Perigeo

Perigeo

Il laboratorio italiano del jazz-rock

Formazione nata negli anni Settanta da un'idea del contrabassista Giovanni Tommaso, il Perigeo è una delle realtà più importanti di quella "fusion" italiana che lambisce i territori del jazz-rock e del progressive-rock. Ecco la loro storia, nata su una nave da crociera e sviluppatasi poi tra dischi di successo, tour internazionali e qualche passaggio a vuoto

di Michele Camilḷ

Il Perigeo è il progetto musicale ideato negli anni Settanta da Giovanni Tommaso, uno dei migliori contrabbassisti italiani. La formazione - un quintetto - comprendeva, altri quattro mostri sacri della nostra scena jazz come Bruno Biriaco alla batteria, Claudio Fasoli al sax, Tony Sidney alla chitarra e Franco D'Andrea al piano. Tommaso (Lucca, 20 gennaio 1941) ebbe anche il merito di modernizzare le tecniche del suono del contrabbasso in Italia, raccogliendo la lezione americana dei vari Paul Chambers, Ray Brown e Scott La Faro. Alla fine degli anni Cinquanta, Tommaso inizia la sua attività di musicista, suonando a bordo di una nave da crociera. Quindi, nel decennio successivo sbarca a New York, dove stringe contatti con autorevoli contrabbassisti be-bop, come Scott La Faro, Ray Brown e Paul Chambers, che influiranno notevolmente sulla sua crescita professionale, consentendogli di affinare la propria tecnica. Tornato in Italia, Tommaso può finalmente concretizzare il suo sogno: dare vita a un suo gruppo.
La formazione del Perigeo avviene ufficialmente a Roma nel 1971, quando il gruppo viene messo sotto contratto dalla Rca. La band propone una sorta di jazz-rock ispirato dal sound elettrico di "Bitches Brew" di Miles Davis. Questa forma primordiale di fusion incontra inizialmente la resistenza dei cosiddetti "puristi" del jazz, ma finisce presto con l'attirare al gruppo le simpatie di molti appassionati, fruttando l'invito a importanti festival nazionali, come quello del progressive italiano, a Roma (Villa Pamphili), ma anche una serie di concerti all'estero, soprattutto in Inghilterra e in Francia.

Il primo album, Azimut, viene pubblicato nel 1972. Le radici jazz dei cinque musicisti sono già evidenti, anche se il sound si presenta piuttosto acerbo e statico, sia per le armonie, sia per la ritmica. Spesso i brani assumono la forma di vere e proprie esecuzioni di piano, con l'utilizzo di pochi accordi e uno sporadico ricorso a batteria e percussioni (vedi, ad esempio, la title track). Alcuni imponenti assoli di chitarra connotano "36 parallelo", mentre "Grandangolo" è un connubio tra rock classico e jazz-prog.

Abbiamo tutti un blues da piangere, uscito l'anno seguente, si rivela di gran lunga superiore, sia per i virtuosismi dei singoli musicisti, sia per la maggior complessità ed espressività dei pezzi. E' questo disco che segna l'origine del jazz-rock e del jazz-prog, ossia la prima vera materializzazione delle tecniche moderne apportate da Tommaso. Apre il sipario la mediterranea "Non c'è tempo da perdere" che, dopo un'intro strumentale di piano, si sviluppa in una parte cantata in cinque quarti su cui si insinua un assolo di chitarra. Alcuni pezzi presentano un'atmosfera più mesta. Tra essi, la title track, introdotta da un pacato arpeggio di chitarra e pochi accordi, e "Nadir", che si regge su un'atmosfera quasi rassegnata, ma enfatica, con il sax che esegue una dolce melodia. E' ancora il sax di Fasoli a inserirsi brillantemente sulle parti di chitarra in "Deja Vù". Ma il pezzo forte del disco è "Vento, pioggia e sole" che, caratterizzato da un vigoroso e moderno jazz, testimonia ampiamente l'abilità dei cinque musicisti: si susseguono, infatti, poderosi solo di chitarra, di sax e di piano elettrico; tre momenti diversi, in cui ciascuno strumento è protagonista e l'unica legge che regna è l'improvvisazione.

