Tsigoti

Private Poverty Speaks To The People Of The Party

2010 (ESP-Disk)
quazi-punk-free-jazz

Quazi-punk-free-jazz: è questa la definizione che gli Tsigoti hanno scelto per la loro musica. Una musica che parla la lingua dell’antimilitarismo e disprezza ogni regime, politico o religioso, assumendo le sue posizioni dietro il velo nevrotico e dissacratorio di un sound polimorfo, essenzialmente figlio delle esperienze più eccentriche della new-(no)wave. Spigolosità e lirismo, dunque, per Thollem McDonas (beat-up piano, voce), Andy Cap (Andrea Caprara) (batteria), Ben Itchy (Matteo Bennici) (basso) e Jack Andrews (Jacopo Andreini) (chitarra elettrica), qui sostenuti nel loro sforzo da un numeroso coro di amici e da alcuni artisti italiani, tra cui Edoardo Ricci (sassofoni), Samuele Venturin (accordion) e Francesco di Mauro (bajan).

“Private Poverty Speaks To The People Of The Party” (che segue il già interessante e più claustrofobico “The Brutal Reality of Modern Brutality”, uscito a nome Waristerror Terroriswar) è opera scoppiettante e intellettuale, beffarda e solenne nel suo insistito e rocambolesco dimenarsi tra estremi apparentemente inconciliabili. Con divertita nonchalance, scorrazzano tra jazz-punk, olezzi folcloristici e gazzarre arty (“With A Mirror And A Magnifying Glass”), si districano tra contrappunti e cianfrusaglie pianistiche (con festose punte di ragtime), nelle quali ispide perifrasi di sax e un piglio dissacratorio che viene da lontano (Pere Ubu…) ricalibrano il tiro su pulsioni “negative” (“Children Slaves Make Childrens Toys”) coniugando, altrove, tragicomica austerità e cabaret Zappiano (“This Is A Simplified Response...”, con un lavoro chitarristico non lontano dalle sbilenche protervie della coppia Zoot Horn Rollo/Antennae Jimmy Semens).

Esuberante e indomito, mai banale, il disco mostra dei musicisti in stato di grazia, capaci anche di abbandonarsi all’improvvisazione pura e semplice se necessario. Accanto alle tirate strumentali di “They Make Them For They” e “The Sickofwar Traine” (quest’ultima, con sei corde spiritata, piano scoppiettante e lunga coda di voci farneticanti), sfilano numeri effervescenti, come i Minutemen virati rock-in-opposition di “(Yes) The Border” Crossed Us”, la sgangherata fanfara free-jazz di “(Can) Don't Sleep Through This”, i fuochi psichedelici in corsa di “I May Not Get There With You” o la romanza pianistica destrutturata di “Dust To People To Ashes”.

All’inizio di “(We?) This Is The Days Of Your Life”, la fisarmonica parla finanche la lingua sensuale del tango, ma è solo un modo come un altro per rompere lo specchio delle illusioni e lanciarsi verso l'ennesimo declivio stilistico, con punte di vizioso esistenzialismo in “(We) Would You If You Could?”, un baratro dietro l’angolo, la paranoia di un “Dub Housing” fratturato...  
Applausi.

04/08/2010

Tracklist

1. With A Mirror And A Magnifying Glass
2. Children Slaves Make Childrens Toys
3. They Make Them For They.
4. Conformist Freedom, Reactionary Tourist
5. This Is A Simplified Response...
6. The Sickofwar Traine
7. (Yes) The Border Crossed Us
8. (We) Would You If You Could?
9. (Can) Don't Sleep Through This
10. (We?) This Is The Days Of Your Life
11. I May Not Get There With You.
12. Dust To People To Ashes.
13. Everybody Settle Down,
14. This Is How It Is:
15. Everything Is Easy
16. But The Sun Don't Wait

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