Uno dei più seri problemi che gli storici del jazz devono affrontare è il fatto che, mentre le registrazioni ci offrono la sola prova tangibile dello sviluppo della musica, alcuni dei più importanti stadi di tale sviluppo sono stati registrati in modo insufficiente. Il periodo di transizione protofusion attraversato da Miles Davis è un caso significativo. Miles nel 1969 passò molto tempo in studio e ne fece nascere 'In A Silent Way' e 'Bitches Brew', i due album ai quali si attribuisce unanimemente il merito - o il demerito - di aver inaugurato l'era della fusione tra jazz e rock. Tuttavia, in quell'anno, Miles passò anche molto tempo in concerto, e la musica che produsse con il suo gruppo regolare era persino più straordinaria di quella incisa su quei due notevolissimi album
(Peter Keepnews, "The Lost Quintet")
Miles Runs The Voodoo Down - L'origine del quintetto perduto
Se il passaggio dagli standard jazz alla forma sperimentale fu dato dalla rivelazione "biblica" di John Coltrane, e dalle istanze avanguardistiche della free-form di Ornette Coleman, quello che Miles Davis fece successivamente fu il tentativo, riuscito, di creare un ponte, se vogliamo anche oltreoceano, tra questa nuova creatura jazzistica e il rock, sia quello statunitense che quello della British Invasion. Nacque la cosiddetta fusion, che a voler essere in realtà obiettivi, come spesso accade nel mondo della musica, non fu un termine dato da nessuno dei diretti interessati, ma affibbiato per sintesi da chi ascoltava quella musica, in grado di valicare con passo atlantico tutto quanto fatto precedentemente.
Se "Bitches Brew" viene considerato il suggello ufficiale del genere, è anche vero che già "In A Silent Way" ne portava i primi abbozzi, appunto, in una forma più introversa e austera. "Bitches Brew" ne è invece l'esplosione, vulcanica e psichedelica... "Miles Runs The Voodoo Down". Però, quello che sia Keepnews che Bob Gluck, il quale esamina in modo approfondito il nucleo della prima cellula "fusion" nel suo libro "Il Quintetto perduto e altre rivoluzioni", cercano in qualche modo di far comprendere è che, sebbene "Bitches Brew" sia effettivamente la pietra angolare su cui viene edificata la formazione del quintetto, dalla quale usciranno fuori sia Wayne Shorter in primis, che Joe Zawinul per affini vedute, nel jazz la componente live e jam è assolutamente sostanziale.
Lo schematismo di voler a tutti i costi annoverare il genere con il capolavoro della fase "rock" di Miles Davis, sebbene emblematico, ci fa trascurare la musica live di musicisti straordinari, che fecero dell'approccio sperimentale, del primo impatto, la chiave di volta di una nuova concezione sonora.
"At Fillmore: Live At The Fillmore East", disco uscito proprio sul finire del 1970, subito dopo il missaggio di "Bitches Brew", ne è per certo la riprova.
Talvolta penso che forse ciò di cui abbiamo bisogno è dire alla gente che questo accade perchè in qualche modo in questo mondo plastificato c'è un riflesso automatico per cui se qualcosa è etichettata in un modo allora è tutto quello che contiene, e continuiamo a scoprire con nostra sorpresa che c'è più Blake o Ginsberg, o 'Trane o Stravinskij, di qualunque cosa pensassimo di primo acchito. Così ugualmente con la musica che abbiamo chiamato jazz, e che non ho mai saputo cosa fosse, perché era tante diverse cose, per tanti diversi individui, ciascuna apparentemente in contraddizione con l'altra, e così un giorno ebbi l'illuminazione, ed era prima di tutto musica. E quando era grande musica, era grande arte e non aveva niente a che fare con le etichette e con chi dice che Mozart è per definizione migliore di Sonny Rollins... questa musica è musica nuova... mi colpisce come un elettro schock, e il termine 'elettrico' è interessante, sia per ciò che si può fare con i nastri, sia per il processo grazie al quale è conservata su nastro, o per l'uso dell'elettricità nella produzione materiale dei suoni stessi.
(Ralph Gleason, 1970)
I prodromi della nascita dei Weather Report vanno proprio ricercati nel jazz metropolitano della New York dei Sixties.
Zawinul conobbe Shorter nel 1959, quando entrambi militavano in alcune delle più importanti formazioni del jazz americano. Se pensiamo che Shorter proveniva da un'esperienza con i Jazz Messengers di Art Blakey, percussionista capostipite del bebop e anche antesignano di un certo modo più rapido di suonare la batteria, che porterà poi alla forma moderna, mentre Zawinul nei primi 60 suonò con Cannonball Adderley, sassofonista di punta dell'epoca, deduciamo chiaramente che il sostrato su cui quest'ultimo innesterà le radici dei Weather Report era già chiaramente fertile e solido.
Wayne Shorter nasce a Newark, nel New Jersey, nel 1933, ed è il classico enfant prodige cresciuto però in una famiglia modestissima. Incolla le proprie orecchie alle trasmissioni radiofoniche sin da bambino, quando capisce che deve innanzitutto, nella sua vita, suonare. Si trasferisce a New York dove studia musica all'università e inizia a studiare le tecniche degli strumenti a fiato, sull'onda di Coltrane; nel '56 partirà per la leva obbligatoria per poi ritornare nel '59 a suonare nei quartieri della Grande Mela, comprendendo sempre più che la sua strada è la musica. Conosciuto in seguito Zawinul nella formazione di Maynard Ferguson, sarà scritturato nel gruppo dei Jazz Messengers, facendosi valere, oltre che come esecutore al sassofono, anche come compositore. Le tournée mondiali lo faranno conoscere, e la sua fama arriverà fino a Miles Davis, con il quale suonerà fino al 1970.
