City And Colour

L'emo applicato al folk-rock. È una regola elementare quella che vuole, in una ricetta, che un singolo passaggio eseguito male, un solo ingrediente presente in maniera preponderante, possano rovinare la riuscita dell'insieme. Purtroppo il caso si ritrova con estrema precisione nel terzo disco dei City And Colour, il progetto folk-rock di Dallas Green, già frontman degli Alexisonfire.
Impostosi sulla scena cantautorale indipendente nel 2006, con l'uscita di "Sometimes", che gli era valso il Juno Award come cantautore dell'anno, il canadese arricchisce le sue serenate acustiche di una band al completo.

Il problema che affligge "Little Hell" è il tentativo di acciuffare la chimera di una sensibilità cantautorale coi mezzi di qualche slogan da tatuaggio (l'iniziale "We Found Each Other In The Dark" è già una promessa funesta). Il romanticismo maldestro del disco si esprime non solo nei testi, ma anche e soprattutto nello stile di canto di Green, traboccante di un imbarazzante ardore, che appesantisce un lavoro a tratti anche gradevole e ispirato, perlomeno dal punto di vista della scrittura e degli arrangiamenti.
Green dimostra una certa dimestichezza con gli accordi, riservando alla sua acustica uno strumming nitido ("The Grand Optimist"), con un accompagnamento elettrico estremamente "classico", che si sovrappone però a mareggiate a una sontuosa ritmica di emozioni strabordanti ("Sorrowing Man", "Hope For Now").

Per quanto grezzo (rispetto a certe produzioni più ruffiane sicuramente un plus), "Little Hell" ha una sua vivida potenza, benché perda tropoo spesso il senso della misura, risultando perfetto come prodotto radiofonico, nel suo easy listening emozionale. Pur azzeccando un brano pop come "Natural Disaster" - in cui il Nostro gioca, finalmente, un po' più di fioretto, così come nel duetto di acustica e viola di "Northern Wind", se si fa finta di non capire l'inglese - a condannare questo disco dei City And Colour è il suo essere leggero senza volerlo.

15/07/2011