Morose

On The Back Of Each Day

2006 (Suiteside)
slowcore, post-rock
6.5

La storia biografica dei nostrani Morose è prima di tutto una storia di cambi di line-up , forse anche di ipotesi di ripensamento, ma pure di coraggio e di uniformazione stilistica. Attraverso le loro uscite discografiche (non poche, a dire il vero), dalle prime cassette su Ouzel Records, alle comparse su compilation, fino ai long-playing “La mia ragazza mi ha lasciato” e “People Have Ceased To Ask About You”, il gruppo ha spostato in modo continuo e quasi millimetrico gli assi portanti del suo sadcore (la variante espressivo-cantautoriale dello slowcore, ndr ), ma in modo assolutamente spontaneo, poetico, quasi silente. Anti-demagogico, verrebbe da dire.

L’ultimo parto “On The Back Of Each Day”, realizzato da un trio che comprende in via stabile (?) Valerio Sartori, Davide Speranza e Pier Grigio Storti, catalizza questa tendenza, sia confermandola con solidità che rendendola ancor più melanconicamente sanguigna. C’è pertanto “Rain Dance”, con il suo canto su maestrali d’elettrica, i vagiti spettrali di sampler e gli accordi dimessi di piano, con sound cameristico e un’andatura inquietante nel suo essere metronomica, e il carillon di “Cry Faugh” accoppiato frastuoni che montano via via, declamato teatrante alla Cave e sculture di suono che implodono in sé stesse. A questi due brani cardinali vanno però aggiunti il folk apocalittico Cohen-iano di “Haven't You Noticed?”, la ballata fatalista Black Heart Procession di “Beginning Of The End” e il saltarello neo-classico di “Foie De Dinde” (entrambe solcate da un ampio e dolentissimo canto di tromba).

Vengono quindi brani parimenti curati e condotti con sentimento poetico dello struggimento interiore (quasi sepolcrale): “Blessing In Disguise”, con il suo piano elettrico commosso e il suo scenario che quasi richiama certi tardi Liars d’ispirazione lirica, “Drowned Gramophone”, valzer dissonante a metà tra fosco fade in alla Sigur Rós e le ocean songs dei Dirty Three, “We Guarantee Disappointment” e il suo incubo rumorista che dà origine a un tema di chitarra classica degno degli ultimi Swans.

Terzo album su lunga distanza della band ligure che rivaleggia, per devastazione morale e intensità risucchiante, anche se non per complessiva caratura artistica, con il fantastico “The Forest And The Sea” di Leafcutter John (Staubgold, 2006). Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen, dietro mixer e livelli del suono, scaturisce un canto spiegato a sfondo argutamente monocromatico (ripetitivo quando serve, a tecnica mista quando serve). Finalmente un disco italiano con la tristezza al centro di tutto, senza inibizioni! Il testo di “Beginning Of The End” è liberamente ispirato ai versi di “Fantasy In Purple” del poeta e romanziere blues Langston Hughes (1902-1967).

23/11/2006

Tracklist

  1. We Guarantee Disappointment
  2. Beginning Of The End
  3. Rain Dance
  4. Foie De Dinde
  5. The Eyes Closed
  6. Drowned Gramophone
  7. Haven't You Noticed?
  8. Cry Faugh
  9. Juròdivyi
  10. Blessing In Disguise

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