Dopo quasi tre anni da “On The Back Of Each Day”, i Morose di La Spezia pervengono, con “La vedova d’un uomo vivo”, a due novità non indifferenti. La prima - quasi un paradosso - è che la line-up, nell’intorno di tempo che intercorre tra un disco e l’altro, non è mutata: il cuore della band si è confermato come il trio composto di Davide Landini (il cantautore del caso, oltre a voce e chitarra classica), Valerio Sartori (chitarra elettrica e polistrumentista) e Pier Grigio Storti (piano e polistrumentista). La seconda novità sta nei testi, per la prima volta dai tempi degli esordi cantati interamente italiano e non più in inglese.
Invece, la sostanza musicale non è per niente mutata, quasi fossero zombie di Black Heart Procession, Calexico e del Nick Cave delle “Murder Ballads”. Anzi, l’umore è più plumbeo che mai; come per il predecessore, anche la “Vedova” prevede canzoni mortifere pervase da una desolazione quasi imbarazzante, tra cui il salmo da chiesa di “Ancora una parola”, “Lungo la strada”, e “Un uomo perduto”.
Ciò che cambia impercettibilmente, anche all’interno di uno stesso brano, sono le orchestrazioni, ora prossime al farfuglio disgiunto (la stessa “Lungo la strada”, ma soprattutto “Elena dalle candide braccia”, “Intorno a una donna dai molti mariti”, “Il campo ha occhi, la foresta orecchi”), al bisbiglio luminescente cullato da collage e drone eleganti (“Tu m’hai detto”), o al saggio folk (“Jacques”): tutte dissertazioni supportate dalle interminabili litanie Drake-iane delle chitarre, talmente apatiche da sconfinare nell’inerzia sonora assoluta.
E’ già quasi un piccolo classico del rock italico sepolcrale. Scritto da Landini, il meticoloso assemblato (registrato al Muzak Studio a cura di Enrico Savoldi) stavolta nel titolo cita nientemeno che Strindberg. Visionario, ampio, calmo; effetti speciali lenti ma pregnanti. Le comparsate (Marco Monica degli In My Room, le lecture erudite e diafane di Joan Loizeau di Yeepee, l’ugola e la fisarmonica di Jenny Jo Oakley di Empty Vessel Music) conquistano il cuore ben oltre la nostalgia, tanto da far sperare in un ripescaggio degli oscuri gruppi di provenienza.
03/05/2009