 1978 Oldfield tenta addirittura di "raddoppiare" la formula che lo aveva portato alla notorietà mondiale; ecco le quattro suite del doppio "Incantations", album che - considerata l'esplosione del punk che stava cambiando sia gli obiettivi che l'estetica stessa del musicista rock - deve essere sembrato ai contemporanei addirittura reazionario.
Negli anni Ottanta Oldfield decide – nella speranza di trovare nuovo pubblico e nuova visibilità - di percorrere strade mai battute in precedenza. La svolta, con album come "Platinum" (1979) e "Crises" (1983), è decisa verso brani pop melodici di tre-quattro minuti a volte persino dance; ad ogni modo, Mike tenta di coniugare, riuscendoci quasi sempre, qualità e appeal commerciale. Non mancano tentativi di riprendere la strada delle suite – "Amarok" (1990) – ma la carriera di Mike appare spesso eccessivamente legata alle sue vecchie "campane", dalle quali sembra proprio non riuscire a liberarsi. Lo testimoniano la lunga parabola che parte da "Tubular Bells II" (1992), prosegue con "Tubular Bells III" (1998), "The Millennium Bell" (1999), fino all'inspiegabile pubblicazione del clone "Tubular Bells 2003" (2003); la parabola tocca il fondo nel 2013 con "Tubular Beats".
Il compositore David Bedford ha collaborato con vari protagonisti della scena, ma in questo caso l'accostamento a Canterbury non è tanto musicale quanto storico, teso a sottolineare ambienti e formazione in parte comuni. Fa parte dei Whole World dove conosce Oldfield che aiuterà nelle registrazioni di "Tubular Bells", "Hergest Ridge" e "Incantations"; successivamente collabora con Lol Coxhill in "Ear Of Beholder".
Bedford ha anche una sua carriera solista di musicista d'avanguardia pura di tutto rispetto; è doveroso accennare a "Nurses Songs With Elephants" (1972) dove sperimenta lunghi brani con ottanta voci femminili, altri per dieci chitarre acustiche o ancora per ventisette pipe twirlers (tubi di plastica fatti roteare in aria). È quanto di più lontano dal rock si possa immaginare; l'album vende appena venti copie e quando John Peel (il grande produttore inglese) lo ascolta, pensa che per errore sia stato registrato al contrario.
Canterbury fuori Canterbury
- Italia - Picchio dal Pozzo - Perigeo
- Belgio - Cos - Pazop - Recreation - Lagger Blues Machine - Aksak Maboul
- Olanda - Supersister – Pantheon - Bonfire
- Germania - Zyma – Brainstorm - Volker Kriegel
- Francia - Moving Gelatine Plates - Ame Son – Clearlight – Pataphonie – Triangle
- Danimarca - Coronarias Dans
- Spagna - Orquestra Mirasol - Jordi Sabatés – Musica Urbana
- Usa – Happy The Man - The Muffins
La scena di Canterbury ha avuto enorme influenza in tutta Europa e tanti musicisti hanno cercato di condividerne esperienze e sonorità. Alcuni di loro si sono avvicinati moltissimo ai gruppi più tipicamente canterburiani, nascondendo - in un certo senso - la loro provenienza geografica; altri hanno invece mantenuto un approccio più personale, influenzato anche dalla cultura musicale del loro paese d'origine.
Italia

Formati da Aldo De Scalzi (tastiere, percussioni, voce), Paolo Griguolo (chitarra), Giorgio Karaghiosoff (sax, flauto, percussioni) e Andrea Beccari (basso), pubblicano il loro album d'esordio nel 1976, l'omonimo "Picchio dal Pozzo", vera pietra miliare del rock italiano, che mette insieme i vocalizzi di Robert Wyatt, il minimalismo di Riley e i suoni canterburiani a metà strada tra gli Hatfield and The North, i Matching Mole e il Wyatt solista. L'album, dedicato al fantomatico alter ego italiano di Wyatt, Roberto Viatti, è un orgoglio di tutta la scena rock italiana.
I Perigeo sono il gruppo jazz-rock italiano più conosciuto, ascrivibile allo stesso ramo della scena dei Nucleus di Ian Carr. Formati da Giovanni Tommaso (contrabbasso, basso elettrico), Tony Sidney (chitarra), Franco D'Andrea (tastiere), Bruno Biriaco (batteria) e Claudio Fasoli (sax), hanno come obiettivo ultimo quello di eliminare il più possibile le barriere esistenti fra jazz e rock, cercando di creare un linguaggio universale. Il giornalista Maurizio Baiata spiega bene, nelle note di copertina di "Abbiamo tutti un blues da piangere", le ambizioni dei Perigeo: "La musica non è più ferma alla sciocca contemplazione di se stessa, è progressione ed esplorazione, sogno e incubo, una realtà in continuo divenire. False teorie storicistiche inducono a credere che non esista correlazione fra le due matrici (jazz e rock), che il connubio sia utopistico: e il Perigeo giunge a dissolverle con i fatti del suo linguaggio ormai universale".
