E giunge il momento anche per Amaury Cambuzat, leader/chitarrista e fondatore degli Ulan Bator, di condensare tutte le esperienze dei primi cinque anni di vita della sua band, così febbrilmente fertili, in un unico supporto riassuntivo. Non una antologia, ma la raccolta di estratti live, inediti disseminati su singoli, remix e versioni demo tratte dal primo omonimo album del 1995, da "2 Degrees" (1996) e dal fondamentale "Végetale" (1998). Si torna indietro addirittura ai primordi (1993) con "Tengri".
Da ricordare che la band è nata in Francia, ma cresciuta in Italia: l'importante tappa dell’accasamento nel nostro paese è stata possibile grazie alla ristampa proprio di "Végetale" da parte del Consorzio Produttori Indipendenti, che in quegli anni stava convulsamente lavorando per aprire nuove strade alla musica "alternativa". La line-up attorno a cui ruotano questi brani, include oltre a Cambuzat, Olivier Manchion al basso e Frank Lantignac alla batteria.
Con la loro musica attraversiamo le coordinate di un post-rock altamente sperimentale, strettamente serrato attorno alla chitarra di capitan Cambuzat e incalzato dalla nervosa sezione ritmica.
Già partendo da "Ursula Minor" (1996) o da "Katatonia" (1994) si intuisce l'alto tasso creativo degli Ulan Bator, in questa fase direttamente imparentati a June Of '44 (per indole "experimental"), Don Caballero (per la matrice "matematica"), Shellac (per l'anima tortuosa), tutti loro contemporanei, ma anche ai padri putativi Faust e Can.
Spigolosi, abrasivi, taglienti, sghembi, malevoli. Intelligenti e privi di atteggiamenti intellettualodi o artistoidi a tutti i costi. Questi primi Ulan Bator erano davvero un concentrato di idee e di felici intuizioni: quanti percorsi passano per una "D-Press Tv"? Eppure nonostante l'impronta di una sonorità che scava nel profondo, questa raccolta dimostra che la formazione è stata capace anche di transizioni a cavallo fra l’ambient e il noise, con utilizzo di loop e di nastri in una alchimia elettronica estremamente affine ai This Heat (vedi "Tengri", "Piano Mecanik", "...Jun", "Haupstad" o "Brille").
Per chi ha voglia capirne di più di questo obliquo movimento, "Ulaanbataar" costituisce un atlante geografico in formato tascabile. E proprio per questo indispensabile.
30/07/2007