L’oggetto è talmente bizzarro da avere un gran fascino anche solo a sentirne parlare. E’ un po’ come quelle collaborazioni dei sogni sulle quali ogni tanto fantastichiamo tutti: Beck e Bob Dylan, Stockhausen e i Motörhead, Aphex Twin e l’Uomo Ragno.
Mark E. Smith, padre-padrone dei Fall, chiama a sé Jan St. Werner e Andi Toma, meglio noti come Mouse On Mars. Lui nel pieno di una seconda (terza? quarta? ventinovesima?) giovinezza, loro un po’ in declino, ma pur sempre una delle più lucide ed eclettiche coppie elettroniche di sempre.
Von Südenfed è il nome, mentre la musica è una sorta di punk-funk che spinge sull’elettronica, sul quale lo sdentato sputa invettive con il suo miglior piglio.
E quindi si parte benissimo, perché un progetto del genere non può permettersi un passo falso in apertura. “Fledermaus Can’t Get It” si riprende al volo tutto quello che era stato “rubato” all’Europa da quella “North American Scum”. Già, perché “Tromatic Reflexxions” ha tutta l’aria di essere proprio questo: la rivendicazione (anche violenta, se serve) di una primogenitura su quei miscugli di musica dance e new wave che hanno fatto la fortuna di molti nuovi gruppi degli ultimi anni. E una tale rivendicazione non poteva che essere fatta da uno dei Grandi Incazzosi della musica tutta.
La spinta iniziale è potente. In “Fledermaus Can’t Get It” le scudisciate sintetiche accompagnano il nostro, che ripete che non riesce a capire ma non può arrendersi. “The Rhinohead” ha un bel piglio e simpatiche armonie vocali, mentre nel testo ubriaco di “Flooded” si crede Sven Väth. Tutto molto buono.
Anche i Mouse On Mars sembrano molto più in palla delle ultime scialbe prove. Evidentemente la frusta di Smith funziona a dovere. D’altra parte, per quanto ci sforziamo, ci è impossibile pensare a un Mark E. Smith che lavora su un piano paritetico rispetto a chiunque si trovi a collaborare con lui o, più verosimilmente, a subire i suoi ordini.
Qualche accenno di breakbeat e tanti suoni saturi o sapientemente distorti sono l’apporto più interessante del duo, come sempre molto a suo agio quando si tratta di collaborare con un cantante.
Il gioco, però, alla lunga mostra un po’ la corda, e l’entusiasmo iniziale cala. Nonostante la presenza di Toma e St. Werner, si fa strada quella tendenza tipicamente Fall a far sembrare ogni brano uguale all’altro. E non sempre si evita l’effetto-noia, specie in un disco con queste caratteristiche, mentre si affaccia il dubbio che “Tromatic Reflexxions” sia un ascolto sì piacevole, ma che difficilmente tornerà nel lettore all’arrivo dell’inverno.
Implicitamente, Mark E. Smith ci dice per tutta la durata dell’album che nu new wave e derivati vari in chiave danzereccia sono roba sua, e forse è davvero così, anche se molto meno di quanto probabilmente il nostro ritenga. Il più grande rimpianto, comunque, è che questa collaborazione non abbia avuto luogo qualche anno fa, quando i Mouse On Mars erano al loro meglio. Però magari, in quel periodo, sarebbe stato il buon Smith a non essere in forma. Far combaciare i bioritmi è sempre molto difficile, dobbiamo convenirne.
17/07/2007