Senz'altro la notizia più eclatante che ruota intorno a questo album è la produzione, curata personalmente da Giulio "Ragno" Favero (che ha eseguito anche il mixaggio), uno di quei personaggi che difficilmente sbaglia un colpo, che difficilmente prende una svista.
E infatti "Gravità inverse", l'esordio su lunga distanza dei pisani Nut, a un anno di distanza dall'Ep "Hapax", è un gran bel disco, in grado di esprimere le notevoli qualità tecniche della band, formata da tre Matteo: Sciocchetto canta e suona la chitarra, Puoti si occupa di basso ed effetti, D'Ignazi è il responsabile di batteria, percussioni e inserti elettronici.
"Gravità inverse" contiene sette nuove tracce che si sviluppano in maniera poco canonica: immaginate dell'alt-rock espanso in forme che rasentano certe dilatazioni post, con dentro tanti di quegli spunti, che sarebbero stati sufficienti perché il trio confezionasse almeno il doppio dei brani.
In tempi così frenetici, in un'epoca iper-veloce, ci troviamo al cospetto di una bella scommessa: composizioni non immediate che richiedono il giusto livello di attenzione, il necessario approfondimento, l'attitudine all'ascolto.
L'impressione generale è che quando i Nut riescono a condensare le idee, come avviene ad esempio in "Inchiostro sprecato" (un convincente mix fra Verdena e Marlene Kuntz), i risultati siano nettamente più efficaci: una maggiore capacità di sintesi non potrà che portare in futuro ulteriori benefici al trio.
Sanno graffiare i Nut, ma anche essere atmosferici, come nella lenta progressione della conclusiva "Orme sovrapposte", e con un po' di ascolti si possono scorgere i tanti riferimenti che caratterizzano il loro sound, ci si possono trovare agilmente sottotraccia frammenti di Deftones o di Motorpsycho, nelle rispettive derivazioni più tenui.
Da segnalare le presenze di Nicola Manzan (Bologna Violenta) e Marina Mulopulos, già con Almamegretta e Malfunk, che forniscono ulteriori punti al disco.
"Gravità inverse" esce per Sinusite Records, giovanissima e proattiva label egregiamente gestita da Marco Gargiulo e Duilio Scalici, quarant'anni in due, o poco più. Due ragazzi dal sicuro avvenire.
19/09/2011