La storia di Zawinul invece, oltre che accademica, è più viscerale e sofferta, nel senso più colorito e rocambolesco. Lo potremmo quasi definire un Celine della musica. Nato a Vienna nel '32, studia al conservatorio della capitale austriaca, suonando in primis il clarinetto, poi la fisarmonica e successivamente il violoncello. Durante la Seconda guerra mondiale, nel 1944, per scampare ai frequenti bombardamenti, la famiglia emigra in Cecoslovacchia; lì scoprirà la sua vera vocazione per i tasti bianchi e neri, che prediligerà per il resto della sua carriera. Innamoratosi del jazz, comincia a esibirsi in trio nelle caserme militari americane presenti in Europa. Vinta attraverso il conservatorio una borsa di studio per Boston, viaggia in America ed esplora i quartieri afroamericani di New York, dove non senza difficoltà si integra nella scena del Blue Note. Ferguson e il più noto Cannonball Adderley saranno i suoi primi appoggi, prima di intraprendere un primo percorso solista, nel quale passa dal pianoforte all'Hammond. E' qui che avviene una prima evoluzione: la sua sensibilità europea, immessa nel circuito jazz classico, lo fa spiccare attraverso una modalità esotica e trasversale di intendere il pianoforte, e in più in generale la tastiera. Nel 1968 Adderley lo presenterà a Miles Davis, che lo terrà nella sua custodia "cautelare" per i suoi progetti futuri. Nei due anni successivi abbiamo proprio il punto di flesso dell'ascesa di Davis, con "In A Silent Way" e successivamente la cauda pavonis di "Bitches Brew".
Zawinul e la tastiera diventano artisticamente inseparabili. L'Hammond è il primo tentativo di elettrofonia, ma Joe sarà soprattutto un nume tutelare di un altro pianoforte elettrico, il Fender Rhodes, del quale diverrà un'icona assoluta; lo accompagnerà infatti per tutta la carriera con i Weather Report, anche se in seguito sperimenterà anche con altre aziende americane, come ARP e Oberheim. Collaborando con queste, si rivelerà un precursore per altre sperimentazioni decisamente più caleidoscopiche e avveniristiche ("I use all the sound the world generates").
Siamo nel marzo del 1970. Il pubblico è investito da qualcosa che riguarda la pura esperienza sonora. Ed è selvaggia e ultraterrena... All'inizio il Fender Rhodes sembra il clacson di un autobus, suonato con forza e insistentemente ripetuto. E' un suono più elettronico che elettrico, e richiama alla mente la musica d'avanguardia, più che il rock, il pop, o il funk. Il suo livello di distorsione è di tipo diverso dal fuzz della chitarra elettrica. Il fuzz enfatizza un suono sostenuto, anche se sporco, mentre queste articolazioni sono brevi e taglienti
(Bob Gluck)
I Sing The Body Electric - Dal Miles elettrico ai Weather Report
Bob Gluck ci fornisce un'adeguata tracciatura del flusso fusion, perchè è riduttivo pensare che Miles Davis abbia solo attinto dalle sacre scuole di John Coltrane e Charlie Parker, combinandole con gli idoli della musica nera dell'epoca, James Brown, Sly Stone, Jimi Hendrix, per arrivare a un suono così sperimentale come quello di "Bitches Brew", che vanta nomi come Chick Corea, Dave Holland e John McLaughlin.
Nelle retroguardie, negli anfratti delle accademie, dove le forme tradizionali si erano quasi del tutto esaurite, va ricordata la figura di Anthony Braxton, che proprio con Holland e Corea forma i Circle a Chicago, che hanno vita breve, ma danno vita a un suono che è una meteora incendiaria e densa. Studioso di John Cage e Karlheinz Stockhausen, Braxton non può essere definito solo un jazzista. Le stesse vie verrano poi solcate da Leroy Jenkins e dalla sua Revolutionary Ensemble; è una vera e propria scuola di avanguardia jazz, che confluirà nel finire degli anni 60 nella Art Ensemble of Chicago. Cecil Taylor, considerato l'inventore del free-jazz al pari del contemporaneo Ornette Coleman, ne porterà gli studi dall'Illinois a New York, dando l'impulso creativo alla mondanità yankee.
Altri importanti pionieri che anticipano invece Zawinul nel primordiale interesse verso l'Hammond, e in generale per le prime forme di sintesi del suono (moog) negli Stati Uniti, sono invece il collettivo Musica Elettronica Viva, che nasce invero a Roma, a Trastevere, dove si trasferiscono alla metà dei 60 Fredric Rzewski, Richard Teitelbaum e Alvin Curran, fondatori del gruppo. La loro sperimentazione, in collaborazione con John Cage, sembra sia stata un primo tentativo di estendere il suono dello strumento al di là delle dialettiche sui generis. Rispetto all'avant-jazz, Zawinul rimane invece più contenuto nei canoni tradizionali. E' un vero musicista, che non necessita di forme eccessivamente astruse per poter far valere il suo talento in un campo ancora inesplorato, e si sente dunque in grado di incorporare la vena sperimentale alle arterie pulsanti di vita della Capitale.
Ad accorgersene è ovviamente Miles Davis, il quale non vede sempre di buon occhio il free-jazz, soprattutto per il suo carattere scontroso, ed è inoltre anche giustamente convinto della sua validità come musicista. La rivalità con Coleman è rinomata nel mondo del jazz dell'epoca, ed è sicuramente lo scoglio che si interpone tra Miles e i musicisti d'avanguardia di Chicago. Arrivato a una fase delicata della sua carriera, ripensa il suo suono e la sua ensemble a partire da qualcosa di nuovo, e se "In A Silent Way" risulta più meditativo, è sicuramente perché abbiamo Zawinul e soprattutto Herbie Hancock, oltre a Chick Corea, Dave Holland, Wayne Shorter e Tony Williams. Difficile chiedere di più, se non fosse che viene chiamato in causa anche John McLaughlin. "Bitches Brew" vede al posto di Tony Williams alla batteria, Jack de Johnette, al quale sarà affiancato in "Feio" anche Airto Moreira. Nelle file dei musicisti di Hancock e Davis, c'è anche Miroslav Vitous, contrabbassista ceco che ha più o meno la stessa estrazione di Zawinul, ed è qui che andiamo verso il distacco dall'ensemble davisiana, e all'indipendenza meritatamente acquisita di Zawinul e Shorter.