I loro primi quattro album, "Azimut" (1972), "Abbiamo tutti un blues da piangere" (1973), "Genealogia" (1974), "La valle dei templi" (1975) mostrano un percorso sempre coerente con i loro principi, creando, citando ancora Baiata una "osmosi fra jazz-rock ottenuta attraverso la disgregazione dei ritmi e dei cervelli, gli sforzi dei singoli all’interno di un discorso perfettamente corale".
Belgio
I Cos sono il gruppo belga più influenzato da Canterbury. Fondati dal chitarrista e flautista Daniel Schell, musicista che nella sua carriera è stato anche un compositore d'avanguardia minimalista, di musica da camera e uno dei pionieri nell'uso dello strumento a corde Chapman Stick. Esordiscono nel 1974 con "Postaeolian Train Robbery", che mostra già un progressive canterburiano in cui spicca la voce della cantante e oboista Pascale Son (moglie di Schell), il piano jazzato di Charles Loos (poi sostituito da Marc Hollander) e certe sonorità a metà tra King Crimson, Jethro Tull, Soft Machine e Magma. Il brano emblematico è proprio la title track, mentre la lunga "Achille" è il tentativo più complesso e ambizioso dell'album. Anche il successivo "Viva Boma" (1976) mantiene buoni livelli: soprattutto mostra risvolti più ipnotici, che cercano di conciliare quelle ripetizioni minimaliste che diventeranno la passione di Schell.
I Pazop hanno prodotto un solo album, "Psychillis Of A Lunatic Genius" (1972): buon lavoro che approfondisce i suoni tipici del prog melodico alla Caravan arricchendolo con l'onnipresente flauto suonato da Dirk Bogaert che ricorda i Jethro Tull; non mancano inoltre momenti strumentali molto tecnici e dinamici alla Colosseum.
Meno derivativi e più originali sono i Recreation; i loro due album - "Don't Open" (1970) e "Music or Not Music" (1971) - evidenziano una cultura musicale fuori dal comune, che spazia dalla musica classica a momenti "freak", dal Canterbury tecnico degli Egg all'umorismo di Ayers. In particolare il secondo album, in pratica un'unica grande suite, è un vera perla del rock belga che, pur prendendo spunto dal rock anglofono, se ne distacca in cerca slanci personali.
Altro gruppo prog belga con influenze canterburiane sono i Lagger Blues Machine; a differenza dei Cos, dei Recreation o dei Pazop, sono caratterizzati da una maggiore violenza della chitarra che mostra in più tratti marcate venature hard-rock. Tutta la loro produzione degli anni 1970-1972 è raccolta in "The Complete Works" (1994).
Il duo degli Aksak Maboul, formato da Marc Hollander e Vincent Kenis, nei suoi due album "Onze Danses Pour Combattre la Migraine" (1977) e "Un Peu de l' me des Bandits" (1980) - quest'ultimo prodotto da Fred Frith degli Henry Cow - mostra un'ironia non dissimile da quella degli svedesi Samla Mammas Manna, arricchita, soprattutto nel primo album, da una decadente atmosfera da music-hall. Mostrano tra l'altro un interessamento per l'Italia; ad esempio, il brano "Milano per caso" descrive perfettamente le atmosfere nebbiose delle notti della Milano anni Settanta. Il secondo album, forse per la produzione di Fred Frith, accentua la componente sperimentale, fino a composizioni psichedeliche come "Ce Qu'on Peut Voir Avec Un Bon Microscope", alla cupa new wave alla Tuxedomoon di "Azinou Crapules" e ai deliri freak di "A Modern Lesson".
Olanda

Esordiscono nel 1970 con "Present From Nancy", dove i continui cambi di tempo, così come i lunghi assoli di flauto e tastiere, mostrano notevolissime capacità tecniche. Soprattutto nella title track e in "Memories Are New", divisa in tre parti, creano una continua contesa tra melodia e virtuosismo. Nel 1971 segue "To the Highest Bidder", che contiene i loro brani "manifesto": i dieci minuti di "A Girl Named You" e i quindici minuti della funambolica "Energy (Out Of Future)". Gli album che seguiranno, l'ambizioso "Pudding En Gisteren" (1972), "Superstarshine" (1972) - una raccolta di brani inediti ma scartati dagli album precedenti - "Iskander" (1973) e il divertente e allucinato "Spiral Staircase" (1974) continuano con ottimi risultati la strada battuta nei lavori antecedenti, arricchendoli di anno in anno di nuove idee e progetti.
