Finora disponibile soltanto ai concerti della band, "Rewolf" (in verità rinominato dal più blando "Acoustic At The Olympic Studios") viene lanciato alla più ampia distribuzione, a seguire l'album in studio già pubblicato nell'anno in corso, "Hush". Un'operazione che si presenta quindi come relativamente circoscritta ai fan di più lunga data del gruppo di New York ma può, ciononostante, riservare qualche sorpresa agli ascoltatori più casuali.
Si tratta infatti di riproposizioni del tutto prive dei riverberi dream che contraddistinguono il pop etereo dei Nostri: laddove gli effetti di stratificazione e distorsione, almeno in apparenza, parevano costituire il mezzo di infusione dell'atmosfera sospesa della loro brani, ora rimane solo la cantante Yuki Chikudate, spogliata e indifesa. Il suo canto di chiara ascendenza fraseriana si estende con sensualità orientale, sobriamente accompagnata alla chitarra, al piano e da rare note di glockenspiel, flauto o hammond.
In frangenti particolarmente fortunati, come nel brano in giapponese "Meh No Mae", si respira l'aria, fresca, di uno struggente volteggio d'amore, à-la Miyazaki. In altri, invece, si inceppa il meccanismo in mosse più pedisseque, come nella prescindibile fotocopia della cover di "Suzanne" di Hope Sandoval. Trasfigurazione che diventa più evidente nella conclusiva e coinvolgente "Thursday", in cui però le suggestioni francofone addensano ombre inquietanti. Un inutile vezzo, come minimo.
La prova della Chikudate non viene però sminuita dal carattere più che altro complementare di "Rewolf": gli Asobi Seksu sembrano voler mostrare ai più scettici che la sostanza nei loro pezzi esiste, eccome. Al bando il revival shoegazey, le sonorità accattivanti da gruppo di tendenza della Grande Mela: rimane solo l'interpretazione di Yuki, tra la ninfa e la geisha. Per quanto scolastica, hollywoodiana possa apparire la versione voce e pianoforte di "Blind Little Rain", non sfigurerebbe un suo playback sulle labbra di una Scarlett Johansson in abito da sera. Sono piccole, fugaci immagini che però quest'ultimo lavoro degli Asobi Seksu ha il merito di regalare, nonostante tutto.
07/11/2009