Il 9 febbraio 1971 dormivamo tranquillamente in una stanza d'albergo a Hermosa Beach, in California. Avevamo suonato al Lighthouse, un jazz club lì vicino... all'improvviso il mio cane Schnuckel abbaiò, e qualche secondo dopo la stanza iniziò a vibrare. Fu così violento e imprevedibile che non capivo cosa stesse succedendo: possibile che delle pareti in muratura potessero oscillare in quel modo? Sembravano diventate di burro
(Herbie Hancock, da "Possibilities")
La prima formazione dei Weather Report vede stazionari Joe Zawinul alle tastiere, Wayne Shorter ai fiati, Miroslav Vitous al basso elettrico e Airto Moreira alle percussioni, con altri elementi integrati alle ritmiche (Don Alias e Alphonse Mouzon).
La registrazione dell'esordio omonimo viene effettuata per la newyorkese Columbia, proprio in quel fatidico febbraio del 1971, memorabile per il terremoto che dall'altra sponda dell'America scuote la San Fernando Valley. Il disco introduce un jazz fluido, senza pause, che scorre come un torrente fino alla cascata di suono che Zawinul è in grado di creare con i suoi arpeggi di piano elettrico (appunto "Waterfall"), ma è una forma totalmente libera, una musica che non cerca mai la ripetizione in un canone ma li passa senza intervalli, in modo tale che questo discendere fluviale non abbia ostacoli. "Umbrellas", "Orange Lady", "Eurydice" giocano con gli standard jazz e li miscelano in qualcosa di uniforme che sicuramente ha un antecedente più caloroso e magmatico in "Bitches Brew".
E' un disco di qualità, che non vede tutti quegli impedimenti nel farsi ascoltare come "In a Silent Way", in quanto il genere era stato ormai accolto nelle sue nuove sfaccettature.
I sing the body electric
The armies of those I love engirth me and I engirth them
They will not let me off till I go with them, respond to them
And discorrupt them, and charge them full with the charge of the soul
Was it doubted that those who corrupt their own bodies conceal themselves?
And if those who defile the living are as bad as they who defile the dead?
And if the body does not do fully as much as the soul?
And if the body were not the soul, what is the soul?
(Walt Whitman)
Se il primo disco si presentava come un esercizio di stile ben riuscito, in cui la meticolosa tecnica di Zawinul si univa al perfezionismo degli altri talenti della band, I Sing The Body Electric, pubblicato nel 1972 sotto l'etichetta Columbia Records, ne riempie il contenuto in modo essenziale. La formazione rimane invariata, ad eccezione delle percussioni: questa volta alle pelli abbiamo Eric Gravatt e Dom um Romao. Il sound è decisamente più heavy ed esplosivo rispetto al primo album. Ispirato a un racconto di Bradbury uscito nel 1969, che a sua volta prende il titolo dall'omonima poesia di Whitman contenuta nella raccolta "Foglie d' erba", il disco è meno continuo, ma risulta molto più concettuale e mostra dei vertici compositivi davvero importanti. Come nel primo disco Zawinul scompone le forme standard, ma questa volta in modo ancor più marcato. "Unknown Soldier" rompe il silenzio con la sua ritmica, è quasi un ingresso di floydiana memoria e il suo crescendo trascina dimensionalmente l'ascoltatore in "The Moors", con la chitarra a 12 corde di Ralph Towner e la composizione raffinatissima quanto potente di Shorter. Sotteso al magnetismo vibrante della traccia c'è sempre il basso pulsante di Vitous, che continua le sue traiettorie in "Crystal", introdotta dai lunghi vagiti orgiastici di Shorter e Zawinul. Più facile all'ascolto "Second Sunday In August", che sembra un piano meditativo di La Monte Young accelerato dalle percussioni rapidissime.
Il lato B del disco è introdotto da uno strabiliante medley, con i virtuosismi elettrici di Zawinul ad accompagnare il groove sostenuto, ed è una registrazione di un live tenuto a Tokyo sempre nel 1972, dove invece vengono esaltati entrambi gli elementi fissi dei Weather Report, rispettivamente Shorter, e soprattutto Zawinul in "Directions", pezzo che chiude il disco in bellezza.
Sebbene Davis abbia spianato la strada alla fusion, questo suono non ha molti antecedenti nell'America di allora, e questo lo rende già molto personale, unito al carisma dirompente, e a volte anche cinico, di Zawinul. Sicuramente nella psichedelia più freak dell'epoca sono rintracciabili degli elementi che anticipano il suono fusion, se pensiamo allo Zappa di "Hot Rats" o alle forme libere dei Red Crayola, sebbene siano più noise e assolutamente poco accademiche.
Oltreoceano, in terra britannica, una traiettoria molto simile la sta seguendo Robert Wyatt nei Soft Machine, e in generale la Scuola di Canterbury ha molto a che spartire con il free-jazz, se pensiamo a un capolavoro assoluto come "Third", uscito un anno prima dell'esordio dei Weather Report.