Il 1974 è l'anno di Genealogia, un album più "accessibile" rispetto al precedente e segnato da un maggior impiego dei sintetizzatori, con l'avvento del moog, suonato dallo stesso Tommaso. Il disco si presenta ancor più ricco e variegato, con una brillante commistione di generi musicali. Le ritmiche e le armonie presentano una conformazione più rock, anche se l'anima jazz del gruppo resta più che mai viva. Pezzo trainante è "Via Beato Angelico" che, oltre a un memorabile motivo, eseguito dalla chitarra elettrica, presenta un ritmo latineggiante, grazie all'apporto della batteria conga, suonata dal percussionista brasiliano Mandrake. La prestazione di quest'ultimo è fondamentale anche in "Polaris", che parte con una ritmica rock ma si trasforma presto con un'esplosione sonora del piano elettrico. Strumento, quest'ultimo, che caratterizza quasi per intero la suadente "Torre del lago", impregnata dello spirito jazz di John Coltrane. Altri pezzi suggestivi sono "Old Vienna", classico connubio di jazz e walzer, suonato in tre quarti, e la conclusiva "Sidney's Call", costituita da più situazioni, spesso cupe e malinconiche, nelle quali si alternano chitarre acustiche arpeggiate, assoli e intonazioni vocali.
Dai titoli delle tracce, si evincono anche i luoghi di origine e di vita di ciascun membro della band. Da ricordare anche la bella copertina in bianco e nero, realizzata da Ren Pearson.
Genealogia frutta al Perigeo un ottimo riscontro di critica e diviene in breve uno dei grandi classici del prog-rock italiano.

Nel 1975, dopo aver spalleggiato i Weather Report in un trionfale tour europeo, il Perigeo torna in sala d'incisione per realizzare La valle dei templi. E' un album rivoluzionario, più dinamico e vitale rispetto ai precedenti, soprattutto nella sezione ritmica: il merito è da attribuire soprattutto all'intervento del percussionista napoletano Tony Esposito. Grazie a tale apporto e all'utilizzo dell'effetto wah-wah della chitarra, il disco assume sembianze funky in una ulteriore contaminazione che, unendosi a quella di jazz e rock, dà vita a quello che i critici chiamano solitamente "fusion". L'impatto con questa nuova realtà è già evidente in "Tamale", che esordisce subito impetuosa, con un'intro in cui tutti gli strumenti intonano una scala pentatonica, seguita quasi subito da un motivo principale; a quest'ultimo vengono alternati momenti d'improvvisazione, sia col sax che con il piano elettrico. Anche la title track si fonda su una base funky, seppur con un ritmo più moderato, in seguito a un'introduzione quasi spettrale, dove si amalgamano intonazioni vocali e riff di tastiera con l'effetto del vibrafono. "Looping", invece, è un suggestivo jazz in tre quarti, che presenta il suo momento più esaltante nello slapping del basso distorto. Non mancano, poi, altri momenti intriganti. "Pensieri", ad esempio, è una rilassante ballad, in cui il motivo viene eseguito dal piano e, successivamente, dal moog; "Cantilena", a dispetto del titolo, è un piacevole connubio tra piano e sax, con una base armonica spesso costituita da accordi in settima aumentata, che addolciscono ancor più l'atmosfera; "Un cerchio giallo", infine, chiude la scaletta, con il suo suggestivo arpeggio di chitarra, al quale subentrano, poi, tutti gli altri strumenti, con il sax soprano in prima linea.
La valle dei templi ottiene anche un buon successo commerciale, consacrando il Perigeo come una delle migliori realtà del rock italiano del periodo.

