Nelle rincorse a perdifiato di spleen giovanilistico, tra rivoli di chitarre, stasi interrogative, fulminee esplosioni e scomposizioni in corsa (“Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta”, “Trasparenti oscure virtù”, “Costellazioni secondo le leggi del caso”); nelle tracce di lirismo disperato che, nel caso di “Nirvana”, ricorda esplicitamente i Massimo Volume epoca “Lungo I Bordi” e che, nella prima parte di “Raein: rumore. Tre.”, sembra addirittura spingersi in territorio Amesoeurs, la band urla tutto il suo mondo, soprattutto grazie alla voce di Andrea Console, invero non sempre all’altezza della situazione e spesso incomprensibile – e su questo, pesa, evidentemente, la mancanza di una vera e propria produzione. Le chitarre di Alessio Valmori e Giuseppe Coluccelli sono sempre affilatissime e squillanti e, in ultima istanza, rappresentano il vero baricentro del loro sound, sorretto senza molti problemi da una solida sezione ritmica (Nicola Amadori al basso e Michele Camorani alla batteria).
C’è una grande passione in questi brani. Anche tratti di perfida spensieratezza che sfociano in drammatici tour de force (“Oggi ho deciso di diventare oro”, “Dopo di noi la libertà”). Per quanto le soluzioni tendano un po’ troppo a ripetersi, è impossibile non lasciarsi travolgere dalla voglia di libertà di questi ragazzi. Libertà che è "Come materia infinita".
(01/09/2011)