Nemmeno il tempo di rendersene conto e, su un’insistita figura di chitarra, Ida Maria (nome completo Ida Maria Børli Sivertsen) inizia a declamare: ”Find a cure / find a cure for my life…/ Find a cure / find a cure for my life…”.
Inizia così “Fortress Round My Heart”, primo disco di questa dolcissima ragazzaccia nata a Nesna, in Norvegia, ma in seguito stabilitasi in quel di Stoccolma, Svezia. Capelli nerissimi, occhi penetranti e una voce capace di dominare, senza problemi, sia il tono rauco e febbrile che quello suadente e sensuale.
Energia punk e passionalità tutta femminile fanno di “Oh My God” (tre minuti e spiccioli) l’epitome del singolo perfetto. Ne esiste anche una versione cantata in coppia con Iggy Pop: cercatela! L’essenza del disco, chiuso dalla tenera elegia di “See Me Through”, è da rintracciare nel lodevole equilibrio tra impatto viscerale, smanie catchy e tenero disincanto uterino.
Così, nell’immediato, la sottile inquietudine soul di “Drive Away My Heart” si stempera in un ritornello tanto arioso quanto maestoso, la frizzante e scanzonata “Louie” ci fa camminare a un metro da terra e il fraseggio nervoso (Stiff Little Fingers?) di “I Like You So Much Better When You're Naked” indica la strada per un refrain sostenuto da purissima effervescenza pop. Insomma, c’è sempre un confine labile tra fragilità e impeto viscerale nelle sue canzoni (“Stella”), con attimi di puro, carezzevole abbandono (“Keep Me Warm”).
Ma si tratta di momenti in cui quel malinconico tepore si prende la responsabilità di rendere ancora più manifesta quella tensione irresistibile che altrove trova ulteriore linfa vitale in “Forgive Me” (che indica la strada della fuga come rimedio ultimo contro l’infelicità), “Morning Light” (cui non puoi fare a meno di donare un sorriso) o, ancora, nella battente e giubilante “Queen of the World”.
Brava Ida, brava!
28/09/2010