Tre immagini per raccapezzarsi in questa babele di album: il drago, l'astrolabio, il castello di carte.
Un budello indie-prog, tortuoso e magmatico. Squame di chitarra noise, arterie pulsanti di corni e trombe in moto parallelo. Fiammate frippiane e sconquassamenti tellurici di piano ad accordi cupi. "Blue Cheadle", per dirne una, è un viaggio nelle viscere del drago, tra lische post-punk e spire di violino minimali e mefitiche.
Oppure, un arcano astrolabio escheriano, un delirio di ingranaggi math-rock arrugginiti. Un gioco di incubi ritmici (This Heat) e dissolvenze incrociate (Gastr Del Sol). Ogni strumento su un’orbita diversa, mentre le linee vocali sfiorano paradisi e inferni danteschi: risplendono dall’iperuranio dei Thinking Plague (“Disenchantment”) o si perdono nei grovigli impossibili dei Gentle Giant (“The Carnal, Garish City”).
Infine, il castello di carte. Una prima classe di castelli evoca innocenza, fragilità, leggiadria; un'altra, testardaggine cervellotica, sgangheratezza gotica, sfida ad armi impari. Le nove congetture architettoniche dell'album appartengono a questa seconda specie.
Intelletto contro gravità, intreccio prog contro pesantezza post-hardcore. Una corsa cieca verso il collasso strutturale, sempre più inevitabile man mano che la complessità prolifera.
"Fear Draws Misfortune" è un demone origami, un labirinto mutaforma, una chimera di ruote dentate e ali di pipistrello. “Your Weak Heart” è allora la disperata ricerca di una via di uscita dal ventre del golem, un vagheggiare ora tragico e atonale, ora melodico e sonnambulo. Si chiude e si apre su una "Long and Winding Road" che, come il serpente alchemico, si ciba della sua coda.
I Cheer-Accident, di Chicago, sono da vent'anni anello di congiunzione tra math-, post-, R.I.O. e sano prog-rock. Nella loro discografia, meritano assolutamente anche "Not a Food" e "Introducing Lemon".
Grazie a Fabio Russo per gli spunti offerti a questa recensione
15/04/2009