Robert Pollard, come altri moderni compositori rock, continua a elaborare progetti dal forte contenuto concettuale: la sempre manifesta struttura low-fi abbraccia ormai una moltitudine di stili nel tentativo, spesso non riuscito, di ridare vigore a un concetto visionario della musica.
I risultati continuano a essere discontinui e pretestuosi, non siamo di fronte a un genio incompreso che continua a esplorare le infinite possibilità della musica, ma siamo solo di fronte a un abile manipolatore che, avendo scoperto l’inconsistenza della provocazione culturale moderna, sforna progetti nel tentativo sconnesso e volutamente irrazionale di trovare la pietra filosofale del nuovo verbo musicale.
Ben vengano ovviamente album come “Ataxia”, che cercano di risvegliare il torpore dell’ascolto preventivato e demotivato, ma al di là della premessa culturale, bisogna anche sottolineare che da un seguace del maestro della provocazione sonora (ovvero, il grande Captain Beefheart) è lecito pretendere qualcosa di più della solita sequenza di canzoni incompiute, la inconsistente successione di frammenti musicali, ora meno pop e più rock, con pulsioni post-punk, non produce né sorpresa né emozione.
Non è onesto attribuire ai fratelli Tobias (i due membri attivi del progetto insieme a Pollard) le colpe della mancanza di spessore dell’ottavo album dei Circus Devils, la continua ricerca verso un pop non-pop ha mosso Pollard verso un insieme di accordi senza nesso, ricchi di mediocrità e banalità, che fanno rimpiangere le prevedibili armonie dell’ex-socio Tobin Sprout, che almeno nel riuscito tentativo di non prendersi sul serio, provocavano sorrisi e stupore.
Il poco gradevole titolo (l’Ataxia è una complessa sindrome cerebrale) ha il solo merito di mettere sull’avviso l’ascoltatore, l’ennesima imitazione del passato di Pollard non produce nemmeno l’effetto del disturbo, la sua presunta genialità si avvicina sempre di più a una intelligente gestione di un database musicale da cui il nostro attinge idee e suggestioni, nel vago tentativo di farci credere che sia un genio, il prossimo passo “Gringo” lo vedrà impegnato in una sequenza di brani acustici, ultimo disperato tentativo di convincerci della necessità della sua esistenza: in verità, degli ultimi anni della sua produzione musicale avremmo fatto volentieri a meno.
10/03/2009