Accanto ai rimaneggiamenti in chiave cameristica di "Enjoy Your Rabbit" raccolti in "Run Rabbit Run", l'operoso ozio discografico di Sufjan Stevens contempla anche la parallela pubblicazione di "The BQE", lavoro che fa parte di un progetto artistico non limitato al solo ambito musicale, commissionatogli dalla Brooklyn Academy of Music e dedicato alla tormentata storia e alle mille contraddizioni sociali attraversate dall'omonima arteria stradale urbana che congiunge Brooklyn al Queens.
L'impianto della complessa operazione artistica contempla anche un film-documento, fotografie, opere grafiche e un album a fumetti, oltre alle composizioni firmate da Stevens, che nell'occasione amplifica notevolmente la propria vocazione orchestrale, che trova qui esplicita ispirazione nelle opere di artisti quali George Gershwin e Terry Riley.
Il fatto che la musica sia elemento quasi marginale a fronte della ricchezza dell'operazione complessiva non deve indurre a pensare aprioristicamente che "The BQE" costituisca un nuovo intermezzo "minore" nella produzione di Sufjan Stevens, poiché, pur nella perdurante assenza delle sue canzoni, da alcuni dei frammenti orchestrali qui raccolti possono evincersi indicazioni sulle sue prossime mosse, quando non addirittura riscontrarsi embrioni di canzoni in corso di elaborazione.
La vocazione alla grandiosità orchestrale - evidenziata in particolare in "Illinois" - trova infatti qui vario complemento in profluvi strumentali che la preponderanza di archi e ottoni e le note sempre aggraziate del pianoforte conformano come fossero piéce destinate a un balletto, ovvero schegge incantate estrapolate dalla colonna sonora di un cartoon Disney.
Non mancano, tuttavia, episodi più corposi, che si esplicano nel romanticismo di pianoforte e archi dell'indovinata "In The Countenance Of Kings" e nelle grandiose aperture di "Self-Organizing Em", brano che riesce a contemperare adeguatamente il minimalismo compositivo e la magniloquenza connaturata alle modalità di realizzazione del lavoro. Inoltre, Sufjan Stevens non rinuncia nemmeno in questo contesto al suo spirito giocoso, ancorché qui espresso in brani eccentrici rispetto al contesto in cui sono collocati, come nel caso delle tastiere liquide che contraddistinguono la "natalizia" "Traffic Shock" o delle trasfigurazioni degli archi che nel preludio iniziale propendono verso una spessa coltre ambientale mentre in "Dream Sequence In Subi Circumnavigation" decostruiscono in maniera stridente il soffuso tappeto che gli stessi hanno creato insieme al piano.
Come tutte le opere che vedono lo zampino del funambolico menestrello del Michigan, anche questo lavoro risente non poco della sua poliedrica personalità artistica; tuttavia, la particolare destinazione delle composizioni qui raccolte e il loro atteggiarsi quali ibridazioni in attesa di sviluppo induce a considerare "The BQE", accanto alle recenti riletture di "Run Rabbit Run", nient'altro che il frutto di un'estemporaneità non priva di spunti d'interesse nella proiezione futura di un suo complemento attraverso il geniale songwriting che certamente potrebbe trarre ulteriore linfa da questi bozzetti sapientemente orchestrati.
Certo, dopo cofanetti lasciati sotto l'albero di Natale, outtakes, riletture e strumentali su commissione, l'assenza di un album di canzoni si fa sentire. La speranza è che non debba farsi attendere ancora a lungo.
18/10/2009