We never solo, we always solo
(Joe Zawinul)
Quest'attitudine ostentamente dichiarata e spavalda li porta ancora a buttarsi a capofitto negli studi di registrazione, cavalcando l'onda di ispirazione della tournée che li ha portati fino a Tokyo. Sempre con la stessa formazione viene pubblicato nel 1973 Sweetnighter, che rispetto al predecessore frena i motori e sosta nella contemplazione di un cielo in divenire come quello in copertina, con i volti dei cinque componenti sospesi tra le nuvole. Questa volta il quintetto sembra aver assimilato le meditazioni di Herbie Hancock ("Will") e forse ancor di più della Mahavishnu Orchestra, e il suono si ripete e dilata maggiormente rispetto all'impro dei primi dischi. La tastiera di Zawinul acquisisce ancora più profondità e sostiene i restanti componenti del gruppo come le fondamenta reggono i pilastri di un abitazione. Ciò contraddistingue i Weather Report sostanzialmente; se la tastiera era spesso un elemento melodico che tendeva ad arricchire il suono con digressioni più o meno virtuose, soprattutto l'organo Hammond nel rock (ma si può citare anche altro), in Sweetnighter sorregge l'impalcatura e risulta l'elemento fondante. Con "Non-Stop Home" siamo proprio dalle parti di Hancock, e qui le percussioni corrono armoniose e libere sulle distese vagheggiate dal Fender Rhodes.
Più impegnative risultano "Boogie Boogie Waltz" e "125th Street Congress", due suite entrambe sopra i dieci minuti. Le congas, e soprattutto il contorsionismo al sax di Shorter, anticipano quell'esotismo tropicale che tanto li caratterizzerà in seguito, integrando tonalità decisamente afro che li faranno accostare anche a The Temptations ed Earth, Wind & Fire; anche il basso di Vitous risulta decisamente più funk e lontano dalle tecniche del contrabbasso. La successiva "Will" continua il suo volteggiare ritmico con assoluta padronanza, avvolgendo l'ascoltatore in un r'n'b caldo e fumoso. La soave e malinconica "Manolete". con le sopraffine tastiere di Zawinul, ci mostra lo straripante talento compositivo di tutto l'ensemble, sempre in grado di sfociare in nuove immagini e sensazioni uditive a tutto campo.
A questo punto la band si trova a un bivio; ritornare sui propri passi verso l'impronta jazz degli esordi oppure accordarsi su un formato più funk e fruibile all'ascoltatore popolare.
Il diverbio sfocia in una differenza di vedute tra Zawinul e Vitous, il quale approccia il funk con destrezza sebbene sia un genere che non gli appartenga propriamente. Le sue ritmiche hanno la cavernosità del contrabbasso piuttosto che il groove della Motown. Ciò non sembra sempre andare a genio a Zawinul, che lo ritiene, non sempre a ragione, responsabile di un'inclinazione troppo acustica.
Mysterious Traveller dunque, pubblicato nel 1974, è decisamente più travagliato, ma risulta paradossalmente il disco più completo della prima fase, ossia quella con Vitous al basso, il quale deciderà proprio in seguito al disaccordo con Zawinul di uscire dal gruppo per intraprendere la carriera solista. Al suo posto entra in formazione Alphonso Johnson, il quale riesce a rimpiazzare l'importante livello tecnico del suo predecessore. Un disco più compiuto, maturo se vogliamo.
Ad aprire le danze è "Nubian Sundance", una drum'n'bass ante litteram che proietta la mente in un Egitto remoto e ancestrale, con i suoi fugaci saliscendi di tastiera e i geroglifici ritmici a sostenerne il profilo. Il ritmo in levare sarà ripreso da tutta la cultura hip-hop e oltre; recentemente, "Babel", da "Heligoland" dei Massive Attack, ne ha ricalcato la struttura in modo pressoché identico, ma se ascoltata con orecchio aperto ci si accorge che già tutto ciò era presente nella coda di chiusura di "Pharaoh's Dance" di Miles Davis (sarà un caso?!). In "American Tango" brilla incandescente la cometa di Zawinul: decisamente un gran pezzo proprio per l'inconfondibile mano del tastierista viennese, che pennella un panorama lagunare denso di fuochi fatui.
Il talento del nuovo bassista risalta invece nella sghemba "Cucumber Slumber", ed è proprio quello che Zawinul cerca, il miglior funk, affastellato dai cerchi tribali delle congas in crescendo. L'onirica "Mysterious Traveller" ci immerge in un sonno irrequieto, con i tasti in tritono di uno Zawinul in trance. E' una musica che spazza via il già noto, e cerca appunto di farci viaggiare nel mistero. A volte sfiora vette di puro orgasmo uditivo, e il suono così particolareggiato fa emergere la parte latente del nostro ascolto. La romantica "Blackthorn Rose", e ancor di più la sensuale "Scarlet Woman" continuano l'esplorazione in questo senso; quest'ultima la possiamo quasi considerare l'emblema dell'intera filosofia del disco.
Mysterious Traveller rappresenta il traguardo compositivo, l'obiettivo raggiunto da Joe Zawinul, e contestualizza la fusion come genere a sé stante, rendendola storica e significante.
"La formazione usava già apparecchi come il pedale fuzz e l'echoplex, che creava un'eco a nastro per gli strumenti elettrici, io suonavo il Fender Rhodes sia dal vivo che nei dischi. Ero sempre impegnato ad attaccare congegni vari al piano elettrico, a volte appena prima dei concerti. A Boston mi ero rivolto a due ingegneri del MIT, che mi avevano detto: 'Collega questa scatola al pianoforte, cambierà la forma dell'onda sonora'. Adoravo esplorare suoni nuovi. Per attaccare i cavi, il pedale e l'Echoplex dovevo asportarne la parte superiore, trasformandolo in una specie di piano-Frankenstein... avevo conosciuto Harold Rhodes ai tempi di Miles, quando era venuto a vederci al Lighthouse di Hermosa Beach. Salito sul palco, notò tutti quei fili che uscivano dalla testa del suo strumento: 'Herbie! Cos'hai fatto al mio pianoforte? L'hai cannibalizzato!'
