Sempre arduo entrare nei dischi di Alasdair Roberts; il novello bardo scozzese che, prima con gli Appendix Out poi sempre più con i suoi album da solista, ha intrapreso una carriera fatta di amore viscerale per la tradizione folk delle sue terre.
Arduo perché la musica di Roberts con il passare degli anni è diventata sempre più spoglia, dopo l'ottimo "No Earthly Man" e il seguente "The Amber Gatherers", questo "Spoils" si presenta ancor più privo di strutture e orchestrazioni.
Sintomatiche le due canzoni iniziali, "The Flying Of Grief & Joy (Eternal Return)" e "You Muses Assist", che presentano uno storytelling antico ma senza mordente, così pure "Unyoked Oxed Turn", anche se ravvivata da momenti acid-folk.
Fortunatamente "Spoils" migliora: buone la medievale "The Book Of Doves", con i suoi incroci di acustiche, "Ned Ludd Rant (For The World Rebarbarized)", che sembra una "John Barleycorn" in slow-motion, o anche il delicato electro-pop con inasprimento finale di "Blurry Nation".
Troppo poco, comunque, per un disco che appare senza convinzione, con poche idee e soprattutto incapace di attrarre a fondo l'attenzione dell'ascoltatore.
09/07/2009