Catanese di nascita ma bolognese d’adozione, Cesare Livrizzi si presenta con questo piccolo demo, in cui le sue storie, filtrate da un approccio cantautoriale che guarda con vivo interesse alle esperienze di artisti quali Waits, Cave, Fossati, De Gregori, De André e Cohen, cercano una via d’uscita dai sotterranei del suo passato, alla ricerca di un pubblico che sappia custodirle con cura.
Se mostra ancora qualche incertezza nell’uso espressivo della voce (non del tutto capace di reggere l’impatto emozionale delle liriche), Livrizzi ha comunque l’enorme vantaggio di essere coadiuvato da due ottimi musicisti - Vladimiro Cantaluppi al violino e Lucio Corenzi al contrabbasso - grazie al cui aiuto può imbastire arrangiamenti superiori alla media, contesi tra folk, classica, jazz e musica popolare.
“Storie”, registrato senza una “vera” produzione, raccoglie, così, tre piccoli esempi di cantautorato elegante e “intimo”, mostrando un’artista in fase di crescita ma con buonissime potenzialità. Il “Macabro Blues” (canzone sulla Fede e sulla difficoltà dell’uomo nel mantenerla) si muove disinibito ma sornione, arricchito da un violino tagliente e panoramico, ma sempre, in fondo, discreto nel sottolineare i paesaggi delineati dalle liriche.
In “Chiaroscuri” (canzone sull’estrema relatività della realtà e delle verità che ci circondano), pianoforte e contrabbasso allestiscono una scenografia di fragili nuances, mentre con la conclusiva “Odissea di un indeciso” si spalanca lo scenario di una ricerca insieme sonora e narrativa.
Certo, la ricerca di Livrizzi e le sue storie meritano maggiore consistenza in termini di minuti. Ma siamo certi che questo sia solo un assaggio e che il meglio debba ancora venire.
24/06/2007