Per quanto poi le soluzioni e gli stilemi rimangano quelli, ormai poco percorsi tanti sono quelli che li hanno maneggiati: difficile ormai scacciare il senso di disagio nei confronti di questi riff scheggiati. Puro istinto pare essere anche quello riversato nel motivetto, á-la Interpol periodo "Antics", di "Let's Get Out Of Here".
Parrebbe che con "Root For Ruin" si salga per una corsa sferragliante verso un promiscuo ignoto, senza timore dello schianto finale. Il problema della band di New York è che vorrebbe sì schiantarsi, magari, ma vorrebbe farlo senza torcersi un capello. Da questo loro sesto disco filtra un'aria di profonda inconsistenza, una decadenza festaiola che solo a tratti non suona annoiata. Il refràin insistito di "Lips'n Stuff", le apostrofazioni eccitate di "Excess Energies", le prove di questa superficialità si accavallano, assai poco mascherate da una loudness di maniera.
"Root For Ruin" rimane comunque un disco senza veri punti deboli: un solido involucro, ma vuoto.
(26/08/2010)