I Pantheon con il loro unico album "Orion" (1972) rappresentano una versione semplificata, forse per la giovanissima età dei musicisti, dei Colosseum di Valentyne Suite e dei loro connazionali Focus. Le influenze canterburiane ci sono e vanno ricercate nelle atmosfere sognanti dei Caravan, nei tecnicismi degli Egg e in brevi momenti jazz-rock.
Altro gruppo olandese scioltosi dopo la pubblicazione di un solo album sono i Bonfire. Lo sbarazzino "Bonfire Goes Bananas" (1975) - interamente strumentale - mostra un'allegria degna degli svedesi Samla Mammas Manna, incursioni jazz, vertiginosi cambi di tempo alla Gentle Giant; i ritmi frenetici e gli inseguimenti tra tastiera e chitarra non possono non ricordare la seconda generazione di Canterbury.
Germania

Più della metà di loro insegnava musica, e in effetti non può non balzare subito agli occhi la tecnica e la pulizia dei suoni. Il loro jazz-rock-prog si rifà poco ai connazionali eroi del kraut-rock e guarda molto più al prog dei Curved Air e ai gruppi della seconda generazione di Canterbury, senza risparmiare improvvise divagazioni fusion.
I Brainstorm hanno prodotto tre album, "Smile A While" (1972), "Second Smile" (1973), "Last Smile" (1974) oltre ad alcune registrazioni postume. Il loro jazz-rock si distacca da Canterbury grazie alla coesistenza di momenti hendrixiani e crimsoniani; una miscela apparentemente inaudita ma sempre stimolante.
Volker Kriegel è considerato uno dei più virtuosi chitarristi jazz tedeschi. Artista nel senso più completo, capace di spaziare dalla musica alla sceneggiatura, dalla pittura al disegno di fumetti, dalla regia di documentari alla traduzione in tedesco (ha tradotto la biografia di Miles Davis scritta da Ian Carr) fino alla scrittura di apprezzati libri sulla storia del rock e del jazz. Un personaggio poliedrico che nei primi anni Settanta ha prodotto album, in particolare "Inside: Missing Link" (1972), con chiare influenze canterburiane. Nel 1971 suona anche con Wyatt e Surgarcane Harris (Mothers of Invention, Frank Zappa) al Berlin Jazz Festival.
Francia
In Francia sono varie le esperienze assimilabili a Canterbury. Tra queste certamente i Moving Gelatine Plates sono stati quelli più accostabili alla prima generazione, in particolare ai Soft Machine e ai Gong. I loro due album "Moving Gelatine Plates" (1971) e "The World of Genius Hans" (1972) contengono parte delle atmosfere spaziali dei Gong e uno spirito freak estremamente vivace e liberatorio.
Nel 1967-68 Daevid Allen si trova in Francia, causa problemi di passaporto. Qui suona nei Bananamon insieme al batterista Marc Blanc e al bassista Patrick Fontaine. Finita questa esperienza Blanc e Fontaine formano un gruppo estremamente influenzato dalla conoscenza di Allen, gli Ame Son che col loro album "Catalyse" (1970) accentuano gli aspetti psichedelici tipici dei primi Gong e di Steve Hillage.
Non proprio canterburiani, ma assimilabili a Mike Oldfield, sono i Clearlight del musicista Cyril Verdeaux; probabilmente colpiti dall'inatteso successo di "Tubular Bells" tentano - sponsorizzati dalla Virgin alla continua ricerca di un "nuovo Mike" - la strada già intrapresa da Oldfield della doppia sinfonia. Il primo album, chiamato appunto "Clearlight Symphony" (1974) vede la collaborazione di Steve Hillage, Tim Blake e Didier Malherbe dei Gong. Le due sinfonie si differenziano dagli album di Oldfield in quanto accentuano le sonorità space e cosmiche proprie di Hillage.
Per concludere il capitolo Francia si consigliano i Pataphonie e i Triangle. I primi riprendono le sonorità di "Third" dei Soft Machine e quelle cupe del "1984" di Hugh Hopper. I loro due album, "Pataphonie" (1975) e "Le Matin Blanc" (1978), di difficile reperibilità, sono un ottimo esempio di jazz rock d'oltralpe per niente convenzionale. In particolare, i due lunghissimi brani del primo album destrutturano fino a tal punto i concetti di rock e jazz da poter essere considerati due riusciti esperimenti di musica d'avanguardia. I secondi, invece, con i loro tre album, "Triangle" (1970), "Triangle II" (1972), "Homonymie" (1973), mostrano più vicinanza alla Canterbury più melodica (Caravan) e alcuni gruppi di progressive classico (in questo caso certamente i Jethro Tull).
