Terzo volume della serie Disco Not Disco su Strut Records, per i nostalgici di new wave/post punk/mutant disco e affini. E c’è ancora di che divertirsi, non dubitate. Come per tomi ì precedenti, i selezionatori hanno fatto le cose in grande, presentando una scelta coesa e coerente prima di tutto, e poi anche convincente nei singoli episodi. Coerente in quanto a suoni e immaginari, sia ben chiaro, perché varia è invece la provenienza geografica delle band antologizzate (non poteva essere altrimenti).
Si va così dalla Yellow Magic Orchestra, sugli scudi con un dub potentissimo (“Seoul Music”), ai Material, qui particolarmente cibernetici, di “Don’t Lose Control”, fino ai Liaisons Dangereuses, in pista con la cult hit “Los Ninos Del Parque”.
Non mancano ovviamente i contributi britannici, e ci piace citare nella fattispecie i funk involuti dei bristoliani Maximum Joy (“Silent Street Silend Dub”), e degli Shriekback (“My Spine Is The Bassline”). Come non dare rilievo, infine, alle vertigini iper-danzerecce di Konk (“Your Life”) e Quando Quango (“Love Tempo”)?
Il resto è ordinaria amministrazione, ma di ottima fattura. Intendiamoci, la compilation si lascia ascoltare con piacere, i pezzi sono tosti e con un groove a dir poco assassino, ed è, inoltre, utile a farci capire come quelle intuizioni siano state poi sfruttate (non sempre in modo intelligente) dal mainstream ottantino.
Tutto ciò comporta però un interrogativo, anche un po’ capzioso in verità: dopo una trentina d’anni in cui quel suono è stato replicato in tutte le salse - perdendo di rimando parte della freschezza originaria - e dopo l’ondata revivalistica (discretamente penosa) degli ultimi tempi, che i gruppi post punk/new wave/mutant disco dell’epoca siano diventati i nuovi dinosauri del rock?
(19/01/2008)