(Herbie Hancock, da "Possibilities")
La scoperta della versatilità del suono sintetizzato scuote tutto l'ambiente musicale, e se all'inizio le macchine analogiche occupano intere pareti dello studio, presto si giunge a una compressione dei formati. Lo stesso Rhodes, come Hancock fa notare nella sua biografia, provvede a munire il Fender di un adattamento per un cablaggio più consono. Siamo in una fase di puro pionierismo: Zawinul e Hancock rimangono tuttora due pilastri della ricerca musicale in questo senso.
La fase di transizione che vede la pubblicazione di Tale Spinnin' (1975) testimonia, come una letteratura di viaggio propedeutica al suo successore, le loro vicende in tournée. Registrato a Los Angeles con Alyrio Lima alle percussioni e Johnson al basso, rimane un po' in secondo piano nella loro discografia in quanto realizzato a cavallo della prima fase della loro carriera e di quella successiva con Jaco Pastorius, ma brani come "Lusitanos", con il gracidio wah di Johnson a sostenere l'eleganza sopraffina di Shorter e Zawinul, seppur di maniera, ci fanno presagire verso quali lidi avrebbe virato il loro suono nell'era Pastorius.
Dipingere il suono - The bass of doom e il destino di Jaco
La storia di Jaco Pastorius comincia in Pennsylvania, dove già in famiglia viene instradato al senso del ritmo, dal nonno paterno e dal padre, entrambi percussionisti per quartetti jazz locali. Naturalmente è infatti la batteria il primo strumento di interesse. Trasferitosi in seguito al divorzio dei genitori a Fort Lauderdale, trascorre l'adolescenza con i fratelli. Acquista così il suo primo basso elettrico, l'arcinoto Fender Jazz, destinato ad accompagnarlo in tutte le forme e sfaccettature per tutto il suo percorso. All'epoca è il basso più in voga, ma Pastorius sarà il primo a trasformare un basso tradizionale in un fretless, avvicinando così lo strumento alla fluidità del contrabbasso. E' una tecnica ormai nota dai cultori del basso proprio perché Jaco è stato uno dei primi a sperimentarla: toglie dal manico tutti i capotasti e riempie le scanalature di mastice per legno. Per rendere il manico uniforme e ben levigato, utilizza degli strati di resina epossidica marina, ricarteggiando la superficie del manico una volta applicata e solidificata la resina.
Pastorius comincia a spiccare come bassista con un complesso di nome Woodchuck, che lo rende noto nella East Coast come musicista estremamente dotato. Nella sua fase di rodaggio impara da altri bassisti più esperti i rudimenti della tecnica jazz, acquisendo soprattutto quella capacità nell'utilizzo degli armonici che innalzerà la sua tecnica al di sopra di tutti i bassisti a lui contemporanei. Inoltre, ingloba nel suo stile elementi provenienti da altri generi come il funk della Motown, che innescherà nel jazz, e nell'utilizzo dominante della scala misolidia. Slap, muting, estensione degli armonici pressoché inaudita fino ad allora, con vertiginosi legati su fretless. Questi numeri lo renderanno molto temibile agli albori del 70, che lo vedono costretto a salpare sulle navi da crociera per guadagnare qualcosa in più, dopo aver sposato nello stesso anno la compagna Tracy Lee, dalla quale avrà la sua primogenita. Diviene in seguito membro di un'altra band per un breve periodo, i C.C. Riders, con i quali gira in tour l'America, approfondendo ulteriormente la sua esperienza musicale.
Ma è il sodalizio con Pat Metheny la vera svolta per Pastorius. I due si conoscono a New York quando Pastorius viene ingaggiato da Paul Bley per suonare nella scena jazz della Grande Mela. Metheny pubblica nel '74 per la Ecm "Bright Size Life", disco seminale del genere, che vede alle percussioni Bob Moses e al basso proprio Jaco. Pastorius pubblica il suo primo disco da autore principale con Bley e Metheny, che però rimane nelle retrofile. Ma è nel 1975, con la firma del contratto con la Epic, che Pastorius raggiunge quella sapienza artistica che gli permette di lanciare un disco solista in grado di presentare al mondo la sua visione e il suo stile.
Si esibisce prevalentemente in Florida ed è proprio a Miami che in un'occasionale incrocio delle rispettive tournée, Jaco incontra Zawinul. Si presenta come il miglior bassista del mondo: Zawinul non impiega molto a farlo tornare con i piedi per terra. All'epoca il rapporto con Alphonso Johnson ancora non si era esaurito, e anche Vitous non appariva tecnicamente inferiore al suo successore. Nel 1976 Johnson inizierà tuttavia a nutrire dubbi sulla sua permanenza nei Weather Report. Così tutto diventa propizio per l'inserimento dell'istrionica visione di Jaco in un nuovo assetto del gruppo, completamente ristrutturato da Zawinul.
Black Market
Pubblicato nel marzo del 1976, Black Market è un assoluto capolavoro per i cultori della sezione ritmica e rappresenta un unicum per bassisti e batteristi. Nel disco sono presenti sia Johnson che Pastorius al basso, alle pelli invece abbiamo altri due forsennati come Chester Thompson e Alex Acuna, con Don Alias alle tribali e Narada Walden della Mahavishnu Orchestra.
Ma non è solo l'eldorado della ritmica, anche Zawinul si presenta con un arsenale notevole. Le sue pennellate con il Fender Rhodes sono talvolta accompagnate dalla polifonia di Oberheim e Arp: l'introduttiva title track (che tra l'altro diventerà in Italia la sigla di Radio Popolare) e "Cannon Ball", prima incursione ritmica di Jaco nel quintetto, sono autentici gioielli del suo repertorio.
