Un momento: ma chi è Brent Cash? Una mente illuminata che si espone nel campo della musica popular. O forse sarebbe più consono definirlo il creatore di un progetto senza volto che si diletta con i temi della quotidianità, che maschera sotto una patina di leggerezza i rancori mai sopiti di amori estivi finiti in malo modo: "It's Easier Without Her", con inaspettata partenza sprint a cavallo di una simpatica chitarra elettrica, un rincorrersi irresistibile di armonizzazioni vocali, sax e corni, un tocco di spinetta, il rotolio degli archi che avvolgono come cavalloni schiumanti; "I Can't Love You Anymore Than I Do", piatti spazzolati che sembrano presagire una partenza in stile disco prima era (1974-75 circa), o forse r'n'b, ottoni a mille, qualche vocalizzo che parola non proferisce, basta una sei corde jazzosa che si tuffa persino in un inatteso fraseggio fusion, non prima di essersi fatta aprire la porta da un basso funky; un bel minestrone a leggerla così, invece non sentiva una leggerezza così sofisticata e concreta dai tempi del debutto dei Working Week.
Musica ritmata e sognante, evocativa e saltellante. Suona strano? "How Strange It Seems" e spunta tra le righe lo spirito di Peter Cetera, i Chicago, quelli derisi e ballati alle feste delle medie, spartiti facili quando non fasulli, come si accusava all'epoca, gestiti da strumentisti dotati di sapienza infinita, ma vendutisi al miglior offerente. Quanta miopia nei giudizi affrettati e poi sedimentati, quanti ricordi. Si perché per domare simile materia bisogna essere bravi, occorre avere un controllo che non è di molti, un'attitudine fusionista, una conoscenza dell'enciclopedia della vita, l'unica che poi ti permette di non far pesare la tua superiorità intellettuale sull'ascoltatore inerme, ma di far suonare e apparire come se tutto fosse naturale, gioioso e malinconico. Come accade in "The Heart Will Always Work Alone", con botta e risposta vocali che neanche i Manhattan Transfer in gita premio a bordo della Love Boat, l'organo che spunta tra i violini, percussioni latine, sixties lounge memories, o anche nell'esortazione sdolcinata di "I Must Tell You Now", sorta di brano smarrito dagli archivi di "Pet Sounds" e se non lo capisce neanche così, allora non c'è niente da fare.
E poi quei tasti d'avorio scuri e la voce che si inerpica come avrebbe dovuto fare quella di Elliott Smith (modello "Figure 8", stagione 1999-2000) se non avesse perso fiducia; "I Just Can't Look Away" suona proprio come una dedica al compianto cantastorie di Omaha.
Caro Brent, che ritorni a carezzarci dopo lo struggente debutto di tre anni orsono, la necessaria sveglia di "How Will I Know If I'm Awake", che dirti? Un grazie e un abbraccio. Perché "How Strange It Seems" è lavoro di portata epocale, bellissimo e necessario.
(27/07/2011)