Danimarca
I paesi scandinavi hanno prodotto pochi gruppi canterburiani ma uno di questi, i danesi Coronarias Dans, ha raggiunto vette davvero notevoli per quanto riguarda fantasia, virtuosismo e capacità di improvvisazione. Soprattutto nel loro secondo album, "Visitors" (1975), si rimane davvero colpiti dalla capacità di "aggredire" l'ascoltatore con un enorme quantità di suoni, note e improvvisazioni senza fine che li rendono un caso quasi unico nello scenario europeo.
Spagna
La Spagna ha prodotto gruppi jazz-rock influenzati sia da Canterbury che dai suoni peculiari della loro terra. Tra questi spicca l'Orquestra Mirasol che, nei suoi tre album - "Salsa Catalana" (1974), "D'oca oca i et tocca striscia" (1975) e "Mirasol Colori" - "La Boqueria" (1977) - concilia sapientemente jazz-rock e sonorità latine.
Esperienze non dissimili, ma con maggiore piglio sperimentale, sono quelle del tastierista jazz Jordi Sabatés; prima a nome OM con l'omonimo "OM" (1971), poi a nome Jarka con "Ortodoxia" (1971), "Morgue O Berenice" (1972), infine come solista con "Jordi Sabatés i Toti Soler" (1972) e "Ocells del Mes Enlla" (1975).
Più spiccatamente influenzati dalla seconda generazione canterburiana sono, infine, i Musica Urbana. Di loro ci restano due album - "Musica Urbana" (1976) e "Iberia" (1978) – che riducono all'osso l'influenza latina per un jazz-rock più tradizionale.
Usa

I Muffins, praticamente sconosciuti in patria durante gli anni Settanta, hanno avuto una tardiva quanto meritata riscoperta tale da farli assurgere quasi al ruolo di padri fondatori del prog statunitense. Formati da Dave Newhouse (tastiere), Tom Scott (fiati), Billy Swann (basso), Stuart Abramowitz (percussioni) e Mike Zentner (chitarra), sono riusciti a coniugare cultura europea – prog, Canterbury, Rock In Opposition – e cultura americana – Frank Zappa e le scuole dell'avanguardia minimalista di Terry Riley e Steve Reich. In pratica, il loro è un grande viaggio nella musica totale sviluppatosi con i titanici esperimenti di "Manna/Mirage" (1978), "185" (1982) – prodotto da Fred Frith - e con il postumo "Chronometers" (1993) che raccoglie le registrazioni dei loro primi anni, 1975/76.
Bibliografia
Robert Wyatt. Dalla viva voce - 2009 - Auditorium
La filosofia di Robert Wyatt. Dadaismo e voce: unlimited - Leonardo V. Arena - 2014 – Mimesis
Solchi sperimentali. Una guida alle musiche altre - Antonello Cresti – 2014 - CRAC Edizioni
Falsi movimenti. Una storia di Robert Wyatt - King Michael – 1994 – Arcana
The prog side of the moon. Suoni e leggende del rock europeo. Anni 70 - Cesare Rizzi - 2010 - Giunti Editore
Different Every Time: The Authorised Biography of Robert Wyatt - Marcus O'Dair – 2014
Una Storia della Musica Rock – Piero Scaruffi – 2005
Paesaggi immaginari. Trent'anni di rock e oltre - Riccardo Bertoncelli – 1998 - Giunti Editore
Musica da non consumare Discografia anni 70 - Riccardo Bertoncelli, Franco Bolelli - 1979 - Edizioni Il Formichiere
Miles Davis: The Definitive Biography - Ian Carr – 1999
Brian Eno. Filosofia per non musicisti - Leonardo V. Arena - 2014 – Mimesis
La musica sperimentale - Michael Nyman – 1974 – ShaKe
1000 dischi fondamentali – Eddy Cilia, Federico Guglielmi - 2012 - Giunti Editore
I 100 migliori dischi del progressive italiano - Cristadoro Mox – 2014 – Tsunami
Prog. Una suite lunga mezzo secolo - Donato Zoppo – 2011 – Arcana
Sitografia
http://calyx.perso.neuf.fr/
http://www.ondarock.it
www.psycanprog.com
http://www.scaruffi.com/itmusic.html
http://venerato-maestro-oppure.com/
http://www.arlequins.it/default.asp
https://lultimathule.wordpress.com/
http://www.hamelinprog.com/
http://progressivamenteblog.blogspot.it/
https://ornitorinconano.wordpress.com/
http://www.movimentiprog.net
http://sentireascoltare.com/
http://www.minimaetmoralia.it/
http://www.sands-zine.com/
http://pitchfork.com/
http://thequietus.com/
http://www.clashmusic.com/
http://www.cloudsandclocks.net/
http://www.panmodern.com
http://www.altremusiche.it/
http://www.mikeoldfield.it/
http://www.theguardian.com/
http://www.ilpopolodelblues.com
http://www.suono.it/