Dopo un eccessivo e auto-indulgente album ("Beta Band") e due successive prove (“Hot Shot 2”, “Heroes To Zeroes”) in bilico tra mediocrità e buon gusto, il gruppo non riuscì a convincere critica e pubblico. Gli ultimi due album, pur essendo maggiormente a fuoco, non eguagliavano l’incanto del primo atto discografico, né esibivano l’insano eccesso di stili e idee del rinnegato album “Beta Band”.
Personalmente, ho sempre trovato la loro musica più interessante di quanto la critica abbia sostenuto: il loro insieme di pop, drum’n’bass, folk, psychedelia e briciole sparse di soul e hard-rock è stato uno dei più originali in piena epoca di cloni del britpop, i loro quattro album risultano, alla distanza, più rimarchevoli di molti altri lavori di quegli anni.
Con la pubblicazione di “Boys Outside”, Steve Mason mette ordine nel suo percorso sonoro, dopo anni di depressione e stranezze (coi due moniker King Biscuit Time e Black Affair) l’ex-cantante dei Beta Band stabilisce un reale contatto col pubblico. Senza alchimie e senza eccessi, la sua musica segue una evoluzione naturale che scivola sulle follie giovanili del brillante esordio del suo ex-gruppo e mette in fila una sequenza di brani che denotano una personalità matura e consapevole.
L’album allontana definitivamente le ombre di pop adolescenziale che tentarono di imprigionare le gesta del gruppo scozzese, lontano dai giri armonici cantilenanti e persuasivi dei Coldplay e degli Oasis (quest’ultimi abili saccheggiatori di alcune loro idee melodiche). “Boys Outside” trova una terza via per proporre un pop-folk dalle tinteggiature sottilmente elettroniche, che sfiorano le tentazioni dei Roxy Music di "Avalon" in “Stress Position” e le gesta soul di David Bowie nelle sensuali “Understand My Heart” e "Hound On My Heel".
Ogni brano possiede armonie corpose e abilmente insidiose, “Am I Just A Man”, pur nella sua pregevole prevedibilità, resta un buon singolo, capace di aprire la strada a un ascolto più attento, la musica di "Boys Outside" raccorda abilmente le pulsioni psych-folk di “Yesterday” con le intriganti orchestrazioni melodrammatiche dell’eccellente “The Letter”.
Le sonorità attraversano i flussi hip-hop e rap filtrando tutto con atmosfere oscure e tenebrose e un suono a volte incalzante (“Lost & Found”) che trova pause melanconiche ("I Let Her In") per poi ripartire ("All Come Down") alla ricerca di nuove formule pop-soul.
Ma "Boys Outside" non è solo un album di canzoni, è un outing sonoro dove Steve Mason cerca di ritrovarsi, un viaggio nell’anima dell’autore. Dopo aver sedotto l’ascoltatore, Mason rivela se stesso senza le paure e le fobie che animavano la sua precedente avventura sonora. Non è più un ragazzo spregiudicato e rumoroso, come denuncia nella intensa “Boys Ouside”, ma un uomo dal romanticismo ricco di sensibilità e calore, come evidenzia la conclusiva "Hound On My Heel". La sua è una musica dai colori pastello, priva di tinte forti che possano celare l’amarezza e la dolcezza di un uomo in cerca di verità.
Steve Mason ha elaborato un folk pastorale dai connotati soul ed elettronici ricco di dettagli e privo di enfasi, un equilibrio pop che rimanda inaspettatamente ai 10cc di “The Original Soundtrack”, un passo sicuro verso un pop artigianale e moderno ricco di delizie.
P.S. Eccellente il packaging dell’album.
(24/06/2010)