Aucan

Black Rainbow

2011 (La Tempesta)
electro-rock

Dopo l’esordio omonimo, il trio bresciano degli Aucan prosegue con il mini “Dna” (Africantape, 2010), forse il loro apice, un lavoro che rende tutto più interessante e straniante: aumentano le dissonanze elettroniche, gli effetti sonori e persino i ritmi techno-rave, al punto che le loro piéce sembrano remix del post-rock cubista degli Slint. La title track mima e sofistica (forse un po’ involontariamente) insieme i ritmi vellutati degli Art Of Noise e i ritmi primitivi dei Talking Heads; il caos alieno di “Urano 2” è redento in qualche modo dai tempi complessi della batteria. I sedici minuti di “Darkest Light” costituiscono il loro parto più difficile, una trenodia cosmica di ululati al ralenti, echi di sibili e campanacci, mentre scie supersoniche spostano man mano lo spettro verso regioni lugubri.

“Black Rainbow”, secondo disco lungo, completa la svolta ma sembra un pasticcio che vota all’incoerenza la loro carriera. “Blurred” è un prestito Portishead-iano virato al dubstep, ma il miglior tentativo di coniugare le nuove grammatiche modaiole è nella title track (grazie a sovratoni industriali e coro avvilito). Di contro, l’hyperdub di “Red Minoga” è sciupato da dosi eccessive di effetti e synth.

L’articolazione irrazionale del primo disco, per quanto derivativa suonasse, è sparita; è rimasta la lussuria per le citazioni di genere. “Save Yourself” giustappone in modo sgraziato un pesante beat reggaeton a frasi aliene di sintetizzatore, “Sound Pressure Level” è hip-hop digitale ma - nella sostanza - eseguito in modo canonico (à la Beastie Boys, Cypress Hill, etc). In ogni caso, “Underwater Music” vi importa caos babelico (campioni storpiati, fraseggio da carillon, fratture multiple).
Dove la collezione trae linfa da “Darkest Light” è in “In A Land”, un concerto di frequenze e livelli stereofonici, ma è solo un nobile momento peraltro offuscato da “Heartless”, il punto basso, pericolosamente vicino al r’n’b dozzinale (anche se variato a forza verso una lamentazione funebre).

Il cattivo mixaggio scredita un album di per sé insicuro (ma che vale loro la prematura palma di superstar dell’”indie” italico), spesso prossimo a un campionario di produzioni anni 90 riuscite a metà, con le parti suonate (le vaghe reminiscenze del primo disco) usate come diversivo, e non come valore aggiunto, e gli episodi di reale fascinazione come mosche bianche. Il canto di sirena in “Blurred” è della conterranea Angela Kinczly, un piccolo fenomeno della folktronica nostrana.

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07/03/2011

Tracklist

  1. Blurred
  2. Heartless
  3. Red Minoga
  4. Sound Pressure Level
  5. Storm
  6. Embarque
  7. Save Yourself
  8. Underwater Music
  9. In A Land
  10. Away!
  11. Black Rainbow

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