Inade

The Incarnation Of The Solar Architects

2009 (Loki Foundation)
dark-ambient

"Sapere, Volere, Osare, Tacere."
Si potrebbe partire da qui, da questi quattro imperativi appartenenti alla tradizione magico-esoterica e posti come sigillo all'ultimo lavoro del duo tedesco di Inade per provare ad addentrarsi all'interno dei solchi di questa meravigliosa opera di dark-ambient che porta il titolo di "The Incarnation Of The Solar Architects".
Come sempre è la Loki Foudation, casa di produzione guidata dagli stessi Knut Enderlein e René Lehmann, ad accogliere questo lavoro, un album che contiene idee, frammenti sonori, spunti raccolti dal duo tedesco tra il 2004 ed il 2008 e successivamente assemblati tra settembre 2008 e marzo 2009. Un'opera quindi che, come nella migliore tradizione targata Inade, non nasce da un'esigenza immediata ma da un lungo lavoro di riflessione e mediazione concettuale prima che musicale.

In un settore altamente inflazionato come quello del dark-ambient si tende troppo spesso a far passare in secondo piano il lato speculativo rispetto a quello prettamente musicale, un errore questo che rischia di rendere difficile l'interpretazione del valore di molti lavori di questo specifico genere e che nel caso degli Inade rischia di vanificare una parte essenziale del sound stesso del duo. Mi riferisco in particolare alle suggestioni esoteriche e mitologiche che da sempre accompagnano le opere di questi tedeschi, un immaginario che è spesso legato a doppio filo con la genesi del Cosmo, dell'Universo, dell'Infinito. Non penso di sbagliare se dico che il cammino artistico tracciato da Enderlein e Lehmann ha il valore di una vera e propria insonorizzazione di una cosmogonia ancestrale a cui l'ascoltatore è obbligato a prendere parte, vivendo in prima persona il dipanarsi di elementi riconducibili a una dimensione mitica in cui sfilano a braccetto Oscurità e Materia con il loro incedere silenzioso e maestoso, sidereo e tellurico.
Se l'ambient minacciosa di Brian Williams ci ha insegnato a essere esploratori prima che ascoltatori, testimoni -viaggiatori catapultati di volta in volta tra claustrofobici anfratti della terra o tra immensità desolate dello spazio, nelle trame ambientali degli Inade veniamo rapiti per assistere all'epifania del Cosmo nella sua dimensione spirituale e vitale, non siamo quindi solo testimoni che assistono a un evento ma siamo attori stessi che vivono, provano, patiscono lo svolgersi di queste arcane manifestazioni.

L'Oscurità che precede la Creazione, il Buio che anticipa Dio sono i temi, i riferimenti ideali trattati nelle dieci canzoni contenute in questo "The Incarnation Of The Solar Architects". Un immaginario che il duo teutonico tratteggia ricorrendo a solenni e algide orchestrazioni che fanno da contrappunto al continuum di freddi droni siderali su cui si stagliano di volta in volta cori spettrali che periscono di fronte all'incedere tellurico di ritmiche percussive. Ecco quindi "Engine Of The Mind" aprirsi con il suo flusso di suoni che si incarnano in un soffio, un gorgoglio che assume i contorni del primevo dipanarsi del Cosmo, delle Galassie, dell'Universo. Un soffio che muore e rinasce nei tribalismi ritmici di "Abandoned Inferno", percussioni che chiamano all'adunata energie oscure che si manifestano per mezzo di strani lamenti spettrali, voci che si perdono nello spazio-tempo. L'ascoltatore presenzia e vive sulla propria pelle lo scontro-incontro tra questi richiami che emergono dall'orizzonte per poi abbandonare la scena in dissolvenza.

La solennità delle orchestrazioni presenti in tracce come "Altar To The Unknown" o "Tellurian Vortex" a cui si aggiungono i cori fantasma che alleggiano in "The Veil Of Eternal Unity" consacrano nella mente di noi attori-rapiti la profondità di un cosmo solennemente attraversato dalle correnti dell'eternità e dell'imperscrutabilità. Ed ecco quindi che torna a pulsare il cuore di questo cosmo mitico ed eterno nelle ritmiche di "Canon Of Proportion", un battito che si adagia su un estraniante fraseggio, un battito che china il capo di fronte alla quiete meravigliosa di "Aeon Teleos " dove il riverberare di un solitario arpeggio ci riconsegna alla materialità delle nostre stanze, del nostro spazio, del nostro tempo.
Questa non è musica, questa è fede.

16/10/2009

Tracklist

  1. The Engine Of The Mind
  2. Abandoned Inferno
  3. A Lefthanded Sign
  4. Altar To The Unknown
  5. The Tellurian Vortex
  6. The World Behind The World
  7. From The Angle Of Aleph
  8. The Veil Of Eternal Unity
  9. Canon Of Proportion
  10. Aion Teleos

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