Haxan Cloak

Haxan Cloak

2011 (Aurora Borealis)
avantgarde, drone

Il britannico - ma dai chiari lineamenti slavi - Bobby Krlic è un artista "fai da te": di quelli che solitamente sono chiamati one man band. Suona, infatti, il violino, il violoncello, le percussioni e tutta l'elettronica disponibile e necessaria per le sue composizioni musicali, per lo più di matrice noise, ambient e soprattutto drone.

Sono bastati alcuni sporadici mp3 e qualche pubblicazione di Ep, per mostrare a tutti le sue capacità; e tutto nel breve arco di tempo di un anno e mezzo. Bobby Krlic, alias Haxan Cloak, dunque si toglie definitivamente di dosso il pesante mantello dell'anonimato, giocandosi bene le sue carte con il suo album di debutto. È l'etichetta britannica Aurora Borealis a scovare per prima l'artista pubblicando il full lenght "The Haxan Cloak" attraverso un doppio formato: digipack e vinile.

 

A un primo ascolto, giusto per prendere contatto con il disco, viene subito l'accostamento a "Factory Rituals" degli Autopsia, però con l'aggiunta dei violini. Altri probabili riferimenti giungono subito dopo: Hermann Kopp per le oscure e avanguardistiche note di violino, Gultskra Artikler per gli impercettibili classicismi di violoncello, gli Zoviet France per una sorta di atmosfera eterea e infine gli Autopsia e i Cranioclast per le forti influenze post-industrial. Da un buon uso dell'ampia strumentazione a disposizione e di solide basi droniche, risulta un album alienante e oscuro, che lascia molto spazio all'immaginazione.
Proveremo, infatti, ad analizzare le singole tracce, dopo di che, come in una sorta di riassunto, assoceremo a ciascun brano titoli di un film o di un libro, sperando così in una più facile comprensione.

 

Il disco si apre con "Raven's Lament": un corteo funebre scandito da dannati rintocchi marziali e drammatiche corde di violino, infarcito qua e là da rumori metallici di triangoli, che conferiscono alla composizione quel tocco di macabro; uno scenario di questo tipo non può che essere associato a "Il Silenzio Degli Innocenti".

Segue "An Archaic Device": qui i suoni di violino si fanno prolungati e tetri, mentre una corposa base di droni trasmette inquietudine e ansia come se si percepisse l'approssimarsi di un tragico evento: "Il Terrore Viene Dall'Oltretomba".

Fluttuanti barriere droniche, graffianti e lignei noise che si alternano a rumori metallici di chiodi e martelli sono le fondamenta di "Burning Torches Of Despair". Il senso che trasmette questo brano è di come trovarsi all'interno di un galeone settecentesco in un mare in burrasca: vale a dire "Le Avventure Di Gordon Pym".

Discordanti e glaciali violini, vaste praterie di droni a bassa frequenza - la copertina lo testimonia - sono il sostegno per "Disorder": un viaggio verso l'ignoto all'interno del più lontano black hole dell'universo conosciuto; ovvero il "Punto Di Non Ritorno".

"Fuga Dall'Inferno" è l'ideale riassunto per "The Fall". In questo brano si percepisce un'atmosfera ovattata che, circondata da echi e voci celestiali miste a infernali droni, apre l'ingresso per una totale trance ipnotica.

Ciclici e stratificati noise di macchinari, flebili note di violoncello, rullate tribali intrise di sonorità post-rock conferiscono invece a "The Growing" sensazioni da imminente catastrofe atomica mondiale: quel che si direbbe "The Day After" o "L'Alba Del Giorno Dopo".

I film "Lost Souls" e "L'esorcista" sono gli accostamenti per le due tracce finali: "In Memoriam" e "Parting Chant". In entrambe sono forti le presenze di sonorità post-industriali: in altre parole meccaniche note - droni - di chiaro taglio esoterico, che assieme ad armonie profonde e dannate derivate dal solito disturbante violino, suscitano sensazioni diaboliche e spettrali.

 

Quest'album potrà essere definito dannato, demoniaco e lugubre. Riferimenti quali Autopsia, Hermann Kopp, Zoviet France, Cranioclast e Gultskra Artikler sono sicuramente importanti; e perciò "The Haxan Cloak" si merita di diritto quantomeno un ascolto integrale. E se dopo si è colti da panico e terrore significa che è piaciuto; quindi, se nei successivi ascolti si vogliono evitare ulteriori traumi celebrali, sono consigliate divagazioni quali la lettura del Malleus Maleficarum o la compagnia di un gatto nero di nome Plutone.

 

Raven's Lament

01/10/2011

Tracklist

  1. Raven's Lament
  2. An Archaic Device
  3. Burning Torches Of Despair
  4. Disorder
  5. The Fall
  6. The Growing
  7. In Memoriam
  8. Parting Chant

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