Come coniglio bianco da tuba di mago, spuntano fuori questi nastri del genio allora in erba, Tim Buckley dal vivo al mitico Folklore Centre, Greenwich Village, NYC.
Infatti questo mitico concerto fu rigorosamente registrato su bobina magnetica da Izzy Young, proprietario del locale, che nel 1973 emigrò in Svezia. I nastri furono richiesti dalla Tompkins Square che ora li ha resi pubblici.
Certo i tempi sacrosanti di "Happy Sad" e soprattutto di "Lorca", "Starsailor" e "Blue Afternoon" erano ancora da venire, e questo cantautore ventenne, che ancora non aveva imparato a navigare le stelle, dagli occhi tristi e dalla voce profonda come nessuno, stava muovendo i primi passi in un mondo forse a lui più ostile di quanto potesse sopportare.
Nell'album alcune gemme da quel "Goodbye And Hello" che non era ancora uscito e che lo impose alla critica internazionale come una delle voci più interessanti del panorama musicale americano: "Phantasmagoria In Two"; "I Never Asked To Be Your Mountain", oppure dal seminale, aspro primo albo "Tim Buckley", uscito tre o quattro mesi prima, che ancora parlava il linguaggio dei folk-club newyorkesi: "Wings", "I Can't See You". Ma poi quella cover di "Dolphins" di Fred Neil che spaccava già il cuore in quella incarnazione così essenziale (avrebbe poi trovato posto, unica gemma sullo scadente "Sefronia"); la voce di Tim risuona ancora in erba ma così personale, profonda, intrigante, unica.
Questo live è un album ancora schietto e aspro. Voce e chitarra acustica: ma altro non serve per percepire le intense vibrazioni di uno dei grandissimi, vero genio. Una delle uscite essenziali di quest'anno. Indispensabile.
22/09/2009