Erano in tanti che, per diversi motivi, attendevano al varco del terzo album le sorelle Casady, in arte CocoRosie, e tutti avevano come comune denominatore lo scarso successo che all'unanimità aveva accolto il loro secondo lavoro, “Noah’s Ark”; i detrattori avevano visto in quell’album il segno che la musica delle due era già alle corde, mentre chi aveva apprezzato e amato “La Maison de Mon Reve” aveva considerato quel disco solo un piccolo inciampo di percorso.
Intanto Bianca e Sierra sono cresciute, hanno fatto passare più tempo prima di creare questo lavoro e si sono date a svariati progetti, la prima ha fondato una casa di produzione (la Voodoo Eros) per cui incide anche il progetto musicale dell’altra sorella, i Metallic Falcons, ma non solo, le due hanno pure una galleria d’arte e una propria linea di moda; in mezzo a tutto questo daffare, sono riuscite anche a partorire questo “The Adventures Of Ghosthorse And Stillborn”, registrato in Islanda.
Il nuovo lavoro delle CocoRosie inizialmente si presenta più evoluto e deciso nel prendere le distanze rispetto al suo predecessore, nel separarsi, seppur non drasticamente, da quel sound che aveva caratterizzato i precedenti album ma che sembrava già un po’ logoro. Prima di tutto il suono si presenta più pulito, meno lo-fi e meno abbozzato, e le voci delle sorelle sono limpide ed elevate; l’influenza hip-hop viene messa in marcata evidenza nelle prime due tracce, break-beat e scratch si mescolano ai caratteristici sonagli nel sottofondo di “Rainbowarriors” mentre “Promises” si scioglie bene in un liquido tappeto trip-hop tremolante alla Portishead. La successiva “Bloody Twins” è solo poco più di un intermezzo (di dubbia riuscita) in cui una voce flebile si fa strada in un nugolo di campanellini, “Japan” invece sorprende con una filastrocca folk-calypso interrotta nel mezzo, solo per un attimo, da un cantato operistico.
Dopo questo bell’inizio, però, le sorelline si immergono in pezzi troppo simili a cose già fatte e la riuscita degli stessi è alterna; se “Sunshine” è una delicata poesia per voce e diradate note di piano e “Werewolfes” è un folk-pop brillante nel mescolare il semi-parlato di Bianca e la melodia di Sierra, “Black Poppies” è noiosa nelle sue velleità vocali, e “Animals”, con la sua eccessiva lunghezza, mostra tutti i limiti del folk delle CocoRosie.
Per chi ne sentisse la mancanza, ritornano toni d’opera in “Houses”, molto meglio allora “Raphael”, in vecchio stile, sì, ma che si snoda leggera tra piacevoli inserti d’arpa. Giusto il tempo di un intermezzo talkin’ recitato da una voce androgina (“Girl And The Gees”) e siamo già in dirittura d’arrivo; è un bel finale, però, “Miracle”, un soffio, un afflato di voce steso leggero su di una nuvola dream-pop, ogni tanto qualche carezza sotto forma di lievi strofe cantate da Antony che, novello Re Mida, sembra impreziosire qualsiasi cosa a cui presti la voce.
In definitiva, non è stato facile recensire “The Adventures Of Ghosthorse And Stillborn”, un po’ perché il cd-promo, con la sua “simpatica” protezione anti-copia, sul mio lettore cd-mp3 portatile funzionava una volta sì e tre no, ma soprattutto perché nel disco si trovano sia segnali di un buona evoluzione sia tracce di empasse artistica che non daranno grandi responsi né ai detrattori né agli amanti delle Casady.
Un album riuscito per metà, che si può guadagnare la sufficienza e il plauso di qualcuno, ma che forse dovrebbe spingere le dolci e pazzerelle Bianca e Sierra a occuparsi meglio della loro musica, più che di moda, arte e produzioni, per imprimere al loro stile una spinta decisa e mettere in atto una reale crescita musicale.
06/04/2007