Il periodo jazz-rock del Perigeo si conclude nel 1976, con Non è poi così lontano, realizzato a Toronto, in Canada. L'album continua a mettere in mostra le abilità tecniche dei singoli componenti del gruppo, cedendo, però, a canoni più commerciali. Discreto successo dell'epoca, fu "Fata Morgana", incluso anche nella compilation "Pop Villa Pamphili", una raccolta che rende omaggio al luogo in cui si svolse, negli anni Settanta, una delle più importanti manifestazioni del progressive italiano. Non mancano, infine, sprazzi di classico walzer viennese, tratti da "New Vienna", pezzo che si contrappone alla già citata "Old Vienna". Fiacco seguito ai lavori precedenti, il disco segna il crepuscolo della band, che si scioglie nello stesso anno.

I componenti del gruppo iniziano a dedicarsi completamente alla carriera di sessionmen e a numerose collaborazioni esterne, realizzando anche dischi da solisti e svolgendo attività didattica presso i conservatori e altre prestigiose scuole di musica jazz.

Nel 1980, i cinque si riunirono con il nome Perigeo Special, per realizzare il doppio concept album Alice, ispirato alla vita di Lewis Carroll, l'autore del romanzo "Alice nel paese delle meraviglie". Oltre a contenere brani fusion e jazz-rock, come, "Il quartiere" e "Festival" (registrato dal vivo), il lavoro vira verso un pop raffinato, con l'intervento di artisti come Lucio Dalla e Anna Oxa in "Tea Party", di Rino Gaetano e Maria Monti in "Al bar dello sport" e di questi e altri interpreti in "Confusione gran confusione".

Poco tempo dopo, Giovanni Tommaso dà vita ai New Perigeo, band costituita interamente da nuovi membri: Maurizio Giammarco (sax tenore-alto-soprano, flauto e coro), Carlo Pennisi (chitarra elettrica, acustica e cori), Danilo Rea (pianoforte, tastiere, marimba e cori), Agostino Marangolo, già membro dei Goblin (batteria). Tommaso è la voce solista, oltre che il bassista.

Alla fine del 1980, la Rca promuove un progetto promozionale con una tournée che vede protagonisti, insieme ai New Perigeo, Rino Gaetano e Riccardo Cocciante. Dai concerti nasce un Ep dal titolo Q-Concert, che porta alla ribalta questo eterogeneo ensemble voluto dalla casa discografica. Proprio Rino Gaetano, nel brano "Escluso il cane", tratto dall'album "Aida" (1977), aveva parlato, anni prima, di "allestimenti di unioni dalle ditte di canzoni". Esperimento nel quale egli, a quanto pare, non si sentiva a proprio agio.

Nel 1981, i New Perigeo pubblicano l'album Effetto amore, oggi praticamente introvabile, con almeno un paio di tracce degne di nota ("Mediterraneo", "Bocca di notte").

Nonostante il progetto sia stato di breve durata, il Perigeo fu sicuramente il più riuscito tentativo di fusione tra jazz e rock avvenuto in Italia, grazie a una sapiente conciliazione tra improvvisazione e momenti studiati a tavolino. Tale esperimento, il cui successo fu dovuto all'abilità tecnica e compositiva dei cinque, sarebbe stato intrapreso molto presto da vari gruppi prog italiani, come ad esempio la Pfm di "Jet Lag".

Perigeo

Discografia

PERIGEO

Azimut (Sony Bmg, 1972)

6

Abbiamo tutti un blues da piangere (MSI Music, 1973)

7

Genealogia (MSI Music, 1974)

7,5

La valle dei templi (Sony Bmg, 1975)

8

Non è poi così lontano (1976)

6

Alice (1980)

5

Q-Concert (1981)

5,5

Live in Italy 1976 (1990)

7

Live at Montreaux (1993)

7

NEW PERIGEO

Effetto amore (1981)

6

Pietra miliare
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