In principio fu Giorgio Moroder, con la sua personale sonorizzazione elettronica del capolavoro di Fritz Lang
"Metropolis", poi via via molti altri, specie in Italia (Giardini di Mirò,
Massimo Volume e Marlene Kuntz su tutti) hanno tentato l'irta e pericolosa
strada del dare una colonna sonora ai film muti degli albori della storia del
cinema.
Nel 2008 ci aveva provato anche
Black Francis, presentandosi al San Francisco International Film Festival con
l'inaspettata sonorizzazione del film tedesco del 1920 "Golem" di Paul Wegener.
La storia narrata nel film è quella della comunità ebraica di Praga del XVI
secolo, sistematicamente vittima di pogrom. Per proteggere il suo popolo
dai soprusi, il rabbino Jehuda Low infonde la vita in una creatura di
argilla, il Golem, mediante antichi rituali magici. L'enorme mostro risponde agli ordini del suo creatore,
ma la sua incontrollabile forza rende arduo il suo controllo. Quando
l'innamoramento della creatura la porta definitivamente fuori controllo, si
scatena nel ghetto la caccia al Golem: la creatura è
infatti facilmente riducibile nuovamente a un ammasso inerte di argilla
mediante la rimozione di un pendaglio applicato dal rabbino durante il rito. Il
pendaglio è difeso strenuamente dal Golem stesso, finché nel suo girovagare si
imbatte in un gruppo di scolari festosi, che non intuendo la sua pericolosità
lo avvicina e lo distrae. Quando una bimba afferra per gioco il suo pendaglio
pone inaspettatamente fine al sortilegio, tra il sollievo generale dei rabbini
nel frattempo accorsi.
Da quella performance, a distanza di due anni, è stato realizzato un cofanetto, venduto in tiratura limitatissima (500 copie autografate), contenente due cd con la sola traccia audio registrata in studio, altri due con la registrazione del live di San Francisco e un dvd con il film rimusicato. Oltre a un libro con foto e chicche varie per la gioia dei feticisti più sfegatati.
Non è facile immaginare una delle
maggiori icone rock degli ultimi vent'anni alle prese con uno dei capolavori
dell'espressionismo cinematografico degli anni 20. Non ci avrebbe sorpreso
sapere degli Who alle prese con un lavoro del genere, ma pensarci Charles
Thompson in arte Frank Black, alfiere del garage-pop-rock, francamente fa
un po' arricciare il naso. E il risultato conferma tutti i dubbi.
Tanto nei Pixies quanto nella sua
carriera solista, Thompson ha dato sempre molto spazio a mostri, fantasmi e
figure spettrali quale è il Golem protagonista della pellicola di Wegener. E
nel profilo di mostro sgraziato e solitario probabilmente avrà rivisto qualcosa
del suo animo. Il risultato è un'opera discutibilmente rock, pur se dal piglio
maggiormente orchestrale, ma essenzialmente composta di canzoni classiche poste
l'una di seguito all'altra senza una particolare aderenza alle immagini. Anche
se i testi tendono a descrivere quanto si vede in video, è la musica a non
entrare in sintonia con la pellicola, salvo qualche piccolo passaggio. Come due
linee parallele che in qualche punto quasi si sfiorino ma senza mai veramente
toccarsi.
L'ex leader dei Pixies è maestro nel creare melodie graffianti ma accattivanti, e anche in questo lavoro di quasi un'ora e mezza ci riesce più volte ("Manakujo", "Custom All The Way", "The Obedient Servant" ne sono casi lampanti), ma spesso si ha l'impressione che il film sia solo un disturbo nel fluire della musica. Non si crea né il classico effetto di amplificazione delle sensazioni visive, né quello di surreale spiazzamento che con tanta efficacia ha saputo usare Stanley Kubrick in tante delle sue pellicole. Come disco il lavoro di Black Francis sarebbe più che apprezzabile, anzi, vedrebbe un deciso passo in avanti nella sua carriera da solista, ma trattandosi di una colonna sonora non può sfuggire la sua quasi totale non aderenza al film. Visione consigliata solo ai fan più sfegatati.
23/01/2011