In generale, tutto il lato A del disco è sotto ogni aspetto molto al di sopra della media fino ad ora uscita a nome Weather Report. Segue infatti "Gibraltar", con un ingresso esotico che ci trasporta nel caos di Nuestra Señora de Africa, e qui Thompson e Acuna toccano l'apice ritmico del disco, facendoci perdere tra i vicoli labirintici di questo mercato subtropicale in un crescendo sempre più intenso, che sfocia nell'avvolgente riff finale, dove Shorter dà pieno sfogo ai suoi polmoni.
L'estro compositivo di Shorter svetta in "Elegant People" e "Three Clowns", con uno Zawinul che sembra invece fare l'occhiolino al suo collega Hancock. La presenza di Pastorius tra i compositori del disco non compromette invece la versatilità afro di Johnson, anzi, riesce a esaltarla, mentre "Three Clowns" si adagia sul letto pianistico di Zawinul, introducendo "Barbary Coast".
La sinestesia tra la copertina e i suoni di questo disco è pressoché totale. "Barbary Coast" è per Pastorius un piccolo esercizio di stile, eppure la sua mano padroneggia irrisoriamente ogni solco ritmico, e negli allunghi del basso stesso, e nei silenzi della sottotraccia, ne avvertiamo tutta la potenzialità. La splendida "Herandnu" chiude un disco che definire virtuoso è dir poco, ma non si tratta solo di virtuosismo, è una summa di puro talento, che vede tutti i componenti affiatati nell'espressione delle loro esplorazioni mentali, nelle descrizioni di terre altre e lontane, e nel massimo intrattenimento possibile. Basso e batteria qui letteralmente volano e a tratti ricordano da vicino qualche gruppo progressive (il suono non è poi così distante da Yes e Rush, ad esempio).
Se Mysterious Traveller chiudeva il rapporto con Vitous consacrandosi come il capolavoro della prima fase, Black Market si rivela subito il lavoro più valido della seconda fase, contraddistinta dall'ingresso di Pastorius a fianco di musicisti tutti più che navigati.
C'era della magia in lui, lo stesso tipo di magia che c'era in Jimi Hendrix... Cominciammo a fare il tutto esaurito nelle grandi sale da concerto, ovunque andassimo.
(Joe Zawinul)
Nello stesso anno Pastorius pubblica il suo vero e proprio esordio da solista, e questa volta l'espressione della sua sensibilità artistica riesce in toto. Introdotto da una rivisitazione a dir poco magistrale di "Donna Lee" di Charlie Parker, il disco ingloba sia Motown che jazz sperimentale in modo sapiente, con una netta rifrazione della tecnica di Pastorius sul mondo dei bassisti tradizionali dell'epoca; sebbene nel free-jazz si fosse molto sperimentato, con timbriche particolari e gli armonici, quello che Pastorius attua è un vero e proprio cambio radicale sulla considerazione del basso in sé e per sé. Se "Come On, Come Over" si presenta come una spavalda acquisizione della mano funk, è in "Continuum", e soprattutto in "Portrait Of Tracy", dedicata alla moglie, che Pastorius esprime la sua visione organica del basso: non mero accompagnamento ritmico, ma strumento che ha pensiero e voce, e a tratti sembra dipingere il suono. Questa comunicazione "verbale" e se vogliamo pittorica della ritmica sarà un nuovo punto di inizio per bassisti moderni dall'estrazione più disparata, dai più funk, come Les Claypool e Flea, fino addirittura al metal più o meno progressivo; Chancellor dei Tool può essere un esempio, come lo sono stati sia Cliff Burton che Robert Trujillo dei Metallica, il quale ha anche coprodotto "Jaco", documentario biografico su ascesa e declino di un bassista che, se non avesse spento il proprio astro prematuramente, sarebbe stato molto probabilmente un asteroide più che una semplice meteora.
L'accelerazione fusion di "Kuru/Speak Like A Child" ci riporta sulle coordinate di Zawinul. Qui il funambolo si lancia nella giungla tribale con un eccezionale Hancock a piano e clavinet. Il brano è stratosferico, e si colloca tra le composizioni più riuscite in assoluto dei Weather Report. Ricordiamo che tra le quinte del disco figurano anche Don Alias, Wayne Shorter, Narada Walden, oltre ai due cantanti soul Sam e Dave in "Come On, Come Over". La distesa "Okonkolè y Trompa" è invece una meditazione sulle timbriche che Pastorius utilizzerà in seguito nei Weather Report. "Opus Pocus", con Shorter, e la samba di "Used To Be (A Cha Cha)" proseguono sul tragitto dell'indomabile estro di Pastorius, che addirittura nella conclusiva "Forgotten Love" si cimenta da compositore di tutti gli arrangiamenti, senza suonare il suo strumento prediletto.
Heavy Weather
Se l'omonimo disco è la presa di posizione del talento indiscutibile di Jaco, Heavy Weather ne è il naturale sequel nelle file di Zawinul. Pubblicato nel 1977, è un album che affronta nuovi orizzonti nelle coscienze dei componenti dell'ensemble. L'assetto è questa volta coeso e stabile: Zawinul, Shorter, Pastorius, Acuna e Manolo Bandrena. Tecnicamente è il disco più complesso dei Weather Report; era a dire il vero difficile far di più di Black Market, sebbene rispetto al predecessore guadagni in virtuosismo a scapito dell'organicità del suono, che si presenta più cerebrale e meno caldo.
Ad aprire il sipario è stavolta il synth di Zawinul in "Birdland", destinata a divenire un classico del jazz moderno anche al di fuori dei Weather Report. Il brano è dedicato al celebre locale newyorkese in cui si esibivano i jazzisti negli anni 50 e ci illustra cosa ne è rimasto e come prosegue la storia del genere per i posteri. "A Remark You Made", più lenta e soffusa, rinnova i prodigi di Pastorius, che non ha remore nel dispiegare la sua enorme capacità tecnica: insieme alla iridescente tastiera di Zawinul e al romantico sax di Shorter, tutto il disco vede infatti la supervisione di quest'ultimo, che in tutti i pezzi figura come compositore. Inoltre, il disco ha dei notevoli contenuti aggiunti, frutto delle ricerche nello spiritualismo new age di quegli anni. Come in "Havona", ispirata al manoscritto di "Urantia", libro molto in voga a Chicago tra i freak dell'epoca. E' un altro pezzo da novanta della carriera dei Weather Report, con una scarica di suono che sembra provenire da mondi iperuranici e un Pastorius in stato di grazia, che qui tocca forse il suo massimo. La bordata di "Teen Town", accompagnata da un sax sbilenco, ci ricorda proprio l'ala sperimentale del jazz di Chicago e potrebbe quasi anticipare qualche eccezione nell'ambito new wave, come le sonorità dei primi Tuxedomoon, o dei Rip Rig & Panic di Neneh Cherry.
"Rumba Mama", introdotta dai vocalizzi tribali di Bandrena, è una digressione dal vivo delle pelli di Acuna, che in tutto il disco dimostra le sue inoppugnabili qualità percussive.
Heavy Weather, come da copertina, è un disco uggioso, temporalesco, sembra quasi di trovarsi sotto la pioggia in autunno davanti ai lavori in corso di uno sgangherato cantiere. Un disco che lascia presagire i cambi di guardia del '77 e allo stesso tempo sembra quasi ripararci con il cappello in copertina e accudirci nel tepore della fusion del quintetto. Ricordiamo infatti che negli stessi anni ci sarà grande movimento per via della diffusione del punk sia a Londra che a New York, dove si esibiranno i primi gruppi del genere al CBGB (Talking Heads e Television sono dietro l'angolo).
Ad avvertire notevolmente questo cambio, seppur sempre rimanendo nei propri registri, è il meno riuscito Mr. Gone, ottavo disco dell'ensemble, che vede la dipartita di Alex Acuna e l'ingresso del turnista Peter Erskine. Comunque "The Pursuit Of The Woman With The Feathered Hat" e "Punk Jazz" dimostrano ancora la debordante qualità rispettivamente di Zawinul e Pastorius. E' una fase storica in cui generi che più si accostavano agli stilemi jazz o addirittura sinfonici cominciano appunto a passare in secondo piano rispetto alla musica popolare e alla prima ondata punk e new wave, ed è infatti a partire da questo disco che la notorietà del gruppo comincia a indebolirsi. Sia la musica fusion che quella progressive sono state caratterizzanti nella prima fase degli anni Settanta, ma la filosofia dei nuovi generi si discosta molto dagli orizzonti compositivi e dalle conoscenze teoriche di questi due generi.
Per quanto riguarda i Weather Report, ciò è forse dovuto al fatto di essere rimasti sempre un complesso jazz, e di aver solo occasionalmente incorporato la voce nel loro progetto. Ma se avessero avuto un elemento vocale fisso, forse, sarebbero riusciti perfino ad aggiornare il loro sound, magari anche oltre i confini del jazz.
Anche se le difficoltà in studio cominciano a farsi notare, è ancora formidabile l'assetto dal vivo, che in 8:30, registrato live nel 1979, tocca forse l'apice per quanto riguarda il palcoscenico, non a caso viene riproposta "In A Silent Way" di Davis, proprio l'opera dalla quale era iniziato il sodalizio tra Miles e Joe. La cifra stilistica live rimane da capogiro e li sosterrà chiaramente anche nei primi anni del decennio a venire.
Sempre con Peter Erskine e Jaco Pastorius in formazione, Night Passage introduce la band negli Eighties, ed è forse il disco più degno di nota di un decennio che li vedrà contraddittoriamente passare di moda, dato che nel synth-pop, genere dominante del decennio, l'utilizzo delle stesse tastiere di cui Joe è stato indiscutibilmente un pioniere, sarà il marchio di fabbrica. Ma Zawinul, come molti altri grandi genii, sa essere vittima e carnefice di sé stesso. Così come Pastorius: sebbene sia all'apice della notorietà per quanto riguarda le sue doti tecniche, dopo la nascita di due gemelli con la seconda compagna Ingrid, Jaco comincia ad avere seri problemi mentali, probabilmente derivanti da un disturbo bipolare, manifestatosi con l'utilizzo massiccio di sostanze e il suo alcolismo. Riesce tuttavia a portare avanti i suoi progetti solisti, pubblicando Word Of Mouth nel 1981, creando quella Big Band che lo supporterà fino al 1983, anno in cui i debiti e i problemi personali lo lasceranno solo a combattere con le proprie dipendenze. Ciononostante nel disco partecipano Jack de Johnette, Herbie Hancock e Toots Thielemans. Rimane forse degna di menzione la sua cover di "Blackbird" dei Beatles, tutta ovviamente in chiave di basso, con Thielemans all'armonica. Nel 1982, al di là di tutto, per lo Swing Journal è l'artista jazz dell'anno.
Dell'82 è anche un altro disco a nome Weather Report, che li riavvicina al di là delle loro sperimentazioni da solisti, ma è una fase in diminuendo, e la loro musica risulta meno appetibile. E' anche l'ultimo disco con Pastorius al basso, che verrà successivamente sostituito da Victor Bailey. Procession, del 1983, vede proprio Bailey, seppur con sforzo, destreggiarsi nell'abisso lasciato da Pastorius.
E' l'ultima line-up dei Weather Report, quella che li avvicinerà, per affinità elettive, prima a Carl Anderson, noto per la sua interpretazione nei panni di Giuda Iscariota in "Jesus Christ Superstar", con il quale daranno luce a due dischi di passaggio, rispettivamente Domino Theory e Sportin' Life (del quale vale la pena ascoltare "Corner Pocket"), e poi a un altro grande virtuoso, questa volta della chitarra, Carlos Santana. Anche lui reduce glorioso dei decenni antecedenti, riuscirà a inserirsi, seppur occasionalmente, nel repertorio dei Weather Report. Se pensiamo a dischi come "Caravenserai" o "Abraxas", non è difficile intendere il perché Santana abbia scelto di collaborare con Zawinul.
This Is This, con un Santana esplosivo ed esuberante, è l'epigrafe dei Weather Report, ed è un disco degno di poter congedare la carriera del quintetto, sebbene risulti un finale divertissement che nasconde l'inesorabile vuoto di Pastorius.
Per quanto riguarda Jaco, gli ultimi anni della sua vita sono un subbuglio di crisi interiori, a cominciare dalle esibizioni dal vivo: nel 1984 la Word Of Mouth Big Band lo lascerà solo sul palco in preda alle sue manie. Indebitato fino al collo e incapace di dare un taglio alle sue dipendenze, partecipa nel 1985 a una dimostrazione delle tecniche ritmiche in "Modern Electric Bass", ma la sua parabola è giunta all'ultima fase del declino. Viene trovato imbottito di droghe e alcol a mendicare nelle strade di Fort Lauderdale e ricoverato nel reparto di psichiatria del Bellevue Hospital. Una volta dimesso, riesce per un breve periodo a portare avanti un tour in Europa. Ma la morte di un suo caro amico sin dai tempi del liceo in un incidente stradale lo fa ripiombare nel tunnel del crack e dell'eroina.
Nel settembre dell' '87, Pastorius vivrà il suo ultimo concerto, questa volta da spettatore. Al Sunrise Musical Theatre di Fort Lauderdale si esibisce proprio Carlos Santana. Durante il concerto, ubriaco e molesto, Jaco sale sul palco irriconoscibile, e, come gesto di stizza, solleva la mano dell'amico Alphonso Johnson dal basso. Accompagnato all'uscita dalla security, si dirige in un locale fuori città con le peggiori intenzioni. Gli viene negato l'ingresso dal buttafuori, Luc Havan, un rifugiato vietnamita esperto in arti marziali, con il quale ingaggia una rissa. Riporterà un trauma cranico e all'alba sarà accompagnato, ormai esanime, al più vicino centro medico, dove entrerà in coma, fino al fatidico 21 settembre, in cui ne verrà attestata la morte cerebrale.
Dal 1984, anno in cui la moglie Ingrid lo scoprì nel backstage di un suo concerto a sniffare cocaina davanti a lei e ai loro due gemelli, la fine era già segnata: la lontananza sia degli amici che della famiglia ne sanciranno inevitabilmente il destino. Robert Trujillo dei Metallica, con una battaglia legale, è riuscito a far riavere lo storico Fender alla famiglia Pastorius, e, attraverso un'accurata ricerca biografica, a rendere giustizia alla carriera dell'artista che più in alto di ogni altro ha elevato il basso elettrico.Destino che sarà indissolubilmente legato alle quattro corde del suo Bass of Doom, il suo terzo braccio se vogliamo, che lo ha reso immortale.
Il Fender Jazz di John Francis Anthony Pastorius, senza battipenna, aperto, squarciato, incustodito, martoriato, lanciato e distrutto in mille pezzi in seguito a una sua crisi d'ira, schiacciato da un taxi sulla carreggiata, ricomposto come un puzzle da un fidato liutaio, rubato nel 1986 in una panchina sarà ritrovato vent'anni dopo a West Side, in un negozio di chitarre a New York, riconosciuto proprio per gli evidenti solchi lasciati dalle rotture e per il manico lavorato a mano da Pastorius stesso.
L'anticiclone del quintetto perduto ha lasciato dietro di sé rovine e reietti, ma ha anche costruito un futuro al jazz. Ogni leggenda che si rispetti ha purtroppo la sua sorte maledetta. Ciò non toglie che la musica dei Weather Report sia stata uno spartiacque. Come esiste un prima e un dopo Jimi Hendrix per tutti i chitarristi, esisterà sempre un prima e un dopo Jaco Pastorius per tutti i bassisti, a conferma di come la sua vicenda, nel bene e nel male, abbia marchiato indelebilmente la storia della musica.
Fonti bibliografiche
Bob Gluck - Miles Davis, il quintetto perduto e altre rivoluzioni (Quodlibet, 2020)
Herbie Hancock - Possibilities, l'autobiografia (Minimum Fax, 2017)
WEATHER REPORT | ||
Weather Report (CBS, 1971) | ||
I Sing The Body Electric(CBS, 1972) | ||
Sweetnighter(CBS, 1973) | ||
Mysterious Traveller(CBS, 1974) | ||
Tale Spinnin'(CBS, 1975) | ||
Black Market(CBS, 1976) | ||
Heavy Weather(CBS, 1977) | ||
Mr. Gone(CBS, 1978) | ||
8:30(CBS, 1979) | ||
Night Passage(CBS, 1980) | ||
Weather Report(CBS, 1982) | ||
Procession(CBS, 1983) | ||
Domino Theory(CBS, 1984) | ||
Sportin' Life(CBS, 1985) | ||
This Is This(CBS, 1986) | ||
JACO PASTORIUS | ||
Jaco Pastorius(Epic, 1976) | ||
Word Of Mouth(Warner Bros, 1981) | ||
Invitation(Warner Bros, 1983) |
Weather Report - The Moors | ||
Weather Report - American Tango | ||
Weather Report - Gibraltar | ||
Weather Report - Birdland | ||
Weather Report - Havona | ||
Jaco Pastorius - Portrait Of Tracy | ||
Jaco Pastorius - Portrait Of Tracy | ||
Jaco Pastorius - Reza/Giant Steps | ||