Birdsong At Morning

Annals Of My Glass House

2011 (Blue Gentian)
sophisticated pop

Un fanatico dei Beatles nonché professore di etnomusicologia all’Università del Massachussetts (Alan Williams), una tenace poetessa folk (Darleen Wilson) e un bassista indeciso tra jazz e musica d’autore (Greg Porter) hanno raccordato le loro influenze per il progetto Birdsong At Morning, un gruppo fautore di un folk-pop apparentemente usuale ma altresì ricco di suggestioni.
Ogni elemento di “Annals Of My Glass House” è frutto di eleganza e semplicità, un affascinante adult-pop che aggiorna la tradizione del cantautorato di Gordon Lightfoot e Jackson Browne con le flessuose armonie del rock più classico per approdare ad atmosfere tipicamente inglesi, che spaziano dai Blue Nile ai King Crimson.

Accompagnato da uno splendido libretto illustrato con immagini della fotografa Julia Margaret Cameron, “Annals Of My Glass House” raccoglie quattro mini album pubblicati in un breve lasso di tempo, ovvero “Bound”, “Heavens”, “Vigil” e “Lumens”, ma il filo che lega le quattro uscite è evidente: la musica di Birdsong At Morning evoca la forza del silenzio e la pace del respiro.
Armonici e delicati, raramente mielosi, i tre musicisti del Massachussetts possiedono l’arte della determinazione stilistica e come abili artigiani concentrano in poche note un lirismo maggiore di quello realmente concepito, esplorando i confini del rock per catturarne il versante romantico.

Onorando la tradizione dei Led Zeppelin di “Stairway To Heaven”, dei Rolling Stones con “Wild Horses”, di Jimi Hendrix e della sua “Little Wings”, nonché di “Shipbuilding” del grande Robert Wyatt, i Birdsong At Morning inseguono la chimera della perfetta ballad pop-rock, e pur non raggiungendo il nadir, coordinano un insieme di canzoni dal profilo nobile e amabilmente romantico.
Asciutto e privo di trucchi, il contenuto lirico dei quattro album è sempre godibile; la presenza di quattro cover non altera la continuità dell’opera, anzi certifica la qualità del songwriting di Alan Williams, che solo in rari momenti scivola nella mediocrità.
Senza turbare i sonni della critica, i Birdsong At Morning plasmano un insieme soft-rock al cui fascino non è facile resistere; la cura del dettaglio e le preziose rifiniture delle fotografie in monocromatico sono il perfetto corollario alla loro musica, così familiare ma allo stesso tempo piacevole.
Ascoltare “Annals Of My Glass House” è come entrare in un vecchio negozio di antiquariato ricco di piccoli frammenti e libri polverosi, un luogo dove il trascorrere del tempo è lento e dal quale te ne vai portando con te, non un oggetto ma il suo vissuto.

Dei quattro capitoli “Vigil” è il più intenso: una serie di malinconiche e struggenti canzoni, che oltre a pregevoli ballate romantiche (“Numbered Days”) e raffinati bozzetti folk (“Softly, Like An Amen”), offre anche una preziosa cover di “Matte Kudasal” dei King Crimson, un brano che Alan, Darleen e Greg rileggono in chiave acustica con toni chamber-pop.
Tracce di Nick Drake nella delicata “The Heart That Failed” e sfumature orchestrali che sfiorano la poetica di David Sylvian nella intensa “So Near” conducono verso la lunga elegia finale di “Au Revoir”, che chiude il set più ambizioso e riuscito del gruppo americano.
Nelle due ore di musica del box non cambia di molto il registro sonoro della band, più ingenuo e leggero il primo capitolo “Bound”, che pur definendo lo stile del gruppo non sembra trovare sempre la giusta chiave di volta per combinare folk e pop orchestrale, mentra anche la cover version di “Dreaming” dei Blondie è la rilettura più debole del lotto.
Più ispirato e ricco di belle canzoni “Heavens”, che si apre con la magica “Astronomy”, che incrocia la filosofia twee per poi abbracciare flessuosi ritmi nella grintosa “Clean” e la magia crepuscolare e sinfonica di “Adrift”, uno dei vertici dell’intero progetto.
Strana la rilettura di “Moonlight Mile” dei Rolling Stones, trasformata in un ibrido acustico-orchestrale dai toni spettrali.
Spetta ai Fleetwood Mac e alla loro “Never Make Me Cry” essere oggetto di rilettura da parte dei Birdsong At Morning nel quarto capitolo “Lumens”, e ancora una volta i confini armonici del brano restano definiti e privi di orpelli, tanto che la canzone, minimale e piena di luce, non è mai sembrata così bella.

L’uptempo di “Velvet Indigo” e il tocco indie-rock di “Can’t Help Myself” evidenziano una maggiore attenzione ai ritmi; la stessa vivacità anima anche l’etno-rock orchestrale e tribale di “Light”, che omaggia volutamente “Kashmir” dei Led Zeppelin.
L’estrema linearità armonica del gruppo può forse suscitare alcuni dubbi, ma “Annals Of My Glass House” è privo dei trucchi e dei fronzoli tipici del pop radiofonico, poiché la musica del trio americano vive sulla naturale timbrica e grazia degli strumenti, elevando canzoni apparentemente usuali come “Morning Glory” ad autonomi canoni pop-rock; e se avete ancora dubbi, incrociate la splendida armonia di “Heartland”, uno dei momenti di sublimazione acustica più intensi di questo 2011.
La musica dei Birdsong At Morning è uno di quei luoghi inconfessabili nei quali rifugiarsi per gustare il piacere sublime di sentirsi coccolati, un album da conservare per i giorni che precedono la consapevolezza di essere cresciuti.

28/07/2011

Tracklist

  1. Those Beautiful Words
  2. Prodigal Soul
  3. Wishful Thinking
  4. Roses
  5. Broken Silences
  6. Dreaming
  7. Astronomy
  8. Light In The Window
  9. Clean
  10. Adrift
  11. Mystery
  12. Moonlight Mile
  13. Numbered Days
  14. Softly, Like an Amen
  15. Matte Kudasai
  16. The Heart that Failed
  17. So Near
  18. Au Revoir
  19. Velvet Indigo
  20. Can't Help Myself
  21. Heartland
  22. Never Make Me Cry
  23. Light
  24. Morning Glory
  25. Catch Me

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