Un errore frequente, tra gli appassionati di rock, è quello di considerare l'approccio "progressivo" al rock morto sotto al suo stesso peso verso la metà degli anni Settanta, con l'avvento di punk e disco-music a dare il colpo di grazia. Questo può essere vero per il progressive melodico inglese (il tanto vituperato "rock sinfonico"), ma di certo non lo è per la corrente figlia del movimento "Rock in Opposition" (fondato nel 1978, in piena era punk), che ha conosciuto nei decenni successivi uno sviluppo impressionante per quanto riguarda qualità, quantità e diversità delle proposte.
Il supergruppo italiano Yugen nasce proprio dall'incontro di due eredità: quella del progressive melodico, perpetuata da una marea di mediocri cloni delle vecchie glorie, e quella dell'avant-prog più radicale e prossimo alla "musica totale". Il cervello del gruppo - accanto al produttore Marcello Marinone - è Francesco Zago, già chitarrista della band neo-prog The Watch. Il resto della vasta formazione proviene invece dall'ambiente avant-prog: oltre a membri di gruppi stimati come French TV, Thinking Plague, Ahvak, 5UUs, Blast, al disco d'esordio "Labirinto d'acqua" collaborano anche il sassofonista Markus Stauss (Spaltklang) e un veterano come il chitarrista Tommaso Leddi (ex-Stormy Six, qua alle prese con liuto e mandolino).
La composizione del gruppo ha dell'eccezionale già di suo, ma a convincere al tardivo "ripescaggio" di questo album targato 2006 è la qualità strepitosa della musica. Forti di una varietà timbrica fuori dal comune (tre tastieristi, batteria, percussioni melodiche, violino, due sassofonisti alle prese con diversi strumenti ciascuno, chitarre, clarinetto, liuto, mandolino...) gli Yugen dispongono di un sound denso e stratificato come pochi, che va di pari passo con un'estrema complessità strutturale. Le carte sarebbero tutte in regola per l'ennesimo eccesso di virtuosismo senza capo né coda, ma un primo elemento a far grande il gruppo è la capacità di star lontano da pacchianate e ghirigori fini a sé stessi, riuscendo a coordinare con lucidità e ironia tutti i diversi livelli e incastri su cui si sviluppa la musica.
Più di mille descrizioni rende la citazione da Leibniz nelle note di copertina: "Il torto del meccanismo non è quello di essere talmente artificiale da non poter render conto del vivente, ma di non esserlo abbastanza, di non essere abbastanza macchinato. I meccanismi, infatti, sono composti di parti che non sono a loro volta macchine, mentre l'organismo è infinitamente macchinato, è una macchina di cui tutte le parti o tutti i pezzi sono macchine, nelle loro minime parti, fino all'infinito". Lo scopo degli Yugen sembra proprio quello di vincere questa metafora: realizzare musica infinitamente macchinata, così artificiosa da essere indistinguibile da un essere vivente.
Tra fantasiose riletture di Satie ("Sévère Réprimande", "Danse Curaissée"), silenzi vibranti di tensione alternati a episodi al limite della cacofonia, poliritmi, giochi di specchi, repentini cambi di tempo e percussionismo stravinskiano nella miglior tradizione della musica totale (da Zappa ai Doctor Nerve), trovano spazio frequenti slanci melodici, temi carichi di un lirismo che rimanda tanto a Genesis e King Crimson quanto al progressive di casa nostra (Banco e Locanda delle Fate in particolare, sarà l'abbondanza di tastiere). Anche qui sta la magia di "Labirinto d'Acqua", nel saper sposare con classe e ambizione due stili che spesso si son tenuti vicendevolmente a distanza: il neo-prog arroccato nel suo manierismo e l'avant-prog, aperto a ogni linguaggio e contaminazione. I pezzi sono cervellotici, iperstratificati, in costante mutamento, ma carichi di un'energia pulsante, una forza vitale che li rende simili a creature animate, multiformi e iridescenti.
E se di "leggerezza" di certo non si può parlare, l'abbondanza di divertissement di breve durata è indice del gusto per il divertimento e la creatività che anima il disegno di fondo e permea anche i brani più seriosi, dimostranzione di tenacia e passione nel portare avanti un sogno che qualcuno vorrebbe sepolto da trent'anni.
06/06/2007