Neurohabitat, così Simon Balestrazzi ha chiamato il suo sito internet principale, che più che come una vetrina virtuale, viene concepito come un deposito buio dove poter far risiedere angosce, descrivere stati psicologici e paure profonde.
Non sono molti gli artisti italiani che sono riusciti a ritagliarsi uno spazio importante in quel palcoscenico che ha, come lati estremi di un perverso e malato sistema sonoro, da una parte la musica industriale, intesa nel termine più grezzo, e dall'altra l'elettronica sperimentale.
Balestrazzi, oggi affermato musicista, produttore e ingegnere del suono, è uno di quelli che da qualche anno si concentra su composizioni di colonne sonore usate per svariate attività, dal cinema al teatro, dalla danza alla pubblicità.
Già attivo fin dai primissimi anni 80, così come un altro artista altrettanto enigmatico e borderline, Maurizio Bianchi - ma quest'ultimo più orientato verso sfumature noise tipicamente industriali - si fa notare per le sperimentazioni sonore create o derivanti da strumentazioni autocostruite e per le ruvide manipolazioni di tape recorder, co-fondando nel contempo i T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata), band storica italiana, votata a sperimentazioni acustiche/elettroniche e post-industriali, che poi diventerà la sua principale forma di espressione sonora.
Al suo attivo risulta, quindi, una notevole discografia, distribuitasi nel corso degli anni tra i già citati T.A.C. (circa dodici album ufficiali), i Kirlian Camera, Kino Glaz e Dream Weapon Ritual, più numerose e svariate collaborazioni, che vanno dai Limbo alle Forbici Di Manitù. Solo in un'occasione precedente alla attuale, ossia nel 2009, è uscito un lavoro a suo nome intitolato "The Darkest Holler", tramite download gratuito per la etichetta italiana Radical Matters.
Questa seconda uscita, "A Rainbow In My Mirror", in supporto cd acquistabile attraverso la fresca di nascita etichetta indipendente Magick With Tears (sub-label della TiConZero, nata e fondata dal compositore sardo elettro-sperimentale Alessandro Olla), viene proposta in edizione limitata di sole 474 copie in un gustosissimo packaging cartonato, stile libretto tascabile con grafica e artwork ottimamente curati.
Un'unica traccia compone questo mini-album per una durata totale di poco più di ventuno minuti. È stata registrata in presa diretta in due sessioni distinte, ma speculari, tra settembre 2009 e marzo 2010, ossia nei giorni di equinozio di primavera e d'autunno, due date tra loro distanti, ma legate dallo stesso punto di riferimento celeste, mistico o neurologico. Da qui probabilmente deriva il titolo dell'opera, un arcobaleno, un'iride di suoni simili o similari divisi da uno specchio, un'immagine, un riflesso che si contrappone e si attrae.
Attraverso manipolazioni di field recording, intersecando sintetizzatori Korg Ms-10 con varia strumentazione acustica non convenzionale, sfruttando a pieno la ruvida interezza dei suoni che ne fuoriescono, Balestrazzi riesce a ottenere deliranti, psicotiche e psichedeliche composizioni armoniche, pulsanti e tubolari, intrise del peggiore misticismo tribale: accenni di richiami demoniaci, voci flebili e sconnesse, penetrano in testa, trapanando la scatola cranica con una punta di piccolo diametro. Obiettivo ultimo pare quello di scorticare e lacerare la corteccia uditiva primaria.
Sferzanti barriere sonore metalliche si alternano a taglienti echi di manipolazioni analogiche (tastiere e organetti), cercando di accompagnare l'ascoltatore verso una dimensione mista di estasi e terrore. Un perfetto anestetico elettroacustico, un viaggio estraniante, annullamento di qualsiasi legame spazio-tempo.
Pronti in fila con tesserino magnetico, in attesa che arrivi il vostro turno per varcare la porta principale d'ingresso - questa volta non dell'inferno, ma della peggiore delle acciaierie Krupp - bussate alla porta del vostro habitat neuronale e chiedete di uscire; non abbiate paura e non temete di perdervi, siete in possesso del melange chimico-sintetico giusto e non potete sbagliare.
14/06/2011