Parlare, infatti, di brani caratterizzati dal tipo di suono appena specificato dà necessariamente l'idea di una proposta piuttosto limitata; anche nel momento in cui si sottolinea che c'è una gran quantità di spunti e di idee dietro ai continui guizzi delle dita di Billoni sui suddetti tasti, alla sua voce che passa da un'impostazione velatamente, e volutamente, teatrale a una molto più naturale e spontanea, e ai testi in bilico tra ironia e surrealismo. Solo nel momento in cui queste canzoni vengono ascoltate, su disco o, ancor meglio, dal vivo, si capisce chiaramente che la proposta di Billoni/Fumaretto non è un gioco, ma è portatrice di un'idea artistica forte, riconoscibile e concretizzata in modo efficace grazie alla fantasia dell'autore in ognuno dei tre aspetti sopra citati.
La parte pianistica è senza dubbio quella di maggior impatto. Le dita di Billoni danzano sul pianoforte con un ottimo equilibrio tra grazia e verve e soprattutto con giri e accordi caratterizzati da grande varietà, ma al contempo riconducibili a uno stile unitario. Il cantato ha un'importante interazione con le note del pianoforte per conferire al risultato finale una dose sempre alta di espressività, e anche qui lo fa in modo diverso, ora andando semplicemente dietro alla parte suonata e facendosi quasi condurre da essa (come in "Vita in ufficio" o nella conclusiva "Always Look On The Bright Side Of Life"), ora invece domandola e assumendo quindi il ruolo predominante (per esempio nell'inizale "Soffio di vento" o anche in "Nella casa"), tutto questo giostrandosi bene tra le due impostazioni sopracitate.
In un impianto di questo tipo i testi assumono ovviamente una certa importanza, e non c'è un singolo brano che non stimoli l'ascoltatore a una grande attenzione nei confronti di ciò che viene raccontato. Alcuni brani sono surrealismo puro, con racconti di incubi notturni confusi e ansiogeni ("Scorpione nero", "Sogno d'appendice"), altri sono spaccati di vita reale, esteriore ("Mostra") o interiore ("Omicidio", "Nuvole e meraviglie"), altri ancora hanno invece un'impronta esistenzialista ("Venite assassini", "Fuck The World"); tutte queste tipologie di testi sono ammantate da un'ironia dolceamara che non è per nulla sinonimo di superficialità, ma risulta invece uno degli ingredienti decisivi per la perfetta messa a fuoco di un lavoro che si ascolta tutto d'un fiato e che non smette di coinvolgere anche dopo numerosi e continui passaggi nel lettore.
A Elia Billoni piace dire che Dino Fumaretto è il suo alter ego nonché autore delle canzoni, delle quali Billoni è solamente l'interprete. Al di là di questo espediente che l'autore ha escogitato probabilmente per immedesimarsi meglio in ciò che sta raccontando mentre compone, questa proposta è indubbiamente tra le più credibili fra quelle che, in un contesto cantautorale, nascondono la serietà dei loro intenti sotto una patina di leggerezza.
(12/07/2010)