Estatico, rovinoso, assordante, cacofonico: quello di Matthew Bower e soci è un suono che, come si usa dire, non fa prigionieri. Resistere e vedere l’effetto che fa, oppure scappare via inorriditi, coprendosi le orecchie: non ci sono alternative. Come nel caso di questo “Strange Keys To Untune God’s Firmament”. Riuscirete a vedere Dio oppure precipiterete tra le fiamme dell’inferno, sconsolati. Nel caso vogliate saperlo, io resto nel mezzo: insomma, ho visto Dio in molti frangenti, ma in altri ho davvero avuto gli incubi a causa della noia.
Un’ora e cinquanta minuti scarsi di drone-noise monolitico, metallico e asfissiante non è, infatti, una robina facile da digerire, soprattutto quando, gira e rigira, le soluzioni musicali sono quelle che sono. Lo vogliamo definire sciamanesimo al rumor bianco? Vogliamo immaginare i Dead C featuring Les Rallizes Dénudés in estasi perenne (“Starlite Mire”)?. Concesso. Ci sarebbero, comunque, tante di quelle immagini da richiamare per descrivere una musica che “accade” e pretende dedizione assoluta, se non rassegnazione.
Per i feedback alienanti di “Enochian Tapestries” e l’impatto, va da sé, Wagner-iano di “Nibelungen”, ecco a voi la fonderia in presa diretta di “City Of Dis” e le viscere sanguinolenti di “Blood Mirror Streams”, dove il basso trivella senza sosta. Quanto all’oceano fluorescente e in tempesta di “Gateway To Blasphemous Light”, potrebbe apparire anche come il risuonare inferocito di un party diabolico in preda ai “tormenti” del gelo… “Basement Of An Impure Universe” si mantiene, invece, sull’orlo del baratro, sfiorando ripetutamente l’oltraggio della saturazione assoluta…
Prendere o lasciare, lo ripeto. Disco-esperienza, per la precisione. Le ottuse carneficine black-metal portate al parossismo dronico di “Blackened Angels Wings Scythe The Billowing Void” e di “Chaotic Demons Fly In To My Eyes” dimostrano che Mr. Bower è il maestro, lì fuori, di molta gente, ma dovrebbe comunque esserci un limite alla sua megalomania, non credete?
Man mano che i minuti scorrono, il disco sembra voler a tutti costi crogiolarsi in una fanghiglia impenetrabile che finisce per minare la resa complessiva di un lavoro sicuramente potente ma fin troppo lungo e scostante.
19/04/2010