Invece Emma ha registrato le sue canzoni in appena tre giorni nel corso del 2009 all'interno dello studio londinese di Sean Read (il tastierista di Beth Orton). Chitarra acustica e voce, ma non solo.
Gli arrangiamenti svelano piccoli segreti, ascolto dopo ascolto. Ad arricchirire la tavola dei colori ci sono il violino di Sharon Forbes, il banjo di Helen Keen, gli strumenti e le voci di Carwyn Ellis e Luca Guernieri. Naturalmente la sei corde della Tricca e la sua voce sono sempre in primo piano nel mixer. Un modo di cantare, il suo, che si adatta a diversi stili andando di volta in volta a visitare illustri modelli non solo del folk, ma anche del blues e del jazz.
"All Along The Hudson", in apertura di disco, è tra le più belle canzoni in scaletta e anche una tra quelle più care alla stessa autrice: un organo scalda l'atmosfera malinconica mentre la voce si arrampica in vibrati degni delle grandi voci del blues. Sulla seguente "Blind Time" Emma sembra voler omaggiare Joni Mitchell, con un elegante ballata folk-jazz arricchita da un pianoforte che fa da contrappunto. La calorosità ammaliante del miglior folk appare in tutta la sua semplicità su "Cobblestone Street", nella quale si capisce quanto Emma Tricca abbia imparato bene gli insegnamenti dei maestri della scuola inglese, ad iniziare da quelli dell'amico John Renbourn.
